Doping WADA Russia Mutko Antidoping McLaren

SPORT 2016: Il doping e la fine dell’innocenza sportiva

SPORT 2016 è la rassegna dei principali temi sportivi del 2016 a cura della redazione sportiva di East Journal. Un anno di grande attenzione per Europei e Olimpiadi, in cui si sono sovrapposti al racconto sportivo tematiche relative a terrorismo, migranti, doping, al riconoscimento internazionale del Kosovo e altro ancora. 

La vicenda comincia a novembre 2015 quando la WADA – l’agenzia internazionale antidoping – pubblica un dossier di 323 pagine in cui si accusa la Russia di aver creato un vero e proprio sistema di doping di Stato. Dietro alla vicenda vi sarebbe in particolare l’allora ministro dello sport Vitalij Mutko, fedelissimo di Vladmir Putin fin dagli esordi.

L’ex-ministro è l’uomo più importante della recente storia sportiva russa: fondatore della Prem’er-Liga (attuale massima serie calcistica russa), ha avuto per anni un ruolo di spicco all’interno della FIFA ottenendo anche l’assegnazione dei Mondiali 2018 e ha in generale gestito ogni cosa che avesse una parvenza di sport in Russia. Se Mutko è nell’occhio del ciclone, in patria ha ottenuto la promozione a vicepremier nonostante la sua posizione a livello internazionale sia più che mai in bilico.

Le indagini portate avanti da Dick Pound della WADA e dall’incaricato indipendente Richard McLaren – che ha consegnato il suo dossier definitivo l’otto dicembre – hanno portato alla luce un elaborato sistema di copertura che ha portato migliaia di atleti a scampare le squalifiche per doping. Il punto di snodo era un laboratorio sito a Mosca, parallelo a quello ufficiale dell’antidoping russa.

Qui svariati campioni venivano sostituiti oppure contaminati (si parla di caffè e sale da cucina). Nei campioni di alcune giocatrici di hockey è stato persino trovato del DNA maschile. Ai campioni scovati si aggiungono tra l’altro varie e-mail in cui si fa riferimento ai campioni o contenenti richieste di un particolare cocktail dopante. Si tratta a tutti gli effetti di uno dei più grandi sistemi di doping della storia dello sport.

La stangata da parte del CIO era comunque arrivata ben prima del rapporto definitivo delle indagini. L’intera squadra di atletica della Russia non ha potuto prendere parte ai Giochi Olimpici che si sono svolti a Rio quest’anno e la stessa sorte è toccata alla spedizione paralimpica. Quel che più fa preoccupare in Russia è però il futuro. Il CIO ha consigliato a tutte le federazioni sportive di cancellare qualsiasi evento futuro assegnato alla Russia, sia giovanile che principale. Questo potrebbe colpire anche la Coppa del Mondo 2018 di calcio, la cui immagine è già sporcata da accuse di corruzione durante la costruzione degli stadi. D’altronde nelle famose provette sono presenti anche quelli di calciatori, oltre ai campioni di altre discipline.

Il futuro dello sport sembra nero. Non solo per la Russia, visto che nel famoso laboratorio e in altre succursali sono state trovate provette appartenenti anche a sportivi di altre nazioni. Lo dimostrano le innumerevoli medaglie ritirate a Pechino e Londra, che non furono vinte solo da atleti russi. Qualcosa potrebbe venire fuori anche dagli USA, grazie ad alcuni referti medici resi noti dagli hacker russi Fancy Bears. Le deroghe concesse ad alcuni atleti su farmaci proibiti sono sospette. Che l’indagine si sia per ora rivolta principalmente alla Russia non significa che la cosa sia circoscritta a quella nazione.

Forse questa è l’occasione giusta per far crollare il “mito dello sport pulito”, inteso come una scialba favola in cui pochi sono i cattivi corrotti. Gli atleti stessi hanno già messo di crederci: a detta di molti si gareggia per arrivare il più possibile vicino alla zona medaglie nella speranza che qualcuno venga squalificato. Lo sport ricade come tutto nelle vicende umane, e per questo riportarlo alla realtà è forse il modo migliore per far sì che si inizi sul serio a far pulizia. Altrimenti saremo costretti nuovamente, dopo questa vicenda, a subire delusioni a causa del crollo di una retorica che, in fin dei conti, è il momento di mettere da parte per entrare in una fase più matura.

Foto: Ryangs (Flickr)

Chi è Mattia Moretti

Nato nel 1994 ad Alghero. Studente di Filosofia presso l'Università di Padova. Collabora con la Pagina Sportiva di East Journal e con il sito dedicato alla pallacanestro BasketUniverso.

Leggi anche

sport nomade

TURCHIA: Si sono chiusi i World Nomad Games 2022, i Giochi dei popoli nomadi

La quarta edizione dei giochi olimpici dei popoli nomadi è appena terminata con la Turchia in cima al medagliere.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com