Si aggiunge al panorama sempre più vasto di cinema documentaristico e d'autore incentrato sulla guerra in Ucraina il film Militantropos, del collettivo "Tabor", presentato alla Quinzaine des Cineastes.

CINEMA: Cannes, Militantropos, la guerra come crisi esistenziale

Si aggiunge al panorama sempre più vasto di cinema documentaristico e d’autore incentrato sulla guerra in Ucraina il film Militantropos, del collettivo “Tabor”, presentato alla Quinzaine des Cineastes.

Un collettivo di registi, composto da Yelisaveta Smith, Simon Mozgovyi, e Alina Gorlova  – nota per il suo This Rain Will Never Stop, presentato al Festival dei Popoli nel 2021 – presenta un progetto ambizioso: Militantropos. Unico film est europeo nella Quinzaine des Cineastes, il documentario sperimentale segna per la prima volta il ritorno nel festival collaterale di un progetto ucraino dal 2022, quando qui è stato presentato Pamfir.

Il film è ideato come primo capitolo di una trilogia tratta dal materiale girato dal collettivo nel corso di tre anni di guerra, a partire dall’inizio dell’Invasione. Il titolo si riferisce ad un neologismo coniato da un loro collega, il cineasta Maksim Nakonechnyi, che debuttò nel 2022 proprio a Cannes con Butterfly Vision, opera a cui Gorlova ha partecipato come montatore. Con il termine “militantropos” (dal latino milites, guerriero ed il greco anthropos, umano) si delinea una figura di essere umano segnato dalla guerra, dominato dalla presenza del conflitto nel quotidiano, e quindi le cui intenzioni, priorità vengono plasmate dalla condizione perpetua di pericolo. Il termine cerca una descrizione esistenzialista della condizione umana influenzata dal conflitto bellico.

Militantropos in un certo senso presenta quindi una ricerca, in cui emerge questa condizione particolare di umanità, ogni tanto seguendo in senso astratto i passaggi della vita di un soldato, con situazioni in cui emerge un individualismo represso dalla necessità collettiva imposta dallo stato di guerra, ma ciò che colpisce veramente nel film è la rappresentazione della natura e del paesaggio: i resti dei missili che si immergono nei prati, gli ostacoli anticarro sotto ciliegi in fiore, le carcasse di bovini nella nebbia (che potrebbero riecheggiare per alcuni spettatori Va e Vedi di Elem Klimov), Militantropos riesce a trovare un’estetica raffinata in una tematica che spesso comporta uno stato grezzo del materiale filmico. Forse si tratta del film a più alto impatto audiovisivo a livello artistico riguardante la guerra in Ucraina.

Insieme a The Invasion di Sergei Loznitsa (tornato quest’anno a Cannes in concorso con un film di finzione), In Ukraine e Time to the Target, Militantropos si unisce ad un gruppo di opere sempre più vasto che cerca di slegarsi da una narrazione emotiva o patriottica della guerra in Ucraina, focalizzandosi sulla questione più profondamente umanitaria – senza perderne di vista le cause e responsabilità. Si conferma, con il primo progetto del collettivo “Tabor”, una stagione documentaristica che sembra aver trovato la chiave giusta per coniugare il cinema documentario nel suo senso artistico di cinema che analizza la realtà.

Militantropos è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes 2025.

Chi è Viktor Toth

Critico cinematografico specializzato in cinema dell'Europa centro-orientale, collabora con East Journal dal 2022. Ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

Leggi anche

Polonia Cechia

Bologna: Schegge di Mitteleuropa alla Festa internazionale della storia

In occasione della rassegna bolognese si punterà lo sguardo anche verso oriente, con Polonia e Cechia protagoniste.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com