BOSNIA: La sfida della demografia

Tra il 1991 e il 2024, la Bosnia Erzegovina ha perso più di un terzo della popolazione – il calo più drastico in tutta Europa. La crescita naturale negativa, l’invecchiamento della popolazione, la genitorialità tarda e l’emigrazione di massa minacciano di mettere seriamente a repentaglio lo sviluppo economico e sociale, mentre le attuali misure e strategie, avvertono gli esperti, non sono né sufficienti né adeguate per invertire queste tendenze, secondo Sarajevo Times.

Dalle conversazioni con esperti demografici di entrambe le entità della Bosnia Erzegovina, il professore di demografia ed esperto demografico Stevo Pasalic e l’analista delle tendenze demografiche Adnan Fehratbegovic, è emerso che la situazione è allarmante e le proiezioni indicano sfide ancora maggiori se le tendenze attuali dovessero continuare.

La Bosnia Erzegovina contava 4.377.033 abitanti nel 1991 – il suo picco demografico. Nel 2013, il censimento contava 3.531.159 residenti, mentre le stime per il 2024 indicano solo 2.865.656 abitanti. Si tratta di un calo di quasi il 35% rispetto al periodo prebellico. Un secondo censimento postbellico non è ancora neanche in preparazione.

Invecchiamento e spopolamento, le sfide della Bosnia Erzegovina

L’analista demografico Adnan Fehratbegovic sottolinea inoltre l’importanza della struttura per età della popolazione per le tendenze sulla forza lavoro, gli studenti e i pensionati. L’età media era di 30 anni nel 1991, mentre si attesta oggi sui 39/40. E, “considerando l’enorme saldo migratorio negativo di oltre 300.000 persone negli ultimi dieci anni, possiamo dire che l’età media in Bosnia Erzegovina è ora di circa 43 anni“, afferma Fehratbegovic.

Per quanto riguarda l’entità della Federazione, dove vivono la maggioranza di bosgnacchi e croati, “entro il 2050, su 1.522.418 abitanti, ben il 37% (564.000) potrebbe avere più di 65 anni, mentre la popolazione in età lavorativa dai 15 ai 64 anni potrebbe scendere da circa 1.530.000 persone nel 2019 a sole 797.000 nel 2050, ovvero dal 70% al 52%”, spiega Fehratbegovic. La situazione nell’altra entità amministrativa bosniaca, la Republika Srpska, è addirittura più grave, a causa dell’età media più elevata della popolazione.

Invecchiamento e spopolamento rappresentano sfide enormi per il paese e “metteranno seriamente a repentaglio il funzionamento dello Stato, dai fondi pensione alla carenza di manodopera, fino all’enorme pressione sul finanziamento dei sistemi sanitari ed educativi e sulla costruzione delle infrastrutture”, sottolinea Fehratbegovic.”Il problema demografico è la sfida più seria e difficile che la Bosnia Erzegovina si trova ad affrontare”, ma la politica non ascolta gli esperti. “Le misure adottate sono una tantum, spesso di carattere populista, prive di adeguato fondamento scientifico”.

Per permettere ai giovani di costruirsi un futuro in Bosnia Erzegovina servirebbe “stabilizzare la situazione politica, riformare il sistema educativo e sanitario e creare le condizioni per l’arrivo di investimenti esteri“, nonché continuare nello sviluppo delle infrastrutture per il trasporto di beni e “depoliticizzare le aziende pubbliche, sottraendole al controllo dei partiti”, conclude Fehratbegovic.

La RS ha perso il 36 percento della sua popolazione

Anche nella RS si riscontra un quadro demografico preoccupante. Il professore ed esperto di demografia Stevo Pasalic stima che la Republika Srpska abbia perso fino al 36 percento della sua popolazione dal 1991 al 2024, passando da 1.558.387 a 995.107 abitanti. Nonostante i dati ufficiali registrino 1.110.496 residenti, le statistiche non tengono donto dell’emigrazione.

In tutta la Bosnia-Erzegovina, nel 1990 nascevano 67.000 bambini, mentre ora il numero è di circa 25.000 l’anno. L’età della maternità si è alzata dai 27 ai 33,8 anni. Se le tendenze attuali dovessero continuare, con una crescita naturale negativa e una costante emigrazione, la RS potrebbe perdere altre 250.000-300.000 persone entro il 2050. “Ciò significa che la RS potrebbe avere poco più di 600.000 abitanti entro la metà del secolo“, afferma Pasalic, aggiungendo che tali proiezioni vanno comunque prese con cautela.

L’emigrazione comporta un altro fattore di spopolamento. “La RS è stata abbandonata da 110.240 persone negli ultimi dieci anni. La Bosnia Erzegovina è storicamente un paese di emigrazione e le persone continueranno a emigrare finché il livello di sviluppo della nostra regione non si avvicinerà a quello dei paesi UE.”

Per invertire la rotta, non basteranno gli incentivi finanziari alle famiglie, che dominano le misure pro-natalità, afferma Pasalic, ma servono misure economiche più ampie.

“Le misure migliori sono lo sviluppo economico e l’occupazione, soprattutto tra i giovani e le coppie sposate, con l’obiettivo che ogni posto di lavoro sia sicuro e ben retribuito. Anche l’istruzione e la qualità della forza lavoro sono di grande importanza, poiché una popolazione istruita porta maggiore produttività e qualità. La quantità può essere compensata almeno in parte dalla qualità”, conclude Pasalic, aggiungendo che “il capitale umano è fondamentale per lo sviluppo e la sopravvivenza di ogni società”.

Un problema comune in tutti i Balcani

I problemi demografici non sono un’esclusiva della Bosnia Erzegovina. Tendenze simili si registrano nella regione: Serbia, Croazia e Macedonia del Nord da anni affrontano tassi di natalità in calo, emigrazione giovanile e rapido invecchiamento della popolazione.

Come sottolineano gli interlocutori, la soluzione risiede nel creare una società in cui i giovani vogliano rimanere e costruirsi una famiglia e il proprio futuro. Ciò significa stabilità, sicurezza, occupazione, istituzioni efficienti e, soprattutto, necessita di una strategia a lungo termine.

Foto: Anto Magzan

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