ALBANIA. Al via il progetto “Smart City” per una videosorveglianza con molte zone d’ombra

Il progetto “Smart City” metterà venti città albanesi sotto videosorveglianza, con forti preoccupazioni da parte della società civile.

Il progetto SmartCity

Era il 13 marzo 2024 quando il parlamento albanese ha approvato il progetto di modernizzazione della videosorveglianza stradale e sicurezza pubblica “Smart City Albania“, sostenuto da un prestito del Abu Dhabi Fund for Development e finanziato con 118,5 milioni di dollari. L’iniziativa fa parte della “Strategia nazionale di sviluppo 2022-2030” dell’Albania e apre la strada alle soluzioni smart nel paese.

Soluzioni che non si sarebbero rese possibili senza ingenti capitali esteri, nella fattispecie emiratini. La lettera di impegno è stata infatti firmata il 21 febbraio scorso a Tirana in presenza dello Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, e di Edi Rama, attuale premier dell’Albania. È stato anche sottoscritto un memorandum tra l’Albania e Presight AI (filiale del Gruppo G42 con sede ad Abu Dhabi) che prevede appunto una rete di telecamere e radar per il monitoraggio del traffico stradale e della sicurezza pubblica. Alimentato a livello nazionale dall’Intelligenza Artificiale (AI) e destinato a digitalizzare le infrastrutture urbane, il progetto mira a migliorare la gestione del traffico e a modernizzare i servizi pubblici, rendendo l’Albania uno dei principali fruitori europei di AI e di infrastrutture “intelligenti”.

Le istituzioni si dicono fiduciose: il Ministro degli Interni Ervin Hoxha ha riferito in parlamento che il progetto prevede l’utilizzo di droni, telecamere ad alta risoluzione e sensori acustici per monitorare aree sensibili come scuole e incroci. Secondo il Vice Ministro dell’Interno Besfort Lamallari, Smart City incrementerà la sicurezza stradale e pubblica per un benessere urbano immediato e tangibile.

Un progetto analogo è stato lanciato anche in Serbia, dove negli ultimi anni la presenza di videocamere nei luoghi pubblici è aumentata esponenzialmente. La questione si è poi impantanata una volta giunta a Bruxelles, che ha posto veti e regolamenti severi in tema di privacy e trattamento dei dati sensibili.

Sospetti e zone oscure

Se il governo giustifica l’iniziativa in nome della sicurezza, la mancanza di trasparenza che aleggia sul finanziamento e sull’assegnazione del contratto ha sollevato dubbi sulla legalità delle procedure. Sebbene il progetto venga presentato come una svolta tecnologica fondamentale, sono molte le preoccupazioni che animano i cittadini albanesi, specialmente per ciò che riguarda la correttezza del finanziamento e l’assenza di una procedura di selezione pubblica per l’assegnazione del contratto a Presight AI, come sottolineato dal sito di informazione Shiptarja.com.

Il costo iniziale del progetto, stimato in 60 milioni di dollari, è già raddoppiato raggiungendo quota 118,5 milioni. Il fatto che nessuna istituzione abbia giustificato pubblicamente questo aumento ha contribuito a sollevare polemiche e timori sulla gestione dei fondi pubblici. Non solo: gli standard di trasparenza dell’Unione Europea sono stati violati anche a causa della mancata gara d’appalto per l’assegnazione del progetto a Presight AI.

Gli stessi sospetti da parte dei cittadini e la stessa opacità delle procedure sono alla base di un altro progetto controverso che vede coinvolti investimenti emiratini: la recente cessione della Spiaggia Grande di Ulcinj (cittadina a maggioranza albanese nel Montenegro meridionale) a investitori degli Emirati Arabi Uniti.

Ombre cinesi

Il progetto Smart City è stato aspramente criticato dalla deputata del Partito democratico (opposizione di centrodestra) Jorida Tabaku, che ha espresso preoccupazioni per le conseguenze che esso potrebbe comportare sulle relazioni tra Albania e Unione Europea, specialmente in materia di trasparenza e concorrenza. Tabaku si è inoltre dichiarata perplessa in merito all’uso politico cui si presterebbe la videosorveglianza, rendendo la polizia potenzialmente manipolabile per promuovere gli interessi dell’attuale governo.

Come già accaduto in Serbia, il progetto solleva importanti questioni etiche legate alla privacy e alla videosorveglianza di massa. Attivisti per i diritti umani ed esperti di privacy hanno storto il naso per la totale mancanza di controllo sull’utilizzo dei dati personali raccolti dal progetto. C’è dell’altro: l’accordo tra Albania e Presight AI desta non pochi timori anche a causa dei legami dell’azienda con la Cina e delle accuse di violazioni dei diritti umani. Presight AI, parte del gruppo G42 guidato da Peng Xiao, ex capo di Pegasus LLC, una sussidiaria di DarkMatter, è infatti accusata di aver sviluppato tecnologie di sorveglianza utilizzate per monitorare dissidenti e giornalisti.

La partnership tra il governo albanese e Presight AI è stata firmata in assoluta segretezza, alimentando sospetti di interferenze politiche. In assenza di un processo di selezione pubblico e di garanzie in materia di sicurezza dei dati, in molti stanno chiedendo regole più chiare per evitare che progetti simili possano essere contaminati da interessi privati o politici, oltre che per scongiurare un eventuale abuso delle tecnologie di sorveglianza.

Il Grande Fratello vi osserva, scriveva Orwell in 1984. A pensarci bene, nelle stanze del potere di parecchi leader balcanici non guasterebbe un grande occhio elettronico che vigili e controlli l’operato delle istituzioni e della politica, percorse da fiumi di corruzione, amichettismo e favoreggiamenti. Nell’era di internet e della rivoluzione digitale il controllo passa anche per la videosorveglianza di massa. Come recitava il motto del “Partito” di orwelliana memoria, “chi controlla il presente controlla il passato”, e alcuni leader dei Balcani occidentali sanno perfettamente che controllare (e manipolare) il passato è uno strumento politico potentissimo.

Foto: Paolo Garatti

Chi è Paolo Garatti

Appassionato di Storia balcanica contemporanea, ha vissuto a Sarajevo e Belgrado per qualche tempo. Laureato in Filologia moderna presso l'Università degli studi di Verona, viaggia da solo ed esplora l'Est principalmente in treno

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