Sindaco Odessa

UCRAINA: Prove fabbricate contro il sindaco di Odessa

Il 14 ottobre le autorità ucraine, su indicazione del Servizio di Sicurezza (SBU), hanno revocato la cittadinanza al sindaco di Odessa Hennadyj Truchanov. Al suo posto è subentrato Serhiy Lysak e la città è stata posta sotto la guida di un’amministrazione militare.

Martedì scorso, attraverso un decreto presidenziale firmato da Zelensky, le autorità hanno revocato la cittadinanza ucraina a Hennadyi Truchanov, sindaco di Odessa, sollevandolo così dall’incarico che ricopriva dal 2014. La revoca sarebbe avvenuta sulla base della recente legge entrata in vigore a giugno di quest’anno, la quale vieta ad ad un individuo di possedere contemporaneamente la cittadinanza ucraina e la cittadinanza di “paesi che non riconoscono l’integrità territoriale del paese”, Russia su tutti.

Nella stessa giornata, durante il consueto appello serale alla popolazione, il presidente Zelensky ha dichiarato che la città di Odessa avrebbe “meritato migliore protezione e migliore supporto”, obiettivo raggiungibile attraverso l’istituzione di una “amministrazione militare della città”. Soltanto un giorno dopo, il 15 ottobre, lo stesso presidente ha scelto l’ex agente dell’SBU e governatore dell’oblast di Dnipropetrovsk, Serhiy Lysak, come capo dell’amministrazione.

Fin qui, tutto bene. La revoca della cittadinanza, il dibattito, il lavoro degli organi di sicurezza, la creazione di zone controllate dall’esercito: nulla di dissimile dalla straordinaria quotidianità che i cittadini di un paese in guerra come l’Ucraina si trovano a vivere ogni giorno. La faccenda si complica quando si analizzano più attentamente i documenti forniti dall’SBU a riprova del possesso della doppia cittadinanza di Truchanov. Come dimostra l’inchiesta di The Insider e del giornalista investigativo Christo Grozev – ex Bellingcat, autore di inchieste sull’avvelenamento di Sergei Skripal e di Alexei Navalny – il passaporto internazionale russo e la registrazione nel servizio di migrazione del paese pubblicati dal Servizio di Sicurezza ucraino sono semplicemente falsi.

A scanso di equivoci: Truchanov ha avuto un passaporto russo. Anzi, ne ha avuti due: uno acquisito nel 2003, poi segnalato come smarrito, e uno rilasciato nel 2011, a cui lo stesso sembrerebbe aver rinunciato nel 2017. Il documento pubblicato dall’SBU, però, presenta svariate incongruenze, anche parecchio grossolane. Innanzitutto, il nome è traslitterato incorrettamente in caratteri latini (Gennady Trukhanov, come recita uno dei veri passaporti posseduti dall’ex sindaco di Odessa, diventa Genadyi Truhanov nel passaporto pubblicato qualche giorno fa); in secondo luogo, il numero di passaporto che sarebbe dovuto corrispondere al documento di Truchanov, il 712359619, appartiene in realtà ad una donna di Novosibirsk; infine, tale numero corrisponde ad un passaporto rilasciato nel 2010, e non nel 2015 come sostengono le autorità ucraine.

Chi, dunque, ha voluto fabbricare una prova – decisamente mal riuscita – contro il sindaco di Odessa? E perché?

Hennadyi Truchanov

Odessa è una città molto particolare, per la sua storia, la sua posizione, la sua popolazione. È anche una città molto importante dal punto di vista strategico-militare, e per questo motivo è da tempo bersaglio di bombardamenti e attacchi condotti dall’esercito russo. Truchanov, sindaco dal 2014, ha incarnato – per certi versi – le contraddizioni della città. Eletto al parlamento nel 2012 con il Partito delle Regioni – lo stesso di Viktor Janukovyč, ex presidente destituito della Rivoluzione della Dignità del 2014 – Truchanov ha vinto le elezioni come sindaco di Odessa per ben tre volte, nel 2014, nel 2015 e nel 2020. Descritto da alcuni come “filorusso”, ha certamente avuto posizioni decisamente più morbide di altri suoi connazionali nei confronti di Mosca, soprattutto per quanto riguarda l’eredità russa della città di Odessa e la sua comunità russofona. Più notoriamente, non ha mai aderito al processo di rimozione delle statue e delle installazioni di epoca imperiale o sovietica accentuato dagli eventi del 2013-2014.

Con l’inizio dell’invasione su larga scala i suoi discorsi si sono fatti più patriottici e vicini alla linea presidenziale, ma non è mai stato un alleato di Zelensky e del suo partito.

Infine, ulteriori ombre si allungano sulla sua figura. Negli anni è stato indagato per una serie di reati, tra cui riciclaggio di denaro, corruzione e appropriazione di fondi pubblici. Soprattutto, nel 2016 il suo nome compariva nei famigerati Panama Papers, che lo indicavano come proprietario di conti off-shore e di diversi passaporti.

Accentramento e decentralizzazione del potere

La fabbricazione del “caso Truchanov” ha delle possibili motivazioni contingenti: togliere di mezzo un avversario politico (per quanto marginale), istituire una zona militare facilmente controllabile, politicamente e militarmente, mettere le mani sui flussi economici di un porto importante come quello di Odessa. Dall’altra parte, tuttavia, la rimozione di Truchanov dall’incarico rappresenta soltanto l’ultimo scontro tra la tendenza centralizzatrice della presidenza ucraina e le élite regionali.

Per quanto di diversa portata, quello del sindaco di Odessa non è il primo dissapore tra Zelensky e i rappresentanti eletti delle più importanti città ucraine. Si potrebbero citare, solo a titolo di esempio, le complesse relazioni della presidenza con Vitalij Klyčko (sindaco di Kyiv), Borys Filatov (sindaco di Dnipro) o Ihor Terekhov (sindaco di Kharkiv).

Future elezioni non sono ancora all’orizzonte, e ogni ipotesi circa gli eventuali schieramenti risulta mera speculazione. Tuttavia, è innegabile che queste figure possano incarnare, in futuro, un promettente avversario politico: una convergenza di intenti tra personaggi forti del sostegno locale e delle loro reti regionali e una figura catalizzante come quella dell’ex generale Zaluzhnyi (oggi ambasciatore a Londra) rappresenterebbe un ostacolo difficile da superare per Zelensky, i cui consensi continuano a calare.

Chi è Davide Cavallini

Laureando in Storia. Cuore diviso tra la provincia est di Milano e l'Est Europa. Appassionato di movimenti giovanili, politiche migratorie e ambientali, si occupa principalmente di Romania, Moldavia e Russia.

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