Domenica prossima la Polonia è chiamata alle urne per il primo turno delle elezioni, ma è improbabile che uno dei candidati superi il 50% dei voti: il nome del prossimo presidente si conoscerà dunque solo dopo il ballottaggio, previsto per l’inizio di giugno. E se è vero che gli ultimi sondaggi indicano chiaramente i due favoriti di domenica, è ancora difficile dire chi avrà la meglio: in tre settimane, molto può ancora cambiare.
Il presidente polacco è una figura in gran parte simbolica, con poteri legislativi molto limitati e, nella prassi, quasi nulli. Ha però un’arma importante: il veto parlamentare. Può infatti bloccare le leggi approvate, e il veto può essere superato solo con una maggioranza qualificata di tre quinti che l’attuale governo non possiede. Negli ultimi anni, il presidente uscente Andrzej Duda ha spesso fatto uso di questo strumento per ostacolare il governo Tusk, in particolare su leggi a tutela della comunità LGBT. Il presidente ha inoltre un ruolo significativo nella politica estera e nella sicurezza nazionale, ed è anche per questo che la sicurezza è diventata il tema centrale della campagna elettorale.
Chi sono i candidati?
Molti si sono candidati per succedere a Duda, che, unica certezza di questa tornata, non sarà in corsa: è alla fine del suo secondo e ultimo mandato. Piattaforma Civica (PO) ha scelto Rafał Trzaskowski, uscito agevolmente vincitore dalle primarie del partito di Donald Tusk. Trzaskowski è un volto noto: sindaco di Varsavia dal 2018, fu già candidato alla presidenza nel 2020, sfiorando la vittoria con il 49% al secondo turno. È considerato da molti l’espressione dell’élite urbana, liberale e progressista: figlio di un noto pianista jazz, dottore in scienze politiche e filologia inglese, è in politica dal 2009, quando fu eletto europarlamentare. Nel 2019 fu tra i promotori del “Patto delle Città Libere” e si è sempre mostrato vicino alla comunità LGBT, anche se in questa campagna elettorale ha affrontato il tema con più cautela, fino a rischiare di alienarsi parte dell’elettorato più giovane e progressista.
Diversamente, Diritto e Giustizia (PiS) ha puntato su una figura esterna al partito e finora poco nota: lo storico Karol Nawrocki. Il PiS potrebbe sperare di ripetere il colpo del 2015, quando un allora semi-sconosciuto Duda vinse le presidenziali, e proporre Nawrocki come volto “nuovo” e anti-establishment contrapposto a Trzaskowski. Anti-establishment però non è: è presidente dal 2021 dell’Istituto della Memoria Nazionale, ente pubblico dedicato allo studio dei crimini comunisti e nazisti commessi contro i polacchi nel Novecento. L’istituto è stato spesso al centro di controversie ed è accusato da diversi storici di promuovere una lettura nazionalista e revisionista del passato. Nawrocki finora non si è mostrato un candidato particolarmente forte: dovrebbe arrivare al primo turno dietro Trzaskowski, e alcune gaffe ne hanno compromesso la trasparenza percepita. Tuttavia, gode di una solida base elettorale; la sua linea più dura sulla sicurezza e lo stile più muscolare rispetto a quello di Trzaskowski potrebbero premiarlo.
Per buona parte della campagna Nawrocki ha anche dovuto guardarsi alle spalle: Sławomir Mentzen, candidato del partito di estrema destra Confederazione, a marzo era dato al 19% nei sondaggi, a soli quattro punti da Nawrocki. Confederazione è un’alleanza tra diversi partiti e politici di estrema destra: Mentzen guida Nuova Speranza, uno dei principali, caratterizzato dall’orientamento molto liberista. Mentzen, come Nawrocki, ha posizioni sovraniste, conservatrici e contrarie all’immigrazione irregolare, ma ancora più dure. I due condividono molte idee, salvo il radicalismo economico di Nuova Speranza. Ma a differenza di Diritto e Giustizia, Confederazione ha dalla sua il non aver mai governato, e Mentzen è riuscito a costruire un ampio consenso tra i giovani maschi soprattutto grazie all’uso di TikTok. La sua ascesa, culminata a marzo, aveva fatto pensare a molti in un sorpasso su Nawrocki. Ma da allora è calato fino al 12%, rendendo l’ipotesi di un secondo turno fuori dalla sua portata.
Cosa dicono i sondaggi
La situazione nei sondaggi rimane fluida, e tutto può cambiare da qui al 1° giugno. Secondo il sito indipendente E-wybory, al momento Trzaskowski è dato al 33%, Nawrocki al 26%, Mentzen al 12%, seguiti da dieci candidati sotto il 7%. In un eventuale ballottaggio tra i candidati di PO e PiS, Trzaskowski risulterebbe leggermente favorito. Tuttavia, la sua curva è in discesa: tra passi falsi nei dibattiti e il calo di Mentzen, Trzaskowski è oggi ben lontano dal 40% che gli veniva attribuito sei mesi fa. Nawrocki spera di colmare così il divario.
Molto dipenderà da come si redistribuiranno i voti di Mentzen. Nel 2020, gli elettori di Confederazione si divisero equamente tra Trzaskowski e Duda. Ma Braun era un candidato molto diverso da Mentzen, che, con tutta probabilità, sosterrà Nawrocki al secondo turno. Ad ogni modo, le elezioni parlamentari del 2023 hanno già dimostrato quanto i sondaggi possano essere fallibili: Confederazione era data al 14% ma raccolse la metà dei voti, agevolando la formazione del governo Tusk.
foto: https://notesfrompoland.com/2025/04/12/polish-presidential-candidates-meet-for-chaotic-hastily-organised-tv-debates/