UCRAINA: “Nella vita ho cercato di farvi ridere, ora farò di tutto perché non piangiate”. Il discorso d’inaugurazione di Zelenskij

Lunedì 20 maggio Volodymyr Zelenskij è ufficialmente diventato presidente dell’Ucraina, avendo prestando giuramento alla Rada. Il nuovo presidente con il suo discorso di inaugurazione ha marcato una netta distanza dai suoi predecessori, optando per un linguaggio “popolare” e per un atteggiamento apertamente critico verso la “vecchia politica”, che negli ultimi 28 anni ha, a suo avviso, creato nel paese solo le condizioni per la prosperità di illegalità e corruzione.

Zelenskij nel suo discorso ha sottolineato in più occasioni il carattere “collettivo” della sua vittoria e si è rivolto anche ai milioni di ucraini all’estero, invitandoli a rientrare per dare inizio a una nuova stagione per l’Ucraina.

Dopo aver sottolineato che il paese ha imboccato il cammino verso l’Europa, Zelenskij ha affermato che il primo compito della sua presidenza sarà la risoluzione del conflitto nel Donbass, “senza alcuna perdita di territori”. Per questo, in una parte del discorso, il neo-presidente si è rivolto direttamente ai membri dell’esercito, “eroi sia ucrainofoni che russofoni” verso cui il governo deve osservare il massimo rispetto. Il discorso è passato in due occasioni dalla lingua ucraina a quella russa proprio toccando l’argomento Donbass (in corsivo nel testo).

Concludendo, Zelenskij ha affermato che “gli ucraini vogliono fatti, non parole”: il neo-presidente, come aveva già annunciato di voler fare, ha così sciolto la Rada e indetto elezioni anticipate, invitando i vecchi politici a lasciar spazio a nuovi volti pronti a “mettersi al servizio del popolo”.

Zelenskij ha infine chiuso il discorso di inaugurazione ricordando il suo lavoro come attore (Ronald Reagan, suo “predecessore” come presidente-attore, è stato inoltre da lui citato): “Caro popolo, nella vita ho cercato di fare di tutto per far sorridere gli ucraini. Nei prossimi cinque anni farò di tutto perché non piangiate”.

Di seguito la traduzione integrale del discorso di Zelenskij:

 

Ognuno di noi è presidente

«Cari ucraini! Dopo la vittoria delle elezioni, mio figlio di sei anni mi ha detto: “Papà, per tv dicono che Zelenskij è presidente, quindi anche io sono presidente!”. Allora, questa era suonata come una battuta; solo poi ho capito che, al contrario, è proprio così, poiché ognuno di noi è presidente. Non lo è solo il 73% degli ucraini che per me ha votato, ma il 100%. Non è la mia vittoria, ma la nostra comune vittoria e la nostra comune chance della quale ci assumiamo la comune responsabilità. Or ora non sono stato solo io a prestare giuramento, ma ognuno di noi ha posto la mano sulla Costituzione e ognuno di noi ha giurato fedeltà all’Ucraina.

Immaginatevi dei titoli di giornale come “Il presidente non paga le tasse”, “Il presidente è passato con il rosso in stato di ebbrezza”, “Il presidente ruba, ‘perché così fan tutti’”. Siete d’accordo con me che questa è una vergogna? Ecco cosa intendo quando dico che ognuno di noi è Presidente. Da oggi ognuno di noi è responsabile dell’Ucraina che lasceremo ai nostri figli. Ognuno di noi può fare ciò che è in suo potere per lo sviluppo del paese.

Abbiamo scelto la via dell’Europa

Un paese europeo parte dal singolo. Sì, abbiamo scelto la via dell’Europa. Ma l’Europa non è lì da qualche parte, l’Europa è proprio qui [indica la testa con il dito]. E una volta che l’Europa sarà qui, allora sarà in tutta l’Ucraina. E questo è il nostro sogno comune.

Siamo tutti ucraini (e siamo 65 milioni)

Tuttavia, abbiamo anche un dolore comune: ognuno di noi è morto nel Donbass – ogni giorno perdiamo qualcuno di noi – e ognuno di noi è sfollato – sia colui che ha perso la casa, sia coloro che hanno aperto le porte della propria casa, per condividere il dolore.

E ognuno di noi è emigrato per lavoro, sia colui che non si è realizzato a casa e ha trovato lavoro all’estero, sia colui che lottando contro la povertà si è visto privato della propria dignità personale.

Ma supereremo tutto questo, perché ognuno di noi è ucraino. Siamo tutti ucraini, non ci sono  maggioranze, minoranze, giusti, non-giusti. Da Užhorod a Luhans’k, da Černihiv a Sinferopoli, a Leopoli, Charkiv, Donetsk, Dnipro, Odessa, siamo tutti ucraini. E dobbiamo essere uniti, perché solo così siamo forti.

Oggi mi rivolgo anche a tutti gli ucraini nel mondo. Siamo 65 milioni. Sì, non stupitevi, siamo in 65 milioni noi, nati dalla terra ucraina. Ucraini in Europa e Asia, in America settentrionale e latina, in Australia e Africa, mi rivolgo a tutti gli ucraini sul pianeta. Noi abbiamo molto bisogno di voi. A tutti coloro che sono pronti a costruire una nuova Ucraina forte e di successo garantirò con gioia la cittadinanza ucraina. Voi non dovete venire come ospiti in Ucraina, ma come se tornaste a casa vostra; vi aspettiamo. Non occorrono souvenir dall’estero. Portateci il vostro sapere, la vostra esperienza e le vostre qualità intellettuali. Tutto ciò ci aiuterà a dare inizio a una nuova epoca. Gli scettici diranno che è tutta fantasia, che non è possibile. Mentre invece questa può proprio essere la nostra idea nazionale: una volta uniti, realizzare l’impossibile. Contro ogni aspettativa.

Ricordate la nazionale islandese di calcio al campionato europeo, quando un dentista, un regista, un pilota, uno studente e un custode hanno difeso l’onore del proprio paese e hanno fatto quello che tutti credevano impossibile. Questa è la nostra strada. Dobbiamo divenire islandesi nel calcio, israeliani nella difesa della nostra terra, giapponesi nella tecnologia, svizzeri nella convivenza felice e a prescindere da qualsiasi diversità.

Porre fine alla guerra nel Donbass

Nostro compito primario è porre fine alla guerra nel Donbass. Mi hanno chiesto spesso cosa sono pronto a fare perché si giunga a un cessate il fuoco. È una domanda bizzarra. Cosa siete pronti a fare voi, ucraini, per salvare la vita dei vostri cari? Posso assicurarvi che perché i nostri eroi non muoiano più sono pronto a tutto. Non ho affatto timore di prendere decisioni difficili. Sono pronto a perdere la mia popolarità, i miei rating e, se sarà necessario, sono pronto a perdere senza esitazione la mia carica perché si abbia la pace. Senza perdere i nostri territori.

La storia è ingiusta, è vero. Non abbiamo iniziato noi questa guerra. Non l’abbiamo iniziata, ma sta a noi concluderla. Siamo pronti al dialogo, [Zelenskij passa qui dall’ucraino al russo] ma sono certo che un ottimo primo passo verso l’apertura di questo dialogo sia il rientro di tutti i prigionieri ucraini.

La nostra sfida seguente è la riacquisizione dei territori perduti. Onestamente mi pare che non sia corretta questa formulazione, visto che non è possibile perdere ciò che è nostro. Sia la Crimea che il Donbass sono terra ucraina. E lì abbiamo perso la cosa più importante: le persone. [Zelenskij passa qui dall’ucraino al russo] Oggi siamo tenuti a far riprendere loro la coscienza. Abbiamo perso questa coscienza. In questi anni il governo non ha fatto nulla perché loro si sentissero di nuovo ucraini. Non sono stranieri, sono dei nostri. Sono ucraini. Capiscono l’ucraino. Siamo tutti ucraini, a prescindere da dove viviamo. Perché “ucraino” non è una scritta sul passaporto; l’Ucraina è qui [indica il cuore]. Questo lo so per certo, lo so attraverso le parole di chi lotta per difendere l’Ucraina, attraverso i nostri eroi, sia ucrainofoni che russofoni. Non esiste un esercito forte lì dove il potere non dimostra rispetto verso coloro che danno la propria vita per il paese, ogni giorno. Farò ogni cosa perché vi sentiate rispettati. Si parla di una degna e soprattutto stabile garanzia economica, di condizioni abitative, di permessi dopo le operazioni militari, di riposo per voi e le vostre famiglie. Non serve a nulla parlare di standard NATO; è necessario concretizzare questi standard.

Oltre il Donbass

Certamente, oltre alla guerra, ci sono molti altri problemi che rendono infelici gli ucraini. Sono le tasse e i prezzi esorbitanti, gli stipendi e le pensioni umilianti, i posti di lavoro inesistenti. È la sanità, del cui miglioramento parlano soprattutto coloro che non sono mai stati in un comune ospedale con un bambino. Sono le mitologiche strade ucraine, che vengono costruite e rifatte solo nella fantasia di qualcuno.

Gli ucraini sono stanchi della vecchia politica

Permettetemi ora di citare un attore americano che è stato un grande presidente americano: “Il governo non è la risoluzione del nostro problema, il governo è il nostro problema” [R. Reagan al suo primo discorso inaugurale, 1981]. È solo una citazione. Ma io non capisco sinceramente il nostro governo che fa spallucce e dice “non possiamo farci nulla”. Non è vero, potete. Potete prendere carta e penna e lasciare i vostri posti a coloro che penseranno alle generazioni future, e non alle prossime elezioni. Penso che le persone apprezzeranno. E la mia elezione lo dimostra: i cittadini sono stanchi dei politici con esperienza, sistemici, boriosi, che in 28 anni hanno creato il paese delle possibilità: delle possibilità di corruzione, traffici, ladrocini.

Noi costruiremo un paese di altre possibilità. Dove tutti saranno uguali davanti alla legge, dove le regole del gioco saranno oneste e trasparenti, uguali per tutti. E per questo al potere devono venire persone che si metteranno al servizio del popolo.

E voglio che nei vostri uffici non ci siamo mie immagini, che non ci siano miei ritratti, perché il presidente non è un’icona, non è un idolo. Il presidente non è un ritratto. Appendete piuttosto le fotografie dei vostri figli e prima di prendere qualsiasi decisione guardateli negli occhi.

Il popolo vuole fatti, non parole: Zelenskij scioglie la Rada

Sapete, potrei dire ancora molte cose, ma gli ucraini non vogliono parole, vogliono azioni. Pertanto, stimati deputati, voi stessi avete fissato l’inaugurazione di lunedì, giorno feriale. Vedo in questo un lato positivo. Vuol dire che siete pronti a lavorare. E pertanto vi chiedo di accettare: la legge che cancella l’immunità parlamentare, la legge che assegna responsabilità penale per l’arricchimento illecito, il tanto atteso Codice elettorale; e facciate in modo, per favore, che le liste siano aperte al pubblico. Vi chiedo inoltre di destituire il capo dei Servizi di sicurezza ucraini, il procuratore generale dell’Ucraina, il ministro della difesa dell’Ucraina. Questo è ben lungi dall’essere tutto ciò che potete fare, ma tanto per iniziare è sufficiente. Avrete due mesi di tempo. Fatelo e guadagnatevi le vostre medaglie. E questa è l’occasione giusta per annunciare elezioni parlamentari anticipate. Sciolgo la Verchovna Rada dell’ottava legislatura.

Gloria all’Ucraina! Vi ringrazio.

E infine, sarò breve: caro popolo, nella vita ho cercato di fare di tutto per far sorridere gli ucraini. Questo – lo sentivo nel cuore – è stato in realtà non soltanto il mio lavoro, ma la mia missione. Nei prossimi cinque anni farò di tutto, ucraini, perché voi non piangiate. Grazie».

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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