The Guest dell'ucraino Zvika Gregory Portnoy e la polacca Zuzanna Solakiewicz si spinge all'interno della no-entry zone del confine polacco-bielorusso.

CINEMA: The Guest, una storia vera dietro ‘Green Border’

The Guest dell’ucraino Zvika Gregory Portnoy e la polacca Zuzanna Solakiewicz si spinge all’interno della no-entry zone del confine polacco-bielorusso.

Nel 2023, Agnieszka Holland scioccava il pubblico della Mostra del Cinema di Venezia con il suo film The Green Border, un’opera di finzione che ricostruisce la crisi migratoria sul confine polacco-bielorusso iniziata nel 2021. In seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza da parte dell’allora presidente Duda, il confine diventò una zona interdetta a giornalisti e ONG, nella quale la polizia di frontiera avrebbe utilizzato metodi particolarmente disumani per deportare i migranti che venivano indirizzati al confine con metodi altrettanto brutali dagli omologhi bielorussi. Non potendo filmare di persona gli eventi, Holland cercò di ricostruirli con un film crudoe senza filtri. I documentaristi Zvika Gregory Portnoy e Zuzanna Solakiewicz, invece, riuscirono ad addentrarsi nella zona interdetta, filmando il materiale di The Guest.

Sin dall’inizio The Guest stabilisce la propria focalizzazione su una singola storia. Come accade spesso nel cinema documentario, il duo si trovò nella casa di un attivista, Maciek, avendo intrapreso le riprese della crisi umanitaria con intenzioni più ampie, quando alla porta bussò un migrante siriano, Alhyder, cercando ospitalità. La storia del ventisettenne diventa immediatamente il fulcro del film, che si sofferma spesso su interazioni tra Alhyder e Maciek, divisi dalla barriera linguistica, mentre il giovane decide la prossima mossa.

C’è una sincerità di fondo che The Guest ricerca, nel raramente discostarsi da questo personaggio, ma che al contempo ne limita forse troppo lo scopo. I cineasti compiono alcune digressioni, e delineano alcuni aspetti della foresta Bialowecza, il luogo in cui si svolge la tragedia della crisi migratoria, dai connotati folcloristici particolari, senza permettendosi di allontanarsi troppo da Alhyder – forse una scelta che nuoce dal punto di vista contenutistico, ma che perlomeno rinforza l’intenzionalità umanitaria del progetto.

Il confronto con The Green Border è impossibile da evitare, ma giova ad entrambi: il materiale documentaristico presentato in The Guest rinforza l’accuratezza della ricostruzione del film di Agnieszka Holland, mentre il documentario, nel suo microcosmo, permette una sorta di espansione, presentando un’ulteriore storia autentica.

Anche se il governo di Duda ha perso alle elezioni – secondo molti, proprio grazie al successo di The Green Border – e sembrerebbe che il film cristallizzi un evento più storico che contemporaneo, resta in realtà ancora attuale. Il governo Tusk, nonostante le promesse di cambi di rotta iniziali, in seguito ad un delitto commesso nella zona di confine, ha annunciato nel corso dello scorso anno una serie di provvedimenti per stabilire una nuova zona di esclusione che ricorda molto, troppo, la zona documentata in The Guest.

The Guest ha iniziato il suo viaggio attraverso i festival a IDFA 2024, dove ha ottenuto il premio alla miglior fotografia. Non è ancora stato presentato in Italia.

Chi è Viktor Toth

Critico cinematografico specializzato in cinema dell'Europa centro-orientale, collabora con East Journal dal 2022. Ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

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