MONTENEGRO: Venduta agli Emirati la spiaggia grande di Ulcinj

Il Montenegro si prepara a cedere agli Emirati Arabi Uniti la Velika Plaža di Ulcinj – e una stazione sciistica nel nord del paese – per i prossimi 99 anni. Il premier Milojko Spajić ha firmato ad Abu Dhabi l’accordo che è già stato approvato dal Parlamento, nonostante il mistero che ancora avvolge le sue clausole.

L’accordo Podgorica – Abu Dhabi

Con una procedura d’urgenza voluta dal premier montenegrino Milojko Spajić, nella notte del 22 aprile il parlamento di Podgorica ha convalidato l’accordo stipulato con gli Emirati Arabi Uniti per la cessione a imprenditori emiratini della famosa Velika Plaža (Spiaggia grande) di Ulcinj, lunga 12 chilometri e definita dagli abitanti e dalle ONG una “perla naturale” del litorale adriatico orientale. La sessione, durata oltre dodici ore, ha visto il voto favorevole di 50 deputati su 81, mentre sono stati 46 i deputati che hanno detto sì alla risoluzione sul turismo e a quella sugli immobili. 

Il premier Spajić, in visita negli Emirati dal 27 marzo al 2 aprile, durante una cerimonia presso il Palazzo presidenziale di Abu Dhabi, aveva firmato due accordi, uno di cooperazione economica, e uno di cooperazione per il turismo e lo sviluppo immobiliare con lo sceicco Abdullah bin Zayed Al Nahyan, vice primo ministro e ministro degli affari esteri, alla presenza del presidente sceicco Muhammad bin Zayed Al Nahyan. Questa cooperazione verterà su “progetti strategici e di interesse pubblico“, tra cui lo sviluppo di un progetto immobiliare e turistico a uso misto sulla costa montenegrina e la costruzione di una stazione sciistica nel Montenegro settentrionale.

Secondo il premier Spajić, l’accordo di cooperazione turistica fornirà la base per progetti “che accelereranno la crescita economica, creeranno nuovi posti di lavoro e miglioreranno il tenore e la qualità della vita”, con un piano per lo sviluppo equo dell’intero paese “per la prima volta nella storia”. Gli accordi sono parte integrante di una campagna più ampia, condotta dalla leadership montenegrina per attrarre investimenti esteri e sviluppare il turismo, soprattutto nelle aree meno sviluppate nel sud del paese. Lo sceicco Muhamed bin Zayed Al Nahyan, a sua volta, ha assicurato al premier montenegrino il proprio appoggio per lo sviluppo del paese balcanico

Le reazioni in Montenegro

In Montenegro però sono molti a storcere il naso evidenziando perplessità legate al sistema della gestione degli appalti pubblici. In primis restano opache le modalità con cui gli investimenti previsti sarebbero stati effettuati. Non sono poi chiari né il criterio di selezione delle potenziali località da affidare alla gestione estera, né i termini di locazione dei terreni. L’impressione generale è che la questione manchi totalmente dell’adeguata trasparenza. Tutto ha avuto inizio con una gara d’appalto per l’affitto delle spiagge di Ulcinj, vinta, a condizioni già contestate, dal miliardario Mohammed bin Ali Al Abbar, proprietario della società Eagle Hills, uno degli investitori emiratini più potenti – già coinvolto nel progetto Belgrade Waterfront in Serbia e in quello del porto turistico di Durazzo in Albania. Dopo un acceso dibattito in parlamento, alcuni ministri hanno espresso riserve sugli investimenti previsti dal momento che non è stato possibile visionare l’accordo prima di votarne l’adozione, tenutasi tra l’altro durante una riunione di governo in videoconferenza.

Alla luce di queste preoccupazioni, il presidente della repubblica Jakov Milatović (dello stesso partito del premier) ha rinviato al parlamento la legge, considerata lesiva degli interessi del paese. Le principali preoccupazioni di Milatović includono possibili deviazioni dalle disposizioni costituzionali relative alla libera concorrenza e alla parità di trattamento sul mercato, e la sospensione dell’applicazione della legislazione montenegrina in materia di appalti pubblici, gare d’appalto e proprietà statale. A causa della decisione del presidente, il parlamento è ora chiamato a votare nuovamente, a fine maggio, per poter approvare la legge in modo definitivo. 

Anche la Commissaria europea per l’allargamento Marta Kos ha espresso non poche riserve in merito all’accordo: un’interpretazione o un’attuazione impropria di alcune disposizioni potrebbe infatti comportare violazioni nel settore degli appalti pubblici e potenziale discriminazione nei confronti delle aziende europee e montenegrine. Kos individua come particolarmente problematica la disposizione dell’accordo che esclude procedure di gare d’appalto.

La popolazione di Ulcinj è sgomenta. Sabato 22 marzo, diverse centinaia di persone – tra cui l’ex primo ministro Dritan Abazović – hanno manifestato contro questa concessione con lo slogan “Ulcinj non è in vendita“. Le manifestazioni di dissenso si sono poi susseguite nelle settimane successive. Per l’attivista Vanja Ćalović, da anni impegnata nella lotta alla corruzione, la popolazione è unita contro questo progetto. Secondo quanto riportato dai media locali le ONG di Ulcinj ritengono che persino il potenziale investitore sia consapevole che senza il sostegno della comunità locale un progetto così ambizioso non potrà avere successo. Solo il governo non riesce a comprenderlo, così come sembra non comprendere la questione centrale: il fatto che Ulcinj sia la città più antica della costa orientale dell’Adriatico, con tradizioni, costumi e uno stile di vita tramandati nei secoli e che come tali vanno preservati. Inoltre, Ulcinj è l’unica città della costa montenegrina a forte maggioranza albanese (il 75% della popolazione), non stupisce dunque che i partiti etnici degli albanesi del Montenegro si oppongano fermamente all’accordo, per difendere quello che viene affettuosamente definito il “gioiello” dell’area costiera, che “non è in vendita”, come ribadito dal sindaco della città in una lettera inviata agli investitori. 

Il caos delle gare d’appalto 

Nell’accordo si legge che il governo montenegrino si è impegnato a fornire il terreno senza ricorrere a bandi pubblici o ad altre procedure previste dalla legislazione nazionale che regola il settore della proprietà statale. A tal proposito l’articolo 13 della legge sugli appalti pubblici prevede esenzioni per i contratti basati su accordi interstatali.

Tuttavia, gli investimenti che sfiorano i 30 miliardi di euro circa annunciati dal premier Spajić, su terreni demaniali concessi in locazione a lungo termine, restano soggetti alla legge sulla proprietà statale. E la legge stabilisce chiaramente che solo il parlamento può decidere sulla vendita di beni di valore superiore a 150 milioni di euro, su proposta del governo. Spetterà quindi ai parlamentari montenegrini l’ultima parola quando si tratterà di affittare beni statali per un periodo massimo di 90 anni.

Ad oggi nessuna legge sulla locazione di terreni statali prevede un periodo di 99 anni, come invece previsto in relazione ai possibili investimenti nell’entroterra della Velika Plaža di Ulcinj. La legge stabilisce che la locazione di beni statali avviene esclusivamente tramite asta o pubblico bando. Resta quindi da capire come farà il governo a ignorare la legge sulla proprietà statale in favore di quella sugli appalti pubblici.

Un sistema mafioso?

L’occupazione illegale del suolo pubblico è argomento controverso e poco dibattuto nel paese. Sulle spiagge montenegrine regna il caos e manca qualsiasi tipo di controllo: i bar si trasformano in ristoranti e discoteche, i gestori occupano molto più spazio di quanto previsto dal contratto, invadendo anche la spiaggia libera, che è ridotta praticamente a zero. Le spiagge montenegrine sono state trasformate in una zona commerciale esclusiva dal valore di decine di milioni di euro. I canoni d’affitto dei metri quadrati di sabbia venduti all’asta ne sono la prova più evidente.

Secondo alcuni, l’investimento degli Emirati porrà fine a tale situazione semi-mafiosa, in cui gruppi criminali controllano le gare d’appalto. Le procedure pero’ lasciano molte perplessità, e un investimento di questo tipo non sembra essere la soluzione di cui il Montenegro avrebbe bisogno. Molti pensano che il bel mare montenegrino continuerà ad essere inquinato dalla malagestione degli affari, dal caos degli appalti pubblici e dalla corruzione della classe politica, a danno dell’ambiente e delle comunità locali.  

Foto: Paolo Garatti

Chi è Paolo Garatti

Appassionato di Storia balcanica contemporanea, ha vissuto a Sarajevo e Belgrado per qualche tempo. Laureato in Filologia moderna presso l'Università degli studi di Verona, viaggia da solo ed esplora l'Est principalmente in treno

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