tunnel della speranza

BOSNIA: Sarajevo ricorda il suo Tunnel della Speranza

Il “Tunnel della Speranza” a Sarajevo compie 32 anni di vita. Un tunnel sotterraneo lungo 760 metri e largo 1,5 metri che dal 1993 al 1996, durante l’assedio portato dall’esercito serbo bosniaco, ha collegato la città con l’esterno. Oggi l’opera è diventata un’importante meta turistica, ma i lavoratori che la costruirono si ritrovano ogni anno per ricordare quei giorni di lavoro e speranza sotto le bombe.

Alla fine di luglio del 1993, mentre l’esercito serbo-bosniaco bombardava Sarajevo dalle colline intorno alla città, circa 300 persone tra membri della protezione civile e militari scavarono un tunnel sotterraneo per collegare, passando sotto la pista dell’aeroporto, i quartieri di Butmir e Dobrinja. In quel momento e per i tre anni successivi quello è stato l’unico collegamento diretto tra gli abitanti della città assediata ed il mondo esterno. I lavori iniziarono il 29 gennaio del 1993, durarono sei mesi e videro gli operai impegnati in turni di lavoro anche di 24 ore. L’ingresso nel tunnel per i cittadini di Sarajevo corrispondeva con l’abitazione della famiglia Kolara. Dopo la guerra l’edificio è stato trasformato in un museo ancora oggi visitabile.

Il 30 luglio scorso l’opera ingegneristica, denominata dai sarajevesi “Tunnel della speranza”, ha compiuto 32 anni e per l’occasione gli operai dell’epoca si sono riuniti attorno al Memoriale. Secondo Ahmed Kulanic, direttore del Centro memoriale, il Tunnel è un vero sito storico e un luogo commemorativo importante nella storia di Sarajevo e della Bosnia Erzegovina. I dati riguardanti le visite annuali sembrano confermare tale importanza: nel 2024 i visitatori sono stati circa 100.000, nel 2025 l’affluenza è aumentata a oltre 160.000 visite con una maggioranza di turisti provenienti da Cina e Turchia.

I civili presi di mira

Il Tunnel, nei tre anni di attività durante il conflitto, è stato utilizzato da circa 1.120.000 persone e dal ’94, quando sono state montate anche delle piccole rotaie, ha permesso l’ingresso in città di circa 20 tonnellate di merci. Il tunnel ha giocato un ruolo cruciale per la sopravvivenza degli abitanti di Sarajevo, presi deliberatamente di mira dai soldati serbo-bosniaci allo scopo di terrorizzare la popolazione, come confermato da varie sentenze del Tribunale dell’Aja.

Tra i più famosi atti di guerra contro i civili della capitale bosniaca ci sono sicuramente le due stragi di Markale, il mercato cittadino: la prima fu la mattina del 5 febbraio 1994 quando una granata da 120 mm provocò 68 morti e 144 feriti; la seconda è di poco più di un anno dopo, 28 agosto 1995, e questa volta furono cinque colpi di mortaio a provocare 43 vittime e una ottantina di feriti. Di entrambi i bombardamenti sono stati accusati i soldati serbo-bosniaci e la seconda strage fece da casus belli per l’avvio dell’operazione militare della NATO “Deliberate Force” che, pochi mesi dopo, convinse Slobodan Milošević a partecipare alle trattative di pace che si tennero nella base militare statunitense di Dayton in Ohio.

I progetti futuri 

Per il 2025, l’associazione legata al Sarajevo Memorial Center ha organizzato una giornata di visite a porte aperte del tunnel e contestualmente ha annunciato il proseguimento della ricostruzione del complesso “Kon-Tiki”, un ex motel poco fuori città che durante il conflitto venne trasformato in un campo di detenzione gestito dalle forze serbo‑bosniache. I lavori sono iniziati nel 2023 e l’obbiettivo è concluderli entro la fine di quest’anno per inaugurare un “Museo della sofferenza dei cittadini di Bosnia Erzegovina” dedicato alla memoria delle vittime e alla cultura del ricordo. Sempre quest’anno è previsto anche un ampliamento del Tunnel di ulteriori 25 metri per aumentarne l’attrattività turistica.

Scopo e impegno dell’associazione è quello di rafforzare la memoria collettiva, promuovere la cultura del ricordo e i valori di resistenza e antifascismo. Temi particolarmente importanti soprattutto nell’anno in cui uno dei piu’ tragici eventi della guerra in Bosnia Erzegovina, il genocidio di Srebrenica, compie trent’anni.

Foto: Sarajevo Times

Chi è Andrea Mercurio

Ho 26 anni, sono laureato in Scienze Politiche, amo scrivere in ogni modo e in ogni forma. Sono appassionato di Storia e Attualità, da qualche anno mi sono interessato in particolare ai Balcani.

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