BOSNIA: Il Museo nazionale e la Haggadah in solidarietà con Gaza

A inizio agosto, il Museo Nazionale della Bosnia Erzegovina ha annunciato di voler devolvere a favore della Palestina il ricavato dei biglietti per la visita della Haggadah e della nuova pubblicazione The Sarajevo Haggadah – History and Art sul capolavoro di arte ebraica medievale custodito a Sarajevo.

La solidarietà culturale di Sarajevo

“In questo modo, il Museo Nazionale sostiene il popolo palestinese che affronta un terrore sistematico, calcolato e spietato, direttamente da parte dello Stato di Israele e indirettamente da parte di tutti coloro che lo sostengono e/o giustificano le sue azioni spudorate“, ha affermato la direzione del museo in un comunicato. “Ogni finta neutralità è espressione di complicità nel genocidio a cui tutti stiamo assistendo in tempo reale”.

“Come istituzione che si occupa della tutela del patrimonio culturale, storico e naturale, dobbiamo denunciare la cancellazione mirata dell’identità culturale e religiosa dei musulmani e dei cristiani della Palestina”, conclude la dichiarazione.

L’annuncio ha suscitato aspre critiche da parte di gruppi ebraici fuori dalla Bosnia, ma anche del leader secessionista serbo-bosniaco Milorad Dodik, che hanno accusato il museo di “sfruttare” e “politicizzare” un testo sacro ebraico. L’eco delle polemiche è arrivata anche sulla stampa italiana – Anna Momigliano ne ha scritto sul Corriere della Sera, senza attendere di sentire il museo sarajevese. Queste polemiche sono legate al tentativo politico di demonizzare la Bosnia Erzegovina tramite accuse di antisemitismo – come nello strano caso della Conferenza dei rabbini europei a giugno.

La posizione del direttore del Museo nazionale

Mirsad Sijarić, direttore del Museo nazionale, ha rivelato a Nidžara Ahmetašević per Middle East Eye che l’istituzione ha persino ricevuto minacce, ma ha affermato di sentire l’obbligo morale di fare qualcosa. “Per noi del museo, il silenzio del mondo è diventato insopportabile. Quindi, abbiamo fatto il possibile: abbiamo alzato la voce”, ha detto a MEE. “Abbiamo già preso iniziative in passato per esprimere solidarietà, ma questa volta, dato il radicale deterioramento della situazione in Palestina – non solo a Gaza – abbiamo ritenuto di dover rispondere pubblicamente. Come museo alle prese con croniche difficoltà finanziarie, avevamo opzioni limitate. Ma alla luce di tutto ciò che stava accadendo, i nostri problemi sembravano molto meno importanti.”

La decisione di porre l’Haggadah di Sarajevo al centro di questa azione è stata deliberata, dato il peso storico e simbolico del manoscritto. “Sapevamo che la scelta dell’Haggadah avrebbe sollevato molti interrogativi”, ha detto Sijarić. “Ma la domanda più importante è come rispondere a eventi che stanno radicalmente rimodellando il mondo e minando il diritto, gli standard e i valori internazionali”.

Le autorità della Bosnia Erzegovina hanno denunciato le azioni dell’esercito israliano a Gaza come genocidio, come lo è stato a Srebrenica“, nelle parole del membro della presidenza tripartita Željko Komšić ad aprile. Il Paese ha anche votato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la fine dell’occupazione illegale dei territori palestinesi da parte di Israele.

Ma secondo Sijarić non basta. La Bosnia non è uno Stato potente, in nessun senso. Ma dobbiamo prendere una posizione chiara e inviare il messaggio che siamo contro il male”, ha affermato.

La Haggadah di Sarajevo, simbolo di resistenza e solidarietà culturale

La Haggadah è un manoscritto miniato che raccoglie precetti religiosi per celebrare la Pasqua ebraica. Realizzato a Barcellona attorno al 1350, è arrivato nella Sarajevo ottomana assieme agli ebrei sefarditi espulsi dalla Spagna. La famiglia Cohen lo vendette al Museo Nazionale, fondato dagli asburgo, nel 1894, ed è oggi il manufatto più importante e prezioso del museo. Per i sarajevesi tutti, questo manoscritto resta il simbolo della resistenza e solidarietà culturale della Bosnia Erzegovina attraverso i secoli.

Durante la seconda guerra mondiale Dervis Korkut, studioso musulmano bosniaco e curatore del Museo nazionale, rischiò la vita per esfiltrare il manoscritto da Sarajevo prima dell’ingresso delle forze naziste. La Haggadah restò in custodia di un imam sul monte Bjelasnica fino alla fine della guerra.

Dal 1992 al 1996, mentre l’esercito serbo assediava Sarajevo, l’Haggadah fu di nuovo in pericolo. Il Museo Nazionale era in prima linea, esposto ai bombardamenti e al fuoco dei cecchini, e gravemente danneggiato. Il manoscritto fu trasferito di nascosto nel caveau della Banca Centrale per essere custodito fino alla fine della guerra.

L’irrisolto status giuridico nel dopoguerra delle istituzioni culturali statali, come il Museo Nazionale, ha per anni messo a rischio anche la preservazione dell’Haggadah. Ma, con il sostegno di tutto il mondo e grazie al lavoro di una nuova generazione di storici e professionisti museali, è stata realizzata una sala apposita per la sua esposizione permanente e, nel 2017, l’Haggadah è stata iscritta nel Registro della Memoria del Mondo dell’UNESCO come “vero tesoro culturale che illustra il patrimonio e l’arte ebraica medievale in Europa“.

Resistenza globale al genocidio

La decisione del museo è stata accolta con ampio favore in un Paese che riscontra dolorosi parallelismi tra l’offensiva israeliana a Gaza e la guerra in Bosnia degli anni ’90 e che ha visto numerose manifestazioni contro la guerra a Gaza.

Amila Buturović, storica sarajevese e professore di religione e cultura alla York University di Toronto, si è detta profondamente toccata e orgogliosa di un gesto che ci ricorda che siamo tutti sulla stessa barca”.

“Tutti noi ci sentiamo impotenti di fronte alla guerra e al genocidio, soprattutto le persone provenienti dalla Bosnia Erzegovina”, ha affermato Buturović per MEE. “Per noi, Gaza è un fattore scatenante per un nuovo trauma, mentre le scene che vediamo ci ricordano come anche noi siamo stati dimenticati, negati, privati dei diritti e umiliati. E per questo, ci sembra così naturale simpatizzare per Gaza.”

L’iniziativa del museo è vista come gesto di denuncia della distruzione della cultura, del patrimonio e della storia palestinesi da parte di Israele. Per Buturović ciò rappresenta, insieme alla distruzione fisica della popolazione, il fulcro del genocidio, che “cancella il passato come il futuro”. 

L’Haggadah deve la sua sopravvivenza al popolo di Sarajevo, che l’ha salvata dalla distruzione in diversi momenti storici quando la comunità ebraica bosniaca e il suo patrimonio erano sotto attacco,” ha affermato Buturović a MEE. “Solo se ci impegniamo tutti a preservare il patrimonio culturale, indipendentemente dalla sua origine, potremo far parte della resistenza globale al genocidio“, ha concluso.

Foto: Smooth_O, CC BY-SA, wikicommons

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

Leggi anche

Srebrenica

Madre Srebrenica, il coraggio di andare oltre

Un racconto per celebrare il coraggio delle donne e delle madri di Srebrenica. La necessità di andare oltre, un tassello tanto doloroso quanto necessario nella direzione della riconciliazione.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com