Gli investimenti degli Emirati Arabi nei Balcani

DA SPALATO. Il ridimensionamento del progetto di rinnovamento della Velika Plaža di Ulcinj, in Montenegro, dà l’occasione per fare il punto sugli investimenti emiratini nei Balcani occidentali

Vamos a la (Velika) Plaža?

Da mesi in Montenegro si dibatte sulla cessione per 99 anni agli Emirati della Velika Plaža di Ulcinj e di una stazione sciistica nel nord del paese. A maggio il premier montenegrino Milojko Spajić aveva firmato ad Abu Dhabi l’accordo – già approvato dal Parlamento – nonostante clausole opache e la strenua opposizione della società civile. Ora il progetto pare ridimensionato.

Le premesse erano grandiose, futuristiche e iper-moderne, forse troppo per il borgo di Ulcinj (Dulcigno), storico porto al confine con l’Albania. Aveva destato clamore l’arrivo dell’imprenditore emiratino Mohamed Alabbar, fondatore della Emaar Properties (una società di sviluppo immobiliare coinvolta in progetti come il Burj Khalifa e il Dubai Mall) e fondatore e presidente della società Eagle Hills, già coinvolto nel progetto Belgrade Waterfront in Serbia e in quello del porto turistico di Durazzo in Albania. Un clamore comprensibile visto che il pacchetto di investimenti immobiliari previsti dal progetto sulla Velika plaža ammonta a 35 miliardi di euro.

Il piano prevedeva che su un’area di 11 milioni di metri quadrati venissero costruiti dieci hotel a sette stelle, grandi porti turistici, un parco acquatico e centri commerciali. La maggior parte dell’area è stata però destinata alla costruzione di tre grandi complessi residenziali con migliaia di ville, appartamenti di lusso e residenze in vendita. Il progetto sembra quindi ridimensionato: l’investitore pare per ora voler utilizzare solo una piccola parte della Spiaggia grande, l’altresì famosa “Tropikana”.

Cittadini, partiti di opposizione e ambientalisti continuano a manifestare il proprio disappunto per il progetto. Le organizzazioni della società civile, riunite nella coalizione Velika plaža ili Velika laža (la Spiaggia grande o la grande bugia) hanno organizzato proteste quasi ogni giorno, accampandosi in un presidio trincerati dietro lo slogan “Spiaggia libera!”. Non è ancora chiaro se la strenua opposizione sia stata efficace o se questo ridimensionamento sia solo una mossa degli investitori per prendere tempo. 

La disneyficazione di Belgrado

Il progetto montenegrino non è l’unica operazione emiratina nei Balcani occidentali. L’altro maxi-investimento, di cui East Journal si è occupato a più riprese, è il controverso Beograd na vodi / Belgrade Waterfront, intervento di qualificazione urbana lungo il fiume Sava a Belgrado che sta plasmando lo skyline della capitale serba. In tal senso, sono due le demolizioni recenti che tormentano i belgradesi: quella del leggendario Hotel Yugoslavija, e quella non meno sentita del Vecchio Ponte Sava, ultimi tasselli di questa disneyficazione selvaggia della città, per il gaudio magnum del suo sostenitore più convinto, il presidente Aleskandar Vučić. In collaborazione con il governo serbo, Eagle Hills ha realizzato un complesso di edifici residenziali, alberghi e centri commerciali per un valore complessivo di decine di miliardi di euro.

Gli investimenti emiratini in Serbia affondano le proprie radici nel 2013, all’inizio del governo SNS, quando i due stati siglarono un accordo-quadro interstatale. Con questo tipo di accordo, diventato strumento attraverso cui avviare importanti relazioni bilaterali in campo economico, si evitarono le gare d’appalto per la privatizzazione delle compagnie e l’acquisto dei terreni agricoli che invece sarebbero state obbligatorie secondo le leggi serbe. L’accumularsi di irregolarità come queste ha avallato la dilagante e omicida corruzione della politica e delle istituzioni serbe, denunciate dal novembre scorso dalle gigantesche proteste ancora in corso.

Come per la capitale serba, nei piani della società di Mohamed Alabbar compariva un piano per la costruzione di una “città nella città” anche a Zagabria – chiamato appunto Zagreb Manhattan – ma il progetto del defunto sindaco Milan Bandić si è arenato, con grande gioia dei gruppi di protesta cittadini e delle associazioni di architetti. 

Dalmazia e Albania, resort per ultra ricchi

Grazie all’acquisto della società alberghiera Sunčani Hvar e del gruppo alberghiero Bluesun (Sunce Hoteli), che gestisce i resort di Brela, Tučepi e Bol sull’isola di Brač, la Eagle Hills è diventata proprietaria di buona parte delle strutture alberghiere in Dalmazia.

Anche sulla costa albanese la Eagle Hills sta progettando scintillanti resort per ultra-ricchi. In Albania infatti, ultimo appetitoso boccone dell’overtourism (già in crisi nel 2024?) e della speculazione edilizia, il progetto Durres Yachts & Marina da oltre due miliardi di euro mira a trasformare Durazzo nella “Monaco dell’Adriatico”, nuova destinazione di lusso per tycoon di tutto il mondo. I media arabi parlavano di 12mila appartamenti super-lusso con vista mare e di una marina in grado di accogliere i più grandi yacht del mondo. Anche in questo caso ristagnava nell’aria un forte odore di corruzione, e a suo tempo l’opposizione a Tirana ha tentato di ostacolarne la realizzazione.

Nel paese delle aquile sta intanto per diventare operativo anche il progetto “Smart City”, sostenuto da un prestito del Abu Dhabi Fund for Development e finanziato con 118,5 milioni di dollari, che metterà venti città albanesi sotto videosorveglianza. L’iniziativa fa parte della strategia nazionale di sviluppo 2022-2030 dell’Albania e apre la strada alle soluzioni smart nel paese – ma restano aperte le questioni di privacy e controllo dei dati personali.

Foto: Paolo Garatti

Chi è Paolo Garatti

Appassionato di Storia balcanica contemporanea, ha vissuto a Sarajevo e Belgrado per qualche tempo. Laureato in Filologia moderna presso l'Università degli studi di Verona, viaggia da solo ed esplora l'Est principalmente in treno

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