In Estonia il primo ministro Jüri Ratas si è dimesso il 13 gennaio, travolto da uno scandalo di corruzione che ha messo termine alla controversa coalizione tra il suo partito russofono, il Centro, e l’estrema destra di EKRE. Ratas lascerà il timone del governo, che guida dal 2016, a Kaja Kallas del partito della Riforma.
Lo scandalo corruzione al porto franco di Tallinn
L’indagine riguarda il progetto immobiliare Porto Franco a Tallin, che avrebbe ricevuto un prestito statale di 39 milioni di euro destinato alle compagnie colpite dalla pandemia. Il segretario generale del partito del Centro Mihhail Korb, dimissionario, è accusato di aver facilitato il prestito statale in cambio di una donazione di 1 milione di euro al partito da parte dell’imprenditore immobiliare Hillar Teder. Tra gli accusati vi è anche Kersti Kracht, consigliere del ministro delle finanze Helme (EKRE), che ha assicurato “tolleranza zero per la corruzione”. Ratas, pur non direttamente coinvolto nello scandalo, ha affermato che le accuse “gettano una grave ombra su tutte le parti coinvolte” e che le sue dimissioni avrebbero aiutato “a fare chiarezza”.
La presidente estone Kersti Kaljulaid ha quindi invitato l’ex commissaria europea Kaja Kallas, capo del Partito della Riforma (centrodestra) di maggioranza relativa a formare una nuova coalizione di governo. Kaljulaid ha anche fatto appello ad una riforma delle norme sul finanziamento dei partiti politici.
L’ultradestra al governo del paese digitale
Alle elezioni del 2019 il Partito popolare conservatore dell’Estonia (EKRE), di estrema destra, era arrivato a sorpresa al terzo posto, con un manifesto politico di conservatorismo sociale e opposizione all'(inesistente) immigrazione. Ancora più a sorpresa, EKRE è stato invitato ad unirsi in coalizione con il Centro (il partito dei russofoni) e Patria (nazionalisti), lasciando il primo partito, Riforma (liberali) all’opposizione assieme ai socialdemocratici. Il premier uscente Jüri Ratas è rimasto così in sella, mentre il duo di EKRE, padre e figlio Mart e Martin Helme sono diventati rispettivamente ministri degli interni e delle finanze.
I legami tra gli Helme e il mondo dell’ultra-destra globale è ben presto venuto a galla, anche in coincidenza con gli ultimi mesi della presidenza Trump. Se alla cerimonia di giuramento gli Helme sembravano fare un gesto di supremazia bianca, a fine 2019 Mart Helme ha apostrofato la premier socialista della vicina vicina Finlandia, la 35enne Sanna Marin, come “commessa”, e suo figlio Martin ha accusato Joe e Hunter Biden di essere “personaggi corrotti“, attribuendo la sconfitta di Trump allo “stato profondo”.
Una reputazione internazionale a rischio
Negli ultimi vent’anni, il paese baltico si ritagliato una reputazione internazionale come centro di innovazione tecnologica, anche grazie ai successi di compagnie estoni come Skype e TransferWise. Ma gli scandali politici dell’ultimo anno ne hanno scosso l’immagine. “Personalmente, sono incredibilmente preoccupato“, aveva detto Taavet Hinrikus, uno dei fondatori di TransferWise. “Quello che Mart e Martin Helme stanno facendo è danneggiare sistematicamente il paese che abbiamo costruito negli ultimi 30 anni”.
Mart Helme si è dimesso da ministro degli interni già il 9 novembre, ma per i critici la reputazione dell’Estonia potrebbe non riprendersi. “C’era un’ingenua speranza che se EKRE fosse diventato un partito governativo, sarebbe stato in qualche modo addomesticato; in realtà è stato il contrario“, ha sostenuto Taavi Rõivas, ex primo ministro del partito Riforma. “Ora la loro voce viene ascoltata ancora di più perché sono ministri, e la loro posizione è considerata la posizione ufficiale dell’Estonia”.
“L’Estonia non sarà vista come un partner solido e costruttivo in Europa, se è noto che un ministro del governo prenda regolarmente a male parole la leadership di un paese alleato”, ha aggiunto Vello Andres Pettai, politologo all’Università di Tartu.
I problemi profondi del paese digitale
Secondo l’eurodeputata EKRE Jaak Madison, il partito ha iniziato a crescere da quando si è opposto al riconoscimento delle unioni omosessuali da parte del governo Rõivas nel 2015. EKRE sta facendo campagna per un referendum, da tenersi nel 2021, perché venga riconosciuto come matrimonio solo quello tra uomo e donna – come già in altri paesi dell’est Europa. Per Madison, l’immagine proiettata dall’Estonia come di paese occidentalizzato e innovatore era troppo rosea e volta a coprire i problemi economici e sociali del paese e l’eredità del suo passato sovietico.
Il ruolo di governo di EKRE finora non ha portato a grandi modifiche legislative – ma nel settore dell’informatica e delle start-up cresce la preoccupazione che il messaggio populista e anti-immigrazione del partito stia rendendo il paese meno competitivo. L’Estonia aveva lanciato un programma di visti per “nomadi digitali” e semplificato il fisco per attrarre lavoratori internazionali altamente qualificati.
“Fino ad ora, i politici si sono ampiamente tenuti da parte, ma ora stiamo arrivando a un punto in cui i politici stanno iniziando a ostacolare le cose“, ha detto Hinrikus di TransferWise, che impiega a Tallinn quasi 1.000 persone di 70 nazionalità diverse.
Foto: Ivo Panasyuk/AFP