Il 25 maggio gli slovacchi affolleranno le urne per le consultazioni europee. A scegliere i 14 parlamentari che rappresenteranno il paese in Europa saranno in realtà ben pochi cittadini. L’attenzione è puntata sulla formazione espressione della nuova presidente Zuzana Čaputová, sul potenziale elettorale di Slovacchia Progressista in vista delle elezioni nazionali del prossimo anno. I socialdemocratici tenteranno invece di fermare il declino del partito, mentre la destra sembra pronta a tornare protagnosita della vita politica del paese.
I nastri di partenza
Saranno ben 8 le formazioni politiche che secondo i sondaggi supereranno lo sbarramento nazionale del 5% dei voti validi, soglia necessaria per eleggere almeno un parlamentare europeo. La situazione appare molto intricata e i risultati potrebbero ricalcare la frammentazione delle consultazioni di cinque anni fa.
Il partito socialdemocratico dell’ex premier Robert Fico dovrebbe riconfermarsi prima forza politica del paese con poco più del 20%. La formazione al governo, espressione del primo ministro Peter Pellegrini, nonostante la netta sconfitta alle presidenziali di marzo sembra ancora viva e in grado di mobilitare i suoi elettori per impedire un’ulteriore disfatta elettorale.
A sfidare la forza di governo sarà Slovacchia Progressista. Solamente poche settimane fa la formazione liberal-progressista è stata capace di presentare la candidatura vincente della nuova presidente Čaputová, figura in grado di raccogliere oltre un milione di voti di cittadini desiderosi di regalare a Fico e ai socialdemocratici una cocente sconfitta.
Sarà interessante analizzare il suo potenziale elettorale in vista delle elezioni parlamentari del prossimo anno.
La nuova destra
Data per morta da molti analisti della regione, la destra slovacca si era presentata divisa alle elezioni presidenziali di marzo, quando non riuscì a qualificare alcun candidato al turno di ballottaggio, con i voti d’area che si divisero tra Štefan Harabin, Milan Krajniak e Marian Kotleba. Quest’ultimo è il leader di una formazione di estrema destra che sabato potrebbe diventare la seconda forza del paese.
La sorpresa potrebbe proprio essere Nostra Slovacchia (LSNS). Il partito neofascista viene accreditato dai sondaggi al 14% delle preferenze, una percentuale con la quale la formazione di Kotleba spedirebbe ben due rappresentati nel nuovo parlamento europeo. Anche il partito nazional-conservatore Siamo Famiglia potrebbe ottenere un risultato a doppia cifra, mentre il partito nazionale slovacco dovrebbe risentire dell’appoggio al governo socialdemocratico, ma essere comunque in grado di portare un suo candidato in Europa.
Situazione che mette in luce uno stato di salute tutt’altro che moribondo per la destra slovacca. Cinque anni fa aveva ottenuto poco più dell’1% dei voti, senza eleggere alcun deputato nel consesso europeo. Una crescita esponenziale che sarebbe sbagliato archiviare dopo gli sviluppi presidenziali che hanno fatto gridare molti di una fantomatica rinascita progressista per il paese mitteleuropeo.
Le destre più a destra del partito popolare europeo sono ancora forti in Slovacchia, e numerosi sono i suoi elettori. Se saranno in grado di sovvertire i pronostici potranno presto tornare a giocare un ruolo decisivo negli equilibri politici slovacchi.
Astensione in leggero calo
Cinque anni fa la Slovacchia fu in assoluto il paese europeo a registrare la percentuale di affluenza più bassa del continente. Solamente il 13% degli aventi diritto partecipò al voto, record negativo che i cittadini slovacchi sembrano non voler ripetere.
Nonostante la tradizionale diffidenza nei confronti delle urne, stando alle rilevazioni della vigilia il paese potrebbe addirittura raddoppiare la partecipazione al voto, grazie soprattutto alla nuova ondata di mobilitazione politica portata dagli sviluppi recenti interni al paese. L’assassinio del giornalista Ján Kuciak, la crisi socialdemocratica e la vittoria presidenziale di Zuzana Čaputová hanno riacceso l’interesse dei cittadini per la politica.
L’atteggiamento della popolazione slovacca nei confronti dell’Unione Europea rimane piuttosto freddo. Oltre uno slovacco su tre si dichiara indifferente rispetto alle dinamiche europee e solamente uno su due definisce in maniera positiva l’appartenenza comunitaria.
La voglia dei cittadini di tornare protagonisti della vita politica del paese sembra però piuttosto alta in questo momento storico. Nessun partito vuole sfigurare in vista delle politiche del 2020 e c’è da scommettere che la Slovacchia perderà, forse a favore dei cugini cechi, il poco invidiabile record di bassa affluenza.
Foto: Worl Bulletin