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BIELORUSSIA: Tutto sulla crisi migratoria al confine con la Polonia

La crisi migratoria scatenata dalla Bielorussia di Lukashenko ha raggiunto livelli preoccupanti lunedì 8 novembre 2021, quando migliaia di clandestini si sono riversati al confine con la Polonia. Il problema dei migranti illegali va avanti ormai da mesi, ma ancora non aveva catturato l’attenzione dell’Unione Europea. Che si vede costretta, a oggi, a prendere contromisure.

Perché migliaia di migranti arrivano in Bielorussia 

Tutto è iniziato nel maggio 2021, quando Minsk, poco prima del dirottamento del volo Ryanair su cui viaggiava Roman Protasevich, ha aperto nuove rotte in provenienza dal Medio Oriente e in particolar modo da Baghdad, Iraq, con voli di linea Iraqi Airways. Già nei primissimi giorni alcuni cittadini iracheni, afghani e siriani hanno cercato di varcare i confini con la Polonia, la Lettonia e la Lituania, certi di poterci riuscire. La situazione ha continuato a degenerare nei mesi successivi, facendo registrare un incremento esponenziale dei tentativi di ingresso di clandestini ai confini orientali dell’Unione e portando, nel mese di luglio, i paesi confinanti con la Bielorussia a costruire dei muri di filo spinato, giudicati da molti lesivi dei diritti umani.

I migranti contro le sanzioni 

Fin da subito è stato chiaro che i migranti venissero utilizzati dal regime di Lukashenko per destabilizzare la politica migratoria dell’Unione Europea, in seguito ai quattro pacchetti di sanzioni decisi contro personalità e aziende bielorusse a causa della violazione dei diritti umani contro i manifestanti che dall’estate del 2020 protestano contro la rielezione di Lukashenko. 

Nei giorni precedenti a lunedì 8 novembre, giorno che ha visto arrivare al confine migliaia di migranti, giravano numerosi video e foto di stranieri accampati per le strade di Minsk, in cerca di riparo. Questo deve aver preoccupato il regime, che ha pensato bene di rimediare sgomberando le vie, solitamente pulite e ordinate, e accompagnando alla frontiera i clandestini. 

Come arrivano i migranti in Bielorussia 

Dalle interviste fatte a queste persone, risulta che si tratta di migranti che hanno acquistato regolari pacchetti in agenzie di viaggio sparse nel Medio Oriente che collaborano con società bielorusse. I pacchetti includono visto, volo e alloggio e arrivano a costare anche 14.000 dollari, e sono pubblicizzati soprattutto online e attraverso i social media. Una famiglia irachena ha mostrato ai giornalisti al confine i visti, regolari, apposti presso l’ambasciata di Ankara e costati 2.600 dollari ciascuno. 

Tra di loro anche terroristi 

Secondo Pavel Latushka, ex ambasciatore ed ex direttore del teatro Kupala in esilio dall’agosto 2020 proprio in Polonia, tra i migranti ci sarebbero molti veterani iracheni e afghani addestrati poi sul territorio bielorusso con il preciso intento di inviarli in Unione Europea per compiere attacchi terroristici. Latushka non svela la fonte delle informazioni, ma sostiene che si tratti di “fonti di alto livello nei servizi di intelligence bielorussi”. 

Alla frontiera con la Polonia si trovano ora migliaia di persone, al freddo, senza cibo e stanche, le cui aspettative sono state disattese. Per questo in molti stanno cominciando ad alterarsi, tagliando alberi, bruciandoli in parte, tentando di sfondare la rete di fil di ferro a colpi di bastone o asce. Soltanto nella giornata di mercoledì, i tentativi di oltrepassare i confini con la Polonia, bloccati, sono stati 599, mentre nella notte due gruppi di migranti sono riusciti a raggiungere il paese e sono adesso detenuti. 

Una finta ambulanza è stata fermata il 9 novembre e i due conducenti arrestati: rischiano fino a 8 anni per traffico di immigrazione clandestina. I 18 stranieri che viaggiavano a bordo del mezzo sono stati arrestati e consegnati al servizio di frontiera. 

Le reazioni dell’Unione Europea 

L’ambasciatore polacco per l’Unione Europea ha informato martedì i colleghi: hanno parlato di dettagli operativi di natura riservata. Mentre nella giornata di mercoledì il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il premier polacco Morawiecki hanno affrontato la questione dei muri, che però resta dibattuta, dato che la Commissione Europea si ritiene contraria. 

Nello stesso giorno Ursula van der Leyen, la prima ad aver parlato di guerra ibrida già nei mesi scorsi, ha previsto di parlare con Biden della crisi migratoria scatenata dalla Bielorussia. Angela Merkel ha invece avuto una conversazione telefonica con Vladimir Putin, chiedendogli di influenzare Minsk in relazione alla situazione dei rifugiati al confine. Ricordiamo che la Russia, a oggi, non ha un ruolo nella gestione dei migranti di Lukashenko. 

Quinto pacchetto di sanzioni per la Bielorussia 

Lunedì 15 novembre 2021 i Ministri degli Esteri europei si incontreranno per discutere del problema e valutare un quinto pacchetto di sanzioni contro la Bielorussia. Stando alle indiscrezioni, si tratterebbe di restrizioni nei confronti di altre 30 persone ed entità bielorusse, compreso il ministro degli Esteri Vladimir Makei, dato che il suo ministero è accusato di rilasciare visti bielorussi a cittadini non UE, in particolare siriani e iracheni, allo scopo di farli arrivare in Europa come rappresaglia. 

Le sanzioni dovrebbero coinvolgere anche le compagnie aeree coinvolte nelle rotte dei migranti, in primis Belavia, che potrebbe vedere venir meno i contratti di leasing e quindi restare senza velivoli, ma anche Aeroflot, UTair, Nordwind Airlines, Turkish Airlines e FlyDubai.

Quale soluzione per la crisi migratoria?

Josep Borrell rilancia la creazione di una forza militare di emergenza dell’Unione Europea, da formare entro il 2025, per contrastare situazioni come quella che si è creata ai confini con la Bielorussia. 

La Polonia ha intanto informato la NATO, che attraverso un comunicato stampa dichiara che la Bielorussia è responsabile della crisi al confine “e che l’uso dei migranti da parte del regime di Lukashenko come tattica ibrida è disumano, illegale e inaccettabile”. 

Alcuni analisti politici ritengono che la Polonia potrebbe avere l’appoggio della NATO qualora decidesse di attaccare la Bielorussia, in base all’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico. Per adesso, la vera preoccupazione è data dal numero di militari bielorussi che potrebbero raggiungere il confine con l’Unione Europea: se i migranti dovessero ribellarsi, stremati dal freddo, dalla fame e dalla stanchezza, non è difficile ipotizzare che si possa passare allo scontro. 

Come reagirà la Polonia e soprattutto se avrà l’appoggio dell’Unione Europea e della NATO si deciderà probabilmente nei prossimi giorni. 

Certo è che la tattica di Lukashenko per destabilizzare la politica europea e alleggerire le sanzioni potrebbe rappresentare un boomerang del tutto inaspettato. 

Immagine: Leonid Scheglov / BelTA / TASS

Chi è Anna Bardazzi

Nata nel 1982 a Prato, si è laureata in Scienze Politiche con una tesi sulla Bielorussia di Lukashenko. Dopo aver vissuto diversi anni all'estero è rientrata recentemente in Italia, dove si occupa di contenuti digitali e traduzioni. Il suo primo romanzo, La felicità non va interrotta, è uscito a marzo 2021, edito da Salani. Collabora con East Journal dal 2020.

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