SERBIA: La visita del presidente Vučić a Pechino, tra storia, diplomazia e nuovi equilibri

Il Presidente serbo Aleksandar Vučić è stato a Pechino per partecipare alle celebrazioni storiche per la sconfitta del nazifascismo. Qui ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping e quello russo Vladimir Putin, fautori di un nuovo ordine mondiale cui la Serbia aspira ad appartenere   

Un’occasione simbolica e strategica

Il Presidente della Serbia Aleksandar Vučić è giunto a Pechino all’inizio di settembre per partecipare alle celebrazioni dell’80° anniversario della vittoria della Seconda guerra mondiale e della guerra di resistenza del popolo cinese contro l’aggressione giapponese. Per l’occasione Vučić ha preso parte all’imponente parata militare del 3 settembre insieme ad altri 26 leader internazionali, dando all’evento l’aura di un’incombenza che è già realtà: un nuovo equilibrio sullo scacchiere mondiale.

Durante la visita Vučić ha incontrato formalmente il presidente cinese Xi Jinping nella storica Grande Sala del Popolo a Pechino. Questi ha voluto sottolineare il contributo significativo di Serbia e Cina nella lotta al nazifascismo, invitando entrambi i Paesi a mantenere una “corretta prospettiva storica” sul periodo in questione e a “salvaguardare i frutti conquistati con lotta e sacrificio” in un mondo, quello odierno, sempre più “turbolento”.

Incontri ai più alti livelli

All’incontro erano presenti anche alcuni membri della delegazione serba: la Ministra del Commercio Interno ed Estero, Jagoda Lazarević, il Ministro senza portafoglio per la Cooperazione Economica Internazionale e la Posizione Sociale della Chiesa nel Paese e all’Estero, Nenad Popović, l’assistente del ministro della Difesa per le risorse materiali, Nenad Miloradović e il presidente del Consiglio nazionale per la cooperazione con la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese, Tomislav Nikolić.

Nel corso della giornata, Vučić ha incontrato anche Zhao Leji, membro del Comitato permanente dell’Ufficio politico del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese e presidente del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo, con il quale ha discusso del partenariato strategico tra Serbia e Cina.

Una diplomazia oltre la celebrazione: alleanze solide e sempre più visibili

Alla vigilia della trasferta cinese, Vučić aveva dichiarato che la Cina rappresenta per la Serbia uno dei paesi più importanti al mondo. I media serbi riferiscono che il presidente Vučić alla fine dell’incontro ha affermato di essere stato formalmente invitato a tornare in Cina e che la nuova visita si terrà entro sei mesi. Il leader serbo ha definito l’incontro con Xi “caloroso e amichevole” e ha espresso gratitudine verso i cinesi per la loro “amicizia sincera”, dichiarando che la Cina è sempre stata al fianco della Serbia “soprattutto nei momenti difficili”.

Il viaggio del presidente serbo conferma e approfondisce una partnership strategica tra i due Paesi, già cementata da diversi accordi firmati in precedenza: nell’ottobre 2023 Vučić era già stato a Pechino per partecipare al vertice della Via della Seta, quando fu firmato un accordo di libero scambio, con programmi infrastrutturali, industriali e culturali del valore di miliardi di euro. Nel maggio 2024 il presidente cinese aveva visitato la Serbia, portando alla firma di una Dichiarazione congiunta per elevare la partnership strategica globale, insieme a 28 altri documenti di cooperazione bilaterale. Tali intese hanno portato ad un boom degli investimenti cinesi in Serbia, con progetti emblematici come l’acciaieria di Smederevo, la ferrovia ad alta velocità tra Belgrado e Budapest, e iniziative nel campo dell’energia verde e dell’e-commerce. Senza dimenticare l’adesione della Serbia ai BRICS caldeggiata un paio di anni fa.

Geopolitica Est-Ovest

La Serbia, pur aspirando all’Unione Europea, mantiene una posizione ambigua verso la linea comunitaria, specialmente in relazione a Cina e Russia. East Journal ha già provato a tratteggiare gli scenari possibili scaturiti dopo la visita di Vučić a Mosca dello scorso maggio, quando l’inconsistenza del filo-europeismo del presidente serbo si era resa manifesta.

Nei recenti colloqui con Xi il presidente serbo ha toccato anche il tasto più dolente di tutti, il Kosovo, ribadendo la sua volontà di mantenere su di esso la sovranità serba – e ricevendo in tal senso garanzie di appoggio da parte della Cina: “ci aspettiamo appoggio su varie tematiche politiche, come il Kosovo, la sovranità e l’integrità territoriale”, ha proclamato Vučić con la sua usuale fierezza da dittatore tormentato. Se il martirio auto-proclamato in patria sembra non essere servito a molto – dal momento che le proteste in Serbia vanno avanti imperterrite – a Pechino il leader serbo calca la mano sulla questione Kosovo grazie a una certezza che gli restituisce impeto: Cina e Russia, membri permanenti del consiglio di sicurezza dell’ONU, non riconoscono l’indipendenza di Pristina, e il loro voto in consiglio è determinante.

Il nuovo ordine mondiale

La partecipazione di Vučić e di altri leader mondiali come Putin e Kim Jong-un alla parata di Pechino evidenzia i mutamenti nell’ordine mondiale: primo fra tutti il focus sulla diplomazia russo-cinese in opposizione a quella occidentale. Una diplomazia che la Serbia guarda con crescente bramosia, pur conscia del ruolo secondario che riveste nella geopolitica Est-Ovest. Come a Mosca a suo tempo (e puntualmente a Bruxelles coi leader dell’UE), anche a Pechino Vučić non ha perso l’occasione per ingraziarsi il presidente russo, in un incontro informale dove gli ha rivolto parole calorose e ringraziamenti per l’ospitalità ricevuta in primavera, ma anche per il suo sostegno nel “preservare l’integrità territoriale della Serbia” e per il suo atteggiamento “amichevole” nei confronti del popolo serbo. Vučić confida in una cooperazione sempre più solida tra Serbia e Russia e ribadisce il suo rifiuto di conformarsi alle sanzioni dell’UE contro Mosca per la guerra contro l’Ucraina, nonostante la candidatura del paese all’adesione e il relativo obbligo di allinearsi alla politica estera dell’Unione Europea. Insomma, ovunque siano le stanze del potere, siano esse ad Est o a Ovest, Vučić ci si butta a capofitto e tenta di racimolare tutto quel che può, come una gazza ladra abbagliata dalle pietre preziose. E per Vučić il potere è la gemma più luccicante di tutte.    

Mentre il leader serbo scodinzola strategicamente in Cina, nel suo paese infuria la più grande crisi politica e sociale dalla sua ascesa al potere, con proteste di massa che continuano dal novembre 2024. Questa fragilità interna rende la posizione internazionale della Serbia assai difficile da decifrare e più suscettibile alle pressioni esterne, con Vučić che ha tutto l’interesse nell’instabilità a livello globale, tenendo il piede in Europa e lo sguardo verso Russia e Cina. Secondo Vučić il nuovo ordine mondiale prospettato a Pechino si rifletterà in futuro con cambiamenti anche nei Balcani occidentali: “la Cina progredisce con enorme velocità, e con la sua influenza occupa tutti gli spazi significativi nella politica mondiale. Chi vuole fermare questo colosso non avrà compito facile”. E per una volta siamo d’accordo con lui.

Foto: indeksonline.net

Chi è Paolo Garatti

Appassionato di Storia balcanica contemporanea, ha vissuto a Sarajevo e Belgrado per qualche tempo. Laureato in Filologia moderna presso l'Università degli studi di Verona, viaggia da solo ed esplora l'Est principalmente in treno

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