RUSSIA: Oltre quindicimila in piazza per Nemtsov, a due anni dalla sua morte

Quindicimila russi hanno sfilato per le vie di Mosca, domenica, per ricordare il politico d’opposizione Boris Nemtsov, ex vicepremier e tenace oppositore di Putin, assassinato due anni fa a due passi dal Cremlino. Si tratta della più grande manifestazione di piazza in Russia dal’analoga marcia di un anno fa, che aveva raccolto circa venticinquemila persone.

“Ci siamo riuniti qui per domandare che gli assassini di Boris Nemtsov siano portati davanti alla giustizia – non solo gli esecutori materiali ma anche i mandanti”, ha dichiarato l’attivista dell’opposizione Ilya Yashin alla Reuters. “Ci siamo riuniti qui per chiedere riforme e il rilascio dei prigionieri politici“. “E’ importante che dopo due anni la gente continui a mostrarsi e dimostrare solidarietà con le idee per le quali Boris Nemtsov combatteva e ha dato la sua vita”, ha concluso Yashin.

I manifestanti portavano bandiere russe (iconicamente trafitte da fori di proiettile), striscioni dei partiti dell’opposizione e citazioni di Nemtsov, incluse “Putin è guerra e crisi”, e cantavano slogan innegianti a “Nemtsov eroe della Russia”,“La Russia sarà libera”. Tra la folla si sono viste anche varie bandiere ucraine, europee, e gli stendardi dei tatari che denunciano la repressione nella Crimea occupata.

Prima dell’omicidio Nemtsov stava lavorando ad un rapporto sul coinvolgimento della Russia nella guerra in Donbass e aveva accusato Putin di aver scatenato una guerra nascosta.

“Per noi, Nemtsov rappresenta una Russia in grado di pensare liberamente e gli stessi valori democratici per cui ci battiamo: libere elezioni e no alla corruzione“, ha dichiarato una partecipante, Yekaterina Getgarts, al Telegraph. La manifestazione si è svolta pacificamente, tranne che per il momento in cui un assalitore ignoto ha spruzzato della vernice verde sulla faccia del politico d’opposizione ed ex premier Mikhail Kasyanov.

In previsione della manifestazione le autorità avevano bloccato varie arterie centrali di Mosca, incanalando i manifestanti tra due ali di barriere metalliche circondate dalle forze dell’ordine. La polizia ha proceduto anche a diversi arresti.

Dopo la marcia, migliaia di persone hanno deposto fiori sul ponte dove Nemtsov fu assassinato con vari colpi da fuoco alle spalle mentre rientrava a casa con la compagna. La manifestazione non era stata autorizzata a passarvi davanti, e ancora oggi le autorità russe impediscono la costruzione di qualsiasi simbolo memoriale permanente al politico ucciso.

L’assurdo omicidio di Nemtsov resta irrisolto. Cinque uomini sono stati portati alla corte marziale, ma nessuno è stato condannato. Per il procuratore, l’assassino sarebbe Zaur Dadayev, ex membro della polizia d’élite cecena. Ma l’entourage di Nemtsov accusa di omicidio politico le élite cecene, finora non toccate dall’inchiesta, e lo stesso Cremlino.

Altre manifestazioni in ricordo di Nemtsov si sono tenute in altre città russe, incluse San Pietroburgo e Nizhny Novgorod, sua città natale, anche se in tono minore.

Per l’analista Leonid Ragozin, “non è stata certo una marcia di rivoluzionari, piuttosto di persone che sanno di partecipare ad un gioco di lungo periodo, che sanno di essere una minoranza, ma che hanno ancora la dignità e la speranza di riunirsi una volta ogni tanto e mostrare a tutti che esistono e sono numerosi. E’ anche la minoranza di cui il Cremlino ha più paura: gli operativi di Putin sono riusciti a cooptare la maggioranza dell’elettorato di destra e di sinistra, ma hanno fallito con quelle persone che sono capaci di pensiero critico e libere da pastoie ideologiche”.

Sempre domenica le autorità russe hanno rilasciato il 34enne attivista dell’opposizione Ildar Dadin, detenuto da 15 mesi in una prigione siberiana, dopo che una corte aveva ribaltato una sentenza che l’aveva riconosciuto come unico responsabile in base ad una normativa draconiana sulle proteste non autorizzate. Dadin, che era stato dichiarato prigioniero di coscienza da Amnesty International, aveva denunciato le torture e gli abusi dietro le sbarre. Appena rilasciato, Dadin ha inscenato una mini-manifestazione per Nemtsov. “Continuerò a battermi contro il regime fascista di Putin”, ha dichiarato Dadin dopo il rilascio in un video per il canale indipendente Dozhd. “Mi batterò perché i diritti umani in Russia siano rispettati”.

Foto: Twitter

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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