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CINEMA: idolatria e pazzia in Sorella di Clausura a Sarajevo

Dopo l’anteprima a Locarno, arriva al Sarajevo Film Festival il film Sorella di Clausura di Ivana Mladenović.

Nonostante il titolo, Sorella di Clausura si consuma ben lontano da monasteri e monache di clausura. Eppure, Stela non sembra poi vivere un’esperienza così diversa: il suo voto di castità è una profondissima disfunzione sessuale, il suo Dio è Boban, un cantante serbo degli anni settanta ormai canuto, ma del quale lei è profondamente innamorata e dal quale è ossessionata – come una devota monaca. Non è un’esperienza spirituale, ma un’ossessione pericolosa e folle, al punto da determinare ogni aspetto della sua vita e dal paralizzarla su tutti i livelli: non ha un lavoro stabile, pur avendo studiato filologia, non riesce nemmeno a vivere relazioni normali.

Sorella di Clausura è un film dal humour tagliente e dall’irriverenza che molti approprierebbero a Radu Jude, ma questo, insieme alla compresenza della sua storica produttrice, Ada Solomon, è l’unica similitudine. Il film di Mladenović si distingue come un maggiore character study di un personaggio nevrotico e completamente fuori di testa, interpretato da un’eccellente Katia Pascariu. Il film è girato in pellicola ed utilizza frequentemente effetti speciali in-camera e sperimentalismi attraverso illuminotecniche per trasmettere il suo caos interiore.

Sorella di Clausura è uno dei titoli più interessanti del Festival di Locarno e presentati al Sarajevo Film Festival.

Chi è Viktor Toth

Critico cinematografico specializzato in cinema dell'Europa centro-orientale, collabora con East Journal dal 2022. Ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

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