Dodik USA

BOSNIA: Rimosse tutte le sanzioni americane a Dodik. E domenica si vota il suo successore

Lo scorso 29 ottobre, gli Stati Uniti, tramite l’Ufficio di controllo dei beni stranieri (OFAC) del dipartimento del Tesoro, hanno annunciato la decisione di revocare tutte le sanzioni contro Milorad Dodik, ex presidente della Republika Srpska, di Zeljka Cvijanović, membro serbo della Presidenza statale della Bosnia Erzegovina, e di altre decine di persone e società a lui vicine.

Questa decisione è arrivata all’improvviso, dopo che nel 2017 Dodik era stato colpito da sanzioni per il suo comportamento e retorica separatista che andavano a mettere in serio pericolo la tenuta degli Accordi di Dayton, fondamentali per l’assetto istituzionale della Bosnia-Erzegovina. Le misure furono rafforzate nel 2022, come disposto dall’amministrazione Biden, con sanzioni ancora più ampie che miravano non solo a Dodik, che al tempo minacciava di ritirare tutti i serbi dalle istituzioni pubbliche, ma anche alla cerchia di alleati, collaboratori ed aziende a lui legate, accusate di corruzione, nepotismo e abusi di potere volti a rafforzare la posizione personale ed influenza politica di Dodik.

Il contesto politico e le reazioni

Le recenti decisioni dell’Assemblea Nazionale della Republika Srpska avrebbero contribuito a diminuire la tensione con le autorità statali bosniache, aprendo la strada a una cooperazione più costruttiva con Washington. Molti analisti hanno collegato la mossa al nuovo contesto politico creatosi dopo le dimissioni di Dodik dalla presidenza della Republika Srpska, rese necessarie dalle crescenti pressioni internazionali in seguito ad una condanna passata in giudicato per aver ignorato gli ordini dell’Alto Rappresentante Christian Schmidt. Il 18 ottobre, l’Assemblea Nazionale della Republika Srpska ha nominato Ana Trišić-Babić, già consigliera di Dodik, come presidente ad interim dell’entità, revocando allo stesso tempo una serie di leggi controverse e già annullate dalla Corte Costituzionale statale.

In seguito alla revoca delle sanzioni, Dodik ha parlato di grande vittoria e ha ringraziato apertamente Donald Trump, accusando le amministrazioni Obama e Biden di aver montato una campagna di bugie e propaganda contro di lui. Da parte UE, il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha definito la decisione “eccellente” e un segnale che l’Occidente dovrebbe comprendere che la Republika Srpska resta un attore imprescindibile per la stabilità della regione.

Un cambio di rotta della politica estera americana nei Balcani?

Negli ultimi anni, il governo della Republika Srpska ha investito ingenti somme in attività di lobbying negli USA, coinvolgendo figure vicine alla cerchia di Donald Trump, come l’ex governatore dell’Illinois Rod Blagojevich. La revoca delle sanzioni potrebbe essere stata facilitata da queste iniziative, ma anche dalla volontà dell’amministrazione Trump di mostrarsi più conciliante verso i leader serbo-bosniaci, nel tentativo di ricalibrare l’influenza americana nei Balcani rispetto a Russia e Unione Europea.

Dodik è da anni il politico balcanico più vicini alla Russia, e Mosca ha sempre definito politicamente motivate le sanzioni statunitensi. La revoca rischia dunque di essere letta come un indebolimento dell’approccio di contenimento dell’influenza russa nell’area, anche se alcuni esperti ritengono che gli USA stiano cercando piuttosto di togliere a Mosca l’argomento propagandistico secondo cui l’Occidente perseguita i leader serbo-bosniaci.

Secondo un’analisi riportata da Al Jazeera, il lobbying svolto negli USA non sembra sufficiente e anche l’ipotesi di un interesse americano per le risorse minerarie della Republika Srpska non regge, perché il mantenimento delle sanzioni avrebbe garantito maggiore pressione e controllo. In un momento in cui la Russia sta progressivamente consolidando la propria influenza diretta sulla Bosnia utilizzando Dodik come alleato principale, ridimensionando perfino il ruolo della Serbia, la revoca delle sanzioni rischia di legittimare ulteriormente le spinte secessioniste e di indebolire la stabilità dell’intero sistema bosniaco. La scelta americana può anche essere interpretata come un possibile scambio geopolitico non dichiarato, che potrebbe avere conseguenze significative per la sicurezza europea e per la credibilità delle sanzioni occidentali.

Un bilancio ancora a venire. Nel frattempo, si sceglie il successore di Dodik

Un bilancio della decisione americana potrebbe emergere solo nei prossimi mesi: se la leadership della Republika Srpska continuerà a rispettare le istituzioni statali, la revoca potrà essere letta come un incentivo positivo; se invece dovessero riemergere dinamiche secessioniste, la scelta di Washington apparirà come un cedimento strategico in un paese con sistema istituzionale fragile e ciclicamente esposto a crisi, e destinato a pesare sulla stabilità dei Balcani occidentali.

Il primo test verrà già nei prossimi giorni: domenica 23 novembre la Republika Srpska va alle urne per scegliere il successore di Dodik come presidente dell’entità. In testa ai sondaggi è l’ex ministro degli interni dell’entità, Siniša Karan, altro suo fidato consigliere, e anch’egli da poco graziato dall’impatto delle sanzioni statunitensi. L’opposizione, che candidato uno sconosciuto professore, sembra non avere chance.

Foto: Balkan Insight

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