tensione al confine polacco

POLONIA: Tensione con le forze bielorusse al confine, arrivano gli inglesi

Nella notte tra il 13 e il 14 novembre si sono registrati momenti di tensione tra le forze bielorusse e le guardie di confine polacche lungo la frontiera tra i due paesi, da mesi teatro di una crisi umanitaria senza precedenti, con migliaia di migranti che premono per varcare quello che è il confine orientale dell’Unione Europea, oltre che della Polonia.

Soldati bielorussi hanno distrutto parte della recinzione eretta dalle guardie polacche per impedire il passaggio dei migranti. Dopodiché hanno usato i laser per accecare le forze polacche e armato con gas lacrimogeni i migranti, spingendoli ad attraversare con la forza la frontiera. Secondo le autorità polacche, il tentativo di attraversamento è stato impedito.

Le premesse

La presenza di migliaia di migranti di origine afghana, irachena e siriana sul confine polacco si deve al cinismo del regime bielorusso e del suo presidente, Alexander Lukashenko. I migranti vengono infatti prelevati e utilizzati dal regime bielorusso per destabilizzare l’Unione Europea, in seguito ai quattro pacchetti di sanzioni decisi contro personalità e aziende bielorusse a causa della violazione dei diritti umani contro i manifestanti che dall’estate del 2020 protestano contro la rielezione di Lukashenko.

Insomma, una vendetta contro l’Unione e quei paesi che maggiormente hanno sostenuto le proteste bielorusse. Un esempio di guerra ibrida che ha spinto le autorità polacche, ma anche quelle lituane, a militarizzare le zone di frontiera. Varsavia ha inviato circa 15 mila uomini a presidiare l’area mentre la Lituania ha recentemente proclamato lo stato d’emergenza. Per chi volesse approfondire le premesse di questa crisi, ne abbiamo scritto qui e qui

Manovre russe e soldati inglesi

Negli ultimi giorni la crisi ha assunto un carattere internazionale. l cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha telefonato al presidente russo Putin invitandolo a usare “la sua influenza sul regime bielorusso” per porre fine alla crisi. La Gran Bretagna ha inviato un piccolo contingente militare dopo che truppe russe e bielorusse hanno compiuto esercitazioni lungo il confine. Donald Tusk, già presidente del Consiglio europeo e oggi leader dell’opposizione polacca, ha scritto una lettera ai capi di stato e governo dell’Unione invocando il loro sostegno alla Polonia e ricordando come “dev’essere chiaro a tutti che la crisi è stata cinicamente provocata dalla Bielorussia”.

Aerei turchi e agenzie libanesi

Appare ormai chiaro che l’arrivo dei migranti è organizzato dalle autorità bielorusse che, in collaborazione con regolari agenzie di viaggio sparse tra Libano, Siria e Turchia le quali offrono visto, alloggio e volo fino a Minsk dove vengono caricati, trasportati al confine e costretti ad attraversarlo. Indietro non si torna. Le mimetiche della milizia bielorussa, passamontagna e scudi di ferro, costringono con la forza i migranti ad attraversare la frontiera.

Il vice-presidente dell’UE, Margaritīs Schoinas, è volato in Libano per chiedere che il paese impedisca alle sue compagnie aeree di far volare potenziali migranti fino a Minsk. Il Libano ospita un milione di profughi siriani e non ha, fin qui, ricevuto attenzioni dall’Europa. Le riceve ora, finendo proditoriamente sul banco degli imputati. Il tour di Schoinas ha poi toccato gli Emirati Arabi e la Turchia di Erdoğan con cui Bruxelles è già scesa a patti in passato per la gestione dei flussi migratori, sborsando fior di quattrini affinché le autorità turche impediscano il passaggio dei migranti verso l’Europa, non importa come. È questo il modello d’intervento che l’UE ha in mente per risolvere la crisi al confine bielorusso? Il destino di queste persone, molte delle quali avrebbero diritto a fare richiesta di asilo, non sembra essere all’ordine del giorno per nessuno.

Il quadro internazionale e l’invasione dell’Ucraina
Gli scontri della notte tra il 14 e il 15 novembre scorso possono sembrare una scaramuccia di confine, ma inseriti nel contesto internazionale assumono un diverso rilievo. La crisi dei migranti è un tassello di una più ampia contesa internazionale che oppone Mosca all’occidente per l’egemonia sui paesi dell’Europa orientale e del Medio oriente. Gli Stati Uniti hanno recentemente informato i partner dell’UE sulle loro preoccupazioni per una possibile invasione russa dell’Ucraina, secondo fonti citate dalla Bloomberg. Un messaggio che Washington fa arrivare in un momento delicato e che potrebbe essere esso stesso parte di quella “guerra ibrida” che vede sempre più opposte Mosca e l’Europa.
Immagine da wiadomosci.gazeta.pl, via Twitter.com/Straż Graniczna

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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Un commento

  1. Se non sono gli alleati (?) Angloamericani sono gli inglesi…. E che centrano loro?

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