UCRAINA: "Odessa non perdonerà". La ricostruzione dei fatti e la verità impossibile

Cosa è accaduto esattamente a Odessa il 2 maggio scorso forse non lo sapremo mai. Come forse non sapremo mai chi erano i cecchini di piazza Indipendenza. Forse solo fra anni la verità potrà essere scoperta e anche allora ci sarà chi la contesterà. Le ricostruzioni degli eventi vengono piegate agli interessi di parte, in modo da dare la colpa all’una o all’altra fazione. Come abbiamo scritto, l’eccidio di Odessa segna il passaggio a una nuova e più violenta fase del conflitto ucraino. Odessa poi non è un posto a caso, come riportato da Giovanni Catelli essa è la chiave di volta del conflitto: se Odessa venisse presa dai filorussi, il governo di Kiev potrebbe non reggere al colpo e il paese finirebbe completamente destabilizzato. La posta in gioco non è solo l’est, ma tutta l’Ucraina.

A due giorni di distanza dai fatti di Odessa comincia a farsi largo una versione dei fatti condivisa, al netto delle strumentalizzazioni di parte. Quegli eventi non solo oggetto di dibattito ma espressione di fedeltà partigiana all’una o all’altra causa. Per questo una verità è impossibile. 

L’inizio degli scontri, i filorussi attaccano

“Quello che possiamo dare per certo è che gli scontri sono iniziati prima della partita di calcio tra la squadra di casa , il Chornomorets Odessa, e gli ospiti del Metalist Kharkiv” scrive Roland Oliphant, inviato a Odessa del quotidiano britannico Daily Telegraph. E’ interessante notare il ruolo degli hooligans in questi contesti: tradizionalmente (e il caso jugoslavo insegna) le tifoserie organizzate sono l’elemento che caratterizza l’inizio di guerre civili o aspri conflitti sociali. Le due opposte tifoserie si sono unite in un corteo a sostegno della rivoluzione di “Maidan” e hanno marciato verso la piazza della cattedrale dove si è raccolta una folla che comprendeva persone comuni, membri delle “forze di autodifesa di Maidan” e alcuni elementi dell’estrema destra organizzata (di cui Pravy Sector è solo una espressione). Erano le due pomeriggio e una grande folla si era ormai radunata. Il corteo si è dunque mosso verso lo stadio.

“Prima di arrivare allo stadio, però, il corteo è stato attaccato da uomini che sembravano essere attivisti filorussi poiché – dicono i testimoni – portavano al petto il nastro nero e arancio di San Giorgio” riporta ancora il Telegraph. Testimonianze analoghe sono state raccolte anche dalla BBC. Per tutti gli osservatori e i testimoni l’attacco è sembrato ben pianificato. Le riprese video mostrano come gli attaccanti vestissero giubbotti antiproiettile, caschi, scudi e bastoni. Non sarebbero mancate le pistole. I morti erano quindi inevitabili e, anzi, cercati dagli assalitori.

Le ferite da arma da fuoco

Il dottor Andrei Vegerzhinsky, medico responsabile dell’Ospedale n°1, ha dichiarato al Telegraph che dalle ore 16 è cominciato l’afflusso di feriti. Circa novanta persone sono state curate nel suo ospedale e molte riportavano ferite da proiettili di gomma. Alle 18.40 una donna è arrivata con una ferita di arma da fuoco che le aveva reciso un arteria ed è morta dissanguata venti minuti dopo. Un capitano di polizia è attualmente ricoverato con gravi lesioni da arma da fuoco e un’altra vittima si troverebbe tra la vita e la morte con un polmone perforato. La battaglia sarebbe durata fino a sera, coinvolgendo l’area circostante a via Greska, nella zona centrale della città.

La seconda fase, i pro-Maidan contraccano

Gli assalitori filorussi sono stati progressivamente sopraffatti e un gruppo si è sganciato rifugiandosi in piazza: “Alcuni testimoni dicono che sono passati attraverso le linee della polizia senza essere fermati” riporta ancora il Telegraph. Anche secondo il quotidiano The Guardian la polizia si sarebbe comportata in modo da favorire l’azione dei filorussi senza intervenire per fermarli.

Giunti nella piazza antistante il palazzo dei Sindacati, i filorussi hanno costruito barricate. In quella piazza c’era un accampamento di tende dei filorussi che da qualche settimana protestavano contro il governo di Kiev. Essi erano però estranei alle violenze di quel giorno ed erano perlopiù giovani, ragazzi e ragazze, disarmati e provenienti dalle zone circostanti Odessa o dalla città stessa. Il gruppo filorusso che assalì il corteo pro-Maidan, andando in quella piazza, ha esposto altre persone a una violenza di cui non erano responsabili. Non sapremo mai se si è trattato di un calcolo (per usarli come scudi umani, come sostiene qualcuno) o di un caso.

Una cosa è certa, spaventati dall’arrivo dei pro-Maidan i filorussi della tendopoli hanno cercato rifugio dentro il palazzo del Sindacato. I pro-Maidan hanno presto sfondato le barricate erette dai filorussi violenti che sono quindi scappati anch’essi dentro al palazzo del Sindacato. Dentro al palazzo si trovavano quindi manifestanti pacifici, il gruppo di violenti e gente comune che lavorava negli uffici del Sindacato. “Avevano deciso di farci fuori. Erano arrabbiati per quello che era successo per le strade”, ha detto Alexandra, un residente locale che era tra la folla quel giorno, al corrispondente del Telegraph.

L’incendio, chi è stato?

Arriviamo così al momento che ha trasformato i tafferugli in una tragedia. Non sapremo mai chi ha scatenato l’incendio: se i filorussi dall’interno o le bombe incendiare lanciate dall’esterno da parte degli assedianti pro-Maidan. Questi ultimi sostengono che l’incendio sarebbe scoppiato in modo accidentale al terzo piano dell’edificio, forse una molotov sganciata per sbaglio da qualche filorusso. Molte immagini e video mostrano però che le bottiglie incendiare furono lanciate, e in buon numero, dall’esterno. Può il palazzo essere andato a fuoco non per quelle lanciate dai pro-Maidan ma per una sganciata accidentalmente all’interno dai filorussi? Ricostruire l’accaduto richiederebbe lunghe e dettagliate indagini che, al momento, sembrano impossibili e che in ogni caso potrebbero essere contestate o condotte in modo irregolare.

Sappiamo però che la polizia lasciò fare, senza intervenire come già aveva fatto nel pomeriggio a favore dei filorussi. Sappiamo anche che le persone che si trovavano all’interno dell’edificio sono state aiutate a trovare scampo dalle fiamme anche da alcuni assedianti mentre altri, incuranti, esultavano per l’incendio.

Le vittime e la rabbia

Al momento risultano 46 vittime, morte soffocate e carbonizzate dentro al palazzo. Secondo Russia Today, il canale d’informazione di Stato russo, tra le vittime ci sarebbero 15 cittadini russi. Secondo il Kyiv Post, organo di stampa ucraino filo-occidentale, ci sarebbero stati anche russi residenti in Transnistria. Tali affermazioni sono però state smentite dalla procura.

Il giorno dopo l’incendio a Odessa è esplosa la rabbia dei parenti delle vittime ma anche dei cittadini comuni. Migliaia di persone si sono radunate intorno al palazzo del Sindacato per protestare contro la polizia il cui capo è stato silurato dal governo all’indomani dell’eccidio. Uno di loro, intervistato dal Guardian, era Alexander Lugansky, veterano della guerra in Afghanistan, venuto per deporre cinque garofani rossi: “Mosca e Kiev sono entrambe colpevoli – ha detto – Odessa non perdonerà”. 

 

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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10 commenti

  1. Michele Bettini

    Disordini non solo in Ucraina

    Innanzi tutto vi ripeto che le vostre CHIACCHIERIE UNIVERSITARIE non fanno presa su di me.
    Effetto Ucraina: Da noi sembra non ci sia differenza tra tifosi e teppisti. Eppure la differenza c’è. Un tifoso non è mai un teppista. Il teppista è colui che s’intrufola nel mondo dello Sport, ma non è mai uno sportivo. Polizie e Prefetti (superstipendiati, ma perennemente assenti e latitanti) non sanno e non vogliono prevenire e reprimere il teppismo e pertanto il teppismo prolifica e s’ingrassa. Evidentemente ci sono troppe leggi che non parlano chiaro e che parlano troppo, ma nessuna intenzione di ripulire questa società. Le false tifoserie prendono ispirazione da avvenimenti e atmosfere di cui si hanno confuse notizie e vogliono fare la loro parte, contro chi non importa. E a pagare siamo noi persone comuni. Entrare in uno stadio oggi costa la stessa fatica che entrare in un aeroporto.
    L’Italia è un paese a pezzi e qualcuno si diverte a rompere i cocci, perché è troppo faticoso ricomporli e occorre esserne capaci. L’Ucraina è un paese a PEZZI e chiunque, di ogni genere, fa opera di sciacallaggio. Loro hanno i miliziani, pagati non si sa da chi. Ma noi non siamo fessi: abbiamo gli ultrà, i black block, i blue block, creati dalla pseudo-stampa. Ne conoscete qualcuno? sapete per caso cosa vogliono costruire? E chi scende in Piazza se non è mandato da qualcuno?
    Il teppismo stesso ha bisogno del branco, perché il teppista mai troverebbe il coraggio o l’ispirazione stando da solo.
    Chi ha ridotto così male Italia e Ucraina? L’America naturalmente, perché l’America è una nazione indebitata ASTRONOMICAMENTE e pertanto ha bisogno del caos per sopravvivere e rimandare sine die il pareggio del bilancio, o il collasso.
    Ma alla gente dell’Ucraina cosa importa, con una classe media che ha un reddito che non arriva a 150 € al mese, se la nave affonda a destra o a sinistra? Cosa importa cambiare fuori se siamo marci dentro? Cosa importa chi sta al timone? Alle persone di buon senso importa solo la tranquillità, la libera circolazione, girare il mondo, l’osservazione del paesaggio, lasciare una traccia del proprio passaggio. Se ci sono problemi in Ucraina, chi vuole risolverli e come? Ci sarebbero 1000 soluzioni diverse, ma nessuno vuole una soluzione. I politici che stanno là non sono certo migliori di quelli di qua. E magari quelli di qua ci vorrebbero consolare col fatto che, senza loro merito, qua si sta meno peggio. Rifugiatevi nella FEDE perché la felicità non è di questa terra, ma di un Mondo che non c’è. Lo sanno anche le donne ucraine, russe e bielorusse, che oggi ti dicono sì, ma domani ti ridurranno ad uno straccio. Perché loro sono povere e vogliono la parità. Tu devi diventare povero come loro, così potranno giustificare la loro volubilità e continuare la loro vita da disperate, prive di ogni relazione.

  2. Dubbiosistematico

    scusami, ma anche ammettendo che al terzo piano avesse accidentalmente preso fuoco qualcosa non lanciato dall’esterno, il fuoco sale verso l’alto, non verso il basso, in nessuno modo avrebbe potuto mandare a fuoco un palazzo così. Ci sono km di video che mostrano lanci di molotov dall’esterno: chi le ha preparate, chi le ha lanciate. Non regge nemmeno l’ipotesi (assurda e follemente disumana) che quei poveretti volessero darsi fuoco da soli

  3. Michele Bettini

    Certamente quei poveretti non volevano darsi fuoco da soli, ma siamo ad Odessa, una città in cui è tutto rotto, tutto fuoriuso, fuori norma, privo di manutenzione e di prevenzione. Qui la gente si comporta in modo assurdo e non solo qui. In modi edifici non arriva l’acqua perché i tubi sono rotti. E magari ci sono perdite di gas. Non ci sarebbe da meravigliarsi se qualcuno dall’interno abbia tentato di spegnere l’incendio con ogni liquido che gli capitava, benzina compreso.
    In Ucraina il servizio ENPI è svolto per la maggiotr parte da donne che per tre mesi all’anno vengono in Italia a fare le braccianti.
    Odessa è una bellissima città, con tutti viali e con alberghi a costi proibitivi. Un albergo costa in 24 ore mediamente la metà di uno stipendio mensile locale. E poiché non c’è modo di vivere lavorando, appena c’è qualcuno che ti paga profumatamente per andare a fare casino si accetta la proposta. Caio Mario reclutò tutti i disoccupati e i clandestini che c’erano a Roma e lungo le strade consolari, per andare a combattere contro i Cimbri, i Teutoni e gli Ambroni. Possibile che devo sempre stare a fare lezione al muro?

  4. Grazie per la dettagliata ricostruzione dei fatti, la verità fa male ed è solo una,gli interessi economici valgono più della vita di persone, fratelli dello stesso Paese!
    Noi che siamo così vicini, riflettiamo guardando in quello specchio.
    Mi unisco al dolore di quella popolazione che è schiacciata dai poteri e vorrebbe solo vivere dignitosamente in pace.

  5. Vi seguo da tempo anche se non ho mai avuto occasione di commentare.
    Vivo in Ucraina da qualche anno e volevo ringraziarvi perche le vostre pagine sono tra le più obiettive che si possano leggere di questi tempi. Internet è piena di false notizie, di foto e di video ambigui e manipolati, di commenti superficiali e di parte su pagine Facebook ignobili, mentre la realtà è estremamente complessa e sfumata e, devo ammetterlo, spesso difficile da capire e da spiegare.
    Vorrei un po’ di pace per questa che ho scelto che sia la mia terra, ma so che dovrò aspettare. La stragrande maggioranza della gente qui la merita.
    Marco

  6. ottimo. il problema e’ che c’e’ qualcuno a cui serve il sangue. e in queste condizioni e’ facile ottenerlo. la vicinanza della transnistria e’ poi un pericolosissimo elemento di rischio per odessa…forse il sogno di qualcuno e’ collegare la Russia con la Transnistria..prendendo cosi’ il controllo di tutto lo sbocco sul mar Nero. Ora il primo obiettivo e’ fermare le elezioni presidenziali in ucraina. E questo tentativo, probabilmente, costera’ ancora molto sangue.

  7. Ci sono immagini chiarissime che mostrano lanci ripetuti di bombe incendiarie contro il palazzo: cosa volevano fare quegli estremisti lanciandole? Volevano appunto dar fuoco a chi era dentro! “L’’incendio sarebbe scoppiato in modo accidentale al terzo piano dell’edificio, forse una molotov sganciata per sbaglio da qualche filorusso”. Neanche la propaganda nazista avrebbe potuto trovare una scusa più orribile per giustificare una tragedia. Non avete nessun rispesto per quei poveri morti. Su quali basi salta fuori una tale ipotesi? Non avete visto le immagini che mostrano il grande ingresso principale del palazzo completamente in fiamme? Al piano terra, non al terzo piano…. C’è un video che mostra un poliziotto che spara ripetutamente contro il palazzo in fiamme. Perchè non lo dite? Quali prove volete per dire finalmente che TRA questi pro-Maidan vi sono estremisti violenti e ultra-nazionalisti disposti ad uccidere? Una loro dichiarazione firmata da parte loro? A parti invertite non avremmo mai avuto un tale articolo, ma soltanto accuse ripetute e violente contro i filorussi. C’è qualcuno che lo dubita!? E’ terribile constatare a quale livello sia giunta la propaganda qui in occidente…………..

  8. “Alcuni testimoni dicono che sono passati attraverso le linee della polizia senza essere fermati”

    Qualsiasi persona con un minimo di logica a questo punto si chiederebbe se fosse possibile che si sia trattato di infiltrati!
    Nessuna citazione da parte vostra.
    Nel frattempo esistono dei video in cui si vedono delle persone con molotov sul tetto dell’edificio e immagini di persone amazzate con armi da fuoco! Il modo con cui chiudete l’analesi dei fatti è terrificante!

    Congratulazioni avete vinto il premio Göbbels!

  9. l’articolo sostiene che ci fossero due diversi gruppi di filorussi nel palazzo, quelli professionisti che scappavano dopo aver ucciso delle persone e i giovani manifestanti delle tende; chi puo dire che i killer professionisti (magari stranieri) non abbiano ucciso qualche ragazzo per confondere le acque? E’ il loro lavoro

  10. L’articolo, non ha resistito alla prova del tempo

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