concerto Perković

CROAZIA: Il concerto da record del cantante ultranazionalista Thompson

Il concerto di Marko Perković “Thompson” a Zagabria ha conquistato la prima pagina di molti giornali anche fuori dalla Croazia: sia per le sue idee di estrema destra e sia per il numero da record di partecipanti al concerto. Le sue canzoni rievocano la guerra con cui la Croazia ha ottenuto l’indipendenza della Jugoslavia e sono piene di riferimenti al regime degli ustascia che ha governato il paese negli anni ’40 a fianco di Hitler. Tuttavia buona parte dei fan di Thompson hanno meno di 30 anni.

Quasi 500.000 persone – un decimo dell’intero paese – in un ippodromo per assistere ad un concerto: è il record toccato pochi giorni fa a Zagabria, in Croazia. Il cantante che si è esibito è Marko Perković alias “Thompson”, 58 anni, ex soldato volontario e poi musicista e cantante folk-rock molto conosciuto e apprezzato nel suo paese. Sul personaggio e sulle sue idee politiche già il nome d’arte dice molto poiché si tratta di un chiaro riferimento a un modello di mitra, americano, “Thompson” appunto, molto utilizzato durante l’ultima guerra in ex Jugoslavia.

Perković si è guadagnato il successo almeno in Croazia, perché paesi come Germania, Svizzera, Paesi Bassi, Austria e Slovenia ne hanno invece vietato le esibizioni, che già negli anni novanta glorificavano i soldati croati e la guerra d’indipendenza dalla Jugoslavia. Molto esplicite sono poi le sue allusioni al regime degli ustascia, il regime filo nazista che ha governato la Croazia durante gli anni ’40 e che ha deportato e ucciso circa 400.000 persone, tra ebrei, rom e soprattutto serbi.

La sua canzone più famosa si intitola Bojna Čavoglave (Il battaglione di Čavoglave) e con questa ha aperto anche il concerto di Zagabria. Al suo grido «Za Dom» la folla in coro risponde: «spremni!» («Per la patria, pronti!»). Si tratta del motto ufficiale del regime ustascia ed è poi stato ripreso come grido di battaglia delle Forze di Difesa Croate (HOS), i paramilitari che negli anni ’90 furono impegnati nel conflitto contro i ribelli serbi delle Krajine – oltre che nella guerra in Bosnia. La canzone glorifica i soldati croati durante il conflitto che durò, a fasi alterne dal 1991 al 1995 quando con l’operazione militare Oluja (Tempesta) la Croazia riconquistò definitivamente i territori contesi.

La questione serba e il ricordo di Jasenovac

Nel mirino delle canzoni di Perković ci sono i serbi, in particolare la minoranza serba che ancora vive in Croazia, ma che nel 1991 era molto più ampia (oggi sono circa 120.000 persone, il 3,2%, ma nel 1991 erano circa 580.000, il 12%). Nei testi sono frequenti frasi come “uccidi un serbo” e una canzone in particolare, Jasenovac i Gradiška Stara (Jasenovac e la vecchia Gradiska), celebra i massacri compiuti nel principale campo di concentramento costruito in Croazia dagli ustascia. A Jasenovac si stima che siano state uccise tra le 77.000 e le 104.000 persone, tra serbi, ebrei, rom e oppositori del regime.

La questione dei campi di concentramento ustascia è tornata agli onori della cronaca per le numerose teorie negazioniste e perché più volte il presidente serbo Aleksandar Vučić ha chiesto di poter fare visita al memoriale, permesso che gli è stato accordato solo lo scorso aprile dopo vari rifiuti.

Le idee politiche estremiste e nazionaliste di Perković sono state criticate da molti compresa l’ONG Youth Initiative for Human Rights che ha descritto il concerto come il più grande attacco ai valori della democrazia e del UE. Dello stesso parere è anche Vučić secondo cui si è trattato del più grande raduno fascista dopo la Seconda guerra mondiale.

La posizione del governo Plenković

Il governo croato, guidato da Andrej Plenković, ha appoggiato in toto l’evento. Il primo ministro era presente alle prove generali, assieme ai figli e a due membri del governo, tra cui Tomo Medved, dal 2020 vicepremier e prima Ministro dei Veterani. Il cantante ha salutato la delegazione governativa con tanto di foto di gruppo ed ha regalato a Plenković il nuovo disco Hodočasnik.

Sulla presenza del primo ministro al concerto vero e proprio non ci sono prove, mentre è appurato che vi fossero altri importanti politici governo di maggioranza come Gordan Jandroković, il Presidente del Parlamento, il vice Ivan Penava e il ministro della Difesa Ivan Anušić.

L’Unione Europea ha condannato l’accaduto, pur con un certo ritardo e solo in modo molto generale. Bruxelles ha ricordato a tutti i paesi membri il loro obbligo di perseguire la glorificazione o la negazione di genocidi e crimini di guerra e contro l’umanità.

La scelta di Zagabria risulta ancor più controversa poiché solo pochi giorni prima, il 1° luglio, la Croazia festeggiava i suoi 12 anni dall’adesione all’Unione Europea. Il governo croato è stato di recente anche alla presidenza dell’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance), organizzazione intergovernativa che si propone di preservare la memoria dell’Olocausto, promuovere l’educazione, la ricerca e la commemorazione delle vittime del nazifascismo.

L’opposizione e il sindaco di Zagabria

Opposta invece la posizione dei partiti di sinistra come Mozemo! (Noi possiamo!) che hanno condannato l’evento considerato come un grande danno per la società croata. L’obbiettivo posto dal partito è adesso quello di vietare in ogni contesto il saluto ustascia, già giudicato incostituzionale. Nel 2020 il Tribunale di Zagabria aveva stabilito che Perković utilizzando il saluto «Za Dom, spremni!» non violava l’ordine pubblico né turbava la quiete.

Il sindaco di Zagabria Tomislav Tomašević, della stessa parte politica, ha annunciato che per questioni di sicurezza pubblica concerti così grandi a Zagabria non ci saranno più, e si è detto rammaricato per l’uso del saluto ustascia, ma ha sottolineato che i cittadini croati erano in piazza per “il patriottismo e la musica”.

A 12 anni dall’ingresso nell’UE e a 30 anni dalla fine del conflitto, la Croazia è ancora costretta a fare i conti con il suo passato e con un fenomeno sociale come Thompson che trova consenso soprattutto tra le persone più giovani che quella guerra non l’hanno vissuta, ma che sono cresciute in una società fortemente militarizzatae che fatica a condannare le parti più tragiche del proprio passato.

Foto: NIN.rs

Chi è Andrea Mercurio

Ho 26 anni, sono laureato in Scienze Politiche, amo scrivere in ogni modo e in ogni forma. Sono appassionato di Storia e Attualità, da qualche anno mi sono interessato in particolare ai Balcani.

Leggi anche

elezioni presidenziali

CROAZIA: Il presidente uscente Milanović stravince le elezioni presidenziali

In Croazia, Zoran Milanović ha vinto per la seconda volta le elezioni presidenziali battendo il suo avversario Dragan Primorac.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com