Venerdì 7 febbraio 2020, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si è recato in visita a Palazzo Chigi per incontrare il presidente del consiglio Giuseppe Conte. Nell’incontro, sono state discusse varie questioni di cooperazione economica e tecnologica. Tuttavia, perno della visita del presidente ucraino è stata la doppia richiesta di chiusura delle nuove sedi di rappresentanza delle autoproclamate repubbliche del Donbass e di rimpatriare Vitaly Markiv.
Le sedi di rappresentanza della RPD e della RPL
A Torino, il 14 dicembre 2016, un gruppo di filorussi sostenitori dell’indipendenza di Donetsk e di Luhansk da Kiev aprì il primo Centro di rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk (RPD), cronologicamente secondo in Europa solo a quello aperto in Repubblica Ceca nel settembre dello stesso anno. Nel giugno 2018, una sede rappresentativa della Repubblica Popolare di Luhansk (RPL) fu aperta a Messina. Più recentemente, il 9 febbraio 2020, anche Verona ha visto l’inaugurazione di un centro di rappresentanza della RPD.
L’apertura di tali sedi è stata fortemente sostenuta da Sputnik, agenzia di stampa interamente gestita da parte del governo russo. Sputnik, infatti, ha voluto sottolineare come la funzione principale delle sedi di rappresentanza fosse quella di promuovere il riconoscimento delle due repubbliche autoproclamatesi indipendenti nel 2014 e di diffondere notizie “veritiere” sul conflitto in Donbass. Al contrario, il governo ucraino si è opposto a tali istituzioni di rappresentanza, in quanto le due repubbliche non sono riconosciute indipendenti da Kiev. Per tale motivo, Zelensky, in visita a Giuseppe Conte, ha chiesto l’immediata chiusura di tali centri, ritenuti dal presidente ucraino “illegali”.
Caso Markiv-Rocchelli: i fatti
Il secondo punto toccato da Zelensky nell’incontro con il premier riguarda il caso Markiv. Nel luglio 2019, il tribunale di Pavia ha condannato Vitaly Markiv a 24 anni di reclusione per l’omicidio di Andrea Rocchelli e del suo interprete russo, Andrej Mironov. Il fatto accadde nel maggio 2014, quando il giornalista Rocchelli, Mironov, un fotografo francese ed il loro tassista furono assaliti da colpi di arma da fuoco nei pressi di Slovjansk, città a nord di Donetsk occupata dagli indipendentisti filorussi. Il loro obiettivo era quello di documentare la guerra in Donbass. Una delle colline vicino a Slovjansk era sotto il controllo delle truppe ucraine. Dall’attacco, solo il fotoreporter francese e il tassista riuscirono a salvarsi. In data 25 maggio 2014, Ilaria Morani de Il Corriere della Sera pubblicò un articolo in cui sembrava che un capitano ucraino, poi identificato in Vitaly Markiv, ammettesse implicitamente l’omicidio.
Tuttavia, la sentenza del tribunale è stata oggetto di molte critiche. Il 18 dicembre 2019, Il Post ha pubblicato un lungo articolo dove numerose incongruenze sono state rilevate. Secondo la testata giornalistica, non si conosce con precisione il luogo da cui sono stati sparati i colpi fatali. L’accusa ritiene che fosse stata la brigata di Vitaly Markiv, mentre alcune dichiarazioni sosterrebbero che i quattro si trovassero in mezzo al fuoco incrociato. Inoltre, Markiv non presiedeva alcun comando, non essendo lui stesso capitano, bensì soldato semplice. Il caso Markiv ha, pertanto, suscitato numerosi dibattiti, non solo internazionali, ma anche interni alla politica italiana.
Al fine di sensibilizzare la popolazione e far conoscere il caso Rocchelli-Markiv, Cristiano Tinazzi, Olga Tokariuk, Danilo Elia e Ruben Lagattolla stanno ultimando un documentario-inchiesta sulla vicenda (“The wrong place“). Lo stesso Cristiano Tinazzi è stato anche recentemente intervistato nel podcast Kiosk.
L’incontro con il Papa
L’8 febbraio 2020, Zelensky si è, infine, recato in visita da Papa Francesco. Il presidente ucraino ha speso belle parole per il papa, considerato uno tra gli attori principali del dialogo e della diplomazia internazionale. Centro del dibattito è stato, infatti, il conflitto nel Donbass. Come sottolinea il comunicato stampa del Vaticano, Papa Francesco e Zelensky hanno interloquito sulla necessaria ricerca di una soluzione pacifica in Donbass e del contributo che la Chiesa può dare al fine di raggiungere tale obiettivo.
Foto: Formiche.net