CROAZIA: Intimidazioni e assalti contro le Giornate della Cultura Serba

Le Giornate della Cultura Serba stanno venendo interrotte, da Spalato a Zagabria, da gruppi di ultranazionalisti croati. Un segnale preoccupante.

Il sabato sera degli hooligan a Zagabria

Circa cinquanta uomini mascherati hanno tentato, sabato sera 8 novembre, di assaltare il Centro Culturale Serbo in via Preradović a Zagabria, dove si tiene la mostra “Effemeridi – l’eredità di Dejan Medaković“, aperta da Milorad Pupovac, membro del Parlamento croato e presidente del Partito Democratico Serbo Indipendente (Samostalna demokratska srpska stranka, SDSS) – evento che segna l’inizio delle Giornate della Cultura Serba. Lo stesso evento è stato accolto, a Spalato, da violenza e incitamento all’odio.

Come riportato dal portale croato Index, la polizia non è intervenuta immediatamente e il gruppo si è disperso spontaneamente. “Andiamo tutti a via Preradović 23! Ci vediamo oggi alle 18:30 nel parcheggio dell’etnobusiness per suonare il clacson in segno di ‘cultura’! Chi non ha un’auto venga a piedi. Se il parcheggio è chiuso, aspetteremo in strada con le nostre auto. Chiamate tutti! Condividete!”, si leggeva in uno dei messaggi diffusi tramite WhatsApp, secondo Jutarnji list. Gli individui mascherati se ne andarono dopo aver cantato “Oh Croazia, Oh Croazia, Stato indipendente” e aver intonato il saluto ustasciaPer la patria, pronti!”.

Le reazioni dei politici serbi di Croazia e del sindaco della capitale

Pupovac – presidente anche del Consiglio Nazionale Serbo – ha dichiarato che la comunità serba (oggi 120.000 persone, rispetto alle 600.000 del 1991) non vuole venire turbata dagli incidenti. “Non ci siamo riuniti per disturbare e non ci siamo riuniti per essere disturbati“, ha detto alla radio croata RTL, aggiungendo che gli eventi di sabato devono preoccupare tutti i cittadini della Croazia.

Il sindaco di Zagabria, il verde Tomislav Tomašević, ha condannato la celebrazione dello “Stato indipendente di Croazia” e il clima di minaccia al limite della violenza politica. “Zagabria e la Croazia non onorano l’NDH, che ha introdotto leggi razziali e ha sistematicamente assassinato persone nei campi di concentramento a causa della loro religione, nazionalità o opinioni politiche”, ha dichiarato Tomašević, ricordando che nessuno dovrebbe essere al di sopra della legge.

Il governo intanto ha indicato che rafforzerà le misure di sicurezza attorno agli eventi organizzati dalla minoranza serba, per evitare provocazioni o incidenti – anche a seguito dei fatti di Spalato. Secondo le autorità, la polizia è intervenuta prontamente in via Preradović, non appena venuta a sapere del raduno di incappucciati presso il Centro culturale serbo.

Lunedì 3 novembre: l’irruzione alle danze serbe a Spalato

Già lunedì scorso, 3 novembre, 50 uomini vestiti di nero e con passamontagna avevano interrotto uno spettacolo folkloristico tenutosi nell’ambito delle Giornate della cultura serba a Spalato, la seconda città della Croazia, minacciando artisti e spettatori e scandendo lo slogan “Za dom spremni” (“Per la patria – Pronti”), un saluto utilizzato dal regime croato degli Ustascia, alleato dei nazisti durante la seconda guerra mondiale e considerato inconstituzionale (pur con qualche eccezione).

Nei video, pubblicati dal quotidiano della minoranza serba di Croazia, Novosti, si sente un uomo dire ai partecipanti di andarsene, affermando che “non verrà fatto del male nessuno“, mentre in un altro video si sente gridare “feccia serba”. I principali sospetti si concetrano sui membri della Torcida, i tifosi dell’Hajduk Spalato.

“Si trattava di uno spettacolo folkloristico di un gruppo di danza per bambini [di Novi Sad, Serbia] e di un coro di pensionati”, ha affermato Nikola Vukobratovic, presidente di Prosvjeta, la società culturale serba che organizza gli eventi. “È particolarmente inquietante che, come si vede nel filmato, i partecipanti stessero praticamente negoziando la loro uscita di sicurezza dall’edificio come se fossero ostaggi“. Vukobratovic ha invitato tutti gli spalatini a “resistere alla follia che la nostra città, i nostri ospiti – i bambini di Novi Sad – e soprattutto i nostri concittadini di nazionalità serba non meritano”, annunciando che le Giornate della Cultura Serba sarebbero proseguite il giorno dopo.

L’attacco è stato condannato dal presidente croato Zoran Milanovic (SDP), secondo cui i responsabili dovrebbero risponderne penalmente, senza ricevere la visibilità cui anelano. Secondo il partito socialdemocratico, “ciò che è accaduto a Spalato è una vergogna per la Croazia, un paese che si vanta della democrazia e dei valori europei. Teppisti mascherati marciano liberamente, scandendo slogan fascisti e perseguitando le minoranze, mentre le autorità restano in silenzio”, ha affermato l’SDP. Anche il premier Andrej Plenkovic (HDZ) ha espresso condanna, respingendo le accuse dell’opposizione: “questo governo non sostiene certo il revisionismo storico né promuove o tollera l’ideologia ustascia. Mi aspetto che la polizia e la Procura di Stato perseguano i responsabili”, ha affermato.

Nei giorni successivi,  sul muro della palestra della scuola di Plokite, a Spalato, sono comparsi le scritte “Uccidete un serbo” e “Feccia della Croazia”, oltre alla lettera “U” con la croce degli ustascia. Una foto del graffito è stata pubblicata dal portale Dalmatinski. L’attacco è l’ultimo di una serie di episodi di estrema destra segnalati in Croazia dall’estate, a partire dal mega-concerto del cantante ultranazionalista Marko Perković “Thompson” lo scorso luglio a Zagabria.

Domenica 9 novembre: il raduno ultranazionalista sul lungomare di Spalato

Il giorno dopo l’assalto a Zagabria, l’attenzione è tornata a Spalato, dove i tifosi dell’Hajduk si sono dati appuntamento sul lungomare per protestare contro l’arresto, in settimana, di nove uomini, autori dell’irruzione di lunedì, posti in custodia cautelare per un mese.

Secondo uno degli oratori – “il volontario difensore Marko Rogić” – “la canzone ‘Bojna Čavoglave’ e ‘Per la patria – pronti’ vengono criminalizzate, mentre la stella a cinque punte non è stata criminalizzata” e “si ripetono luoghi comuni sull’antifascismo come fondamento dello Stato”. Rogić ha affermato che nel tentativo di interrompere la mostra a Spalato “a nessuno è stato torto un capello e non c’è stata alcuna violenza“.

Rade Šerbedžija [famoso attore serbo di Croazia, ndr] e gli autori del memorandum SANU sono in libertà, ma i difensori della Croazia, i loro simboli e le loro verità no. Chiediamo che chi riceve denaro pubblico rispetti la verità sulla creazione della Croazia. Pupovac deve condannare Milan Martić, che ha bombardato Zagabria e perseguitato i croati. Coloro che oggi promuovono lo spazio culturale jugoslavo come modello non avranno successo. Com’è possibile che le autorità e i media non vedano i continui insulti degli jugonazionalisti?”. Rogić ha concluso l’arringa chiedendo “ai servizi segreti di proteggere il popolo croato” e “al megafono di smettere di diffondere la narrazione sui serbi in pericolo”.

Al termine della protesta, è stata suonata la canzone di Thompson “Bojna Čavoglave“. Al primo verso “per la patria”, i partecipanti hanno gridato “pronti”. Alcuni giovani nelle prime file hanno salutato con la mano destra, dopodiché i manifestanti hanno marciato verso il tribunale per “esprimere il loro dissenso” alla decisione di arrestare i responsabili che avevano interrotto le Giornate della Cultura Serba a Spalato. Il raduno si è concluso con canti e cori “patriottici”.

La polizia ha annunciato che il raduno si è svolto senza incidenti e che non è stato necessario alcun intervento. Nel frattempo, le forze dell’ordine presidiavano l’area della mostra dell’artista serbo Budimir Dimitrijević.

Foto: Miroslav LELAS / HINA

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