Testimoni di Geova

RUSSIA: Human Rights Watch denuncia la persecuzione dei Testimoni di Geova

L’organizzazione americana Human Rights Watch, che si occupa di difendere i diritti umani, ha denunciato l’aumento delle persecuzioni ai danni dei Testimoni di Geova in Russia. Per la Ong si tratta di “una escalation vertiginosa di una persecuzione condotta su scala nazionale che ha avuto luogo negli ultimi dodici mesi […] portando 313 persone ad affrontare processi con l’accusa di estremismo”.

Infatti, come questo giornale ha più volte denunciato, la legge russa equipara i Testimoni di Geova alle organizzazioni terroristiche di matrice islamica. Trattandoli alla stregua di un movimento eretico, le autorità russe proibiscono loro di radunarsi, di praticare il culto, di stampare testi religiosi. I seguaci del movimento rischiano pene detentive dai sei ai dieci anni unicamente in ragione della loro fede. Mai, infatti, i Testimoni di Geova si sono resi protagonisti di attività terroristiche o cospirative in Russia.

I Testimoni di Geova sono su una lista di “terroristi ed estremisti” curata dall’ente Rosfinmonitoring, che include diverse persone i cui casi sono stati documentati da Human Rights Watch. Il Rosfinmonitoring congela i beni di chi fa parte della lista, permettendo loro di accedere solo a una piccola somma per le spese di sostentamento.

“Per i Testimoni di Geova in Russia professare la loro fede significa mettere a rischio la loro libertà”, ha commentato Rachel Denber, vice direttrice di Human Rights Watch per l’Europa e l’Asia centrale. “Non c’è nulla che possa minimamente giustificare tutto ciò. È arrivato il momento che il presidente Putin si assicuri che le forze dell’ordine fermino questa persecuzione”.

Questioni come la libertà di pensiero, di assemblea e di religione – fondamentali in qualsiasi democrazia liberale – sono in Russia facilmente sacrificate sull’altare del nazionalismo.  La retorica che descrive la Russia come un grande paese multiculturale non regge di fronte all’evidenza dei fatti, dove il multiculturalismo, la diversità etnica o religiosa, sono tollerati solo nella misura in cui si integrano con la visione di una primazia dell’etnia russa e della confessione ortodossa. In base alla Costituzione russa (art. 28) solo le grandi confessioni religiose possono godere della libertà di culto: buddismo, islamismo, ebraismo e cristianesimo non-ortodosso in cui, però, non sono annoverati i Testimoni di Geova.

La denuncia di Human Rights Watch apre una breccia nel muro di indifferenza che ha fin qui distinto l’opinione pubblica occidentale. Un’indifferenze dovuta anche all’ostilità con cui il mondo cattolico e cristiano guardano ai Testimoni di Geova, spesso vittime di pregiudizi e percepiti con insofferenza. Papa Francesco recentemente ha definito “non cristiano” il movimento, contribuendo all’isolamento del gruppo religioso.

La questione dei Testimoni di Geova riguarda anche il modo in cui le autorità russe trattano le minoranze, perseguitandole quando non allineate alle visioni politiche e culturali di Mosca. Si tratta di un vizio antico, che nel secolo scorso portò alla deportazione dei ceceni e, prima, al genocidio dei circassi, e che oggi si manifesta nella repressione dei tatari di Crimea e nella persecuzione dei Testimoni di Geova.

 

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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