In Albania, nelle elezioni parlamentari dell’11 maggio i pronostici della vigilia sembrano essersi realizzati pienamente, con il premier in carica Edi Rama in netto vantaggio sul suo principale rivale Sali Berisha, leader del Partito Democratico (PD).
Mentre il conteggio delle schede procede a rilento, con circa il 30% dei voti scrutinati, il risultato sembra già’ definito. Il Partito Socialista (PS) si attesta intorno al 52%, un risultato che garantirebbe a Rama 83 dei 140 seggi del Parlamento e al suo nuovo governo una maggioranza assoluta molto solida. Pronto ad assumere il quarto mandato da premier consecutivo, Rama diventa anche il politico albanese al potere per più tempo nella storia dell’Albania, secondo solo al dittatore comunista Enver Hoxha, morto nel 1985.
Ferma al 34% la coalizione di centro-destra guidata dal PD di Berisha, ben al di sotto delle aspettative. Al terzo posto al momento sembra esserci il Partito socialdemocratico (PSD), in passato anche alleato di governo di Rama, fermo al 4% dei voti. Altri tre partiti, la forza di centro-destra MUNDESIA (Partito Opportunità), l’Iniziativa “L’Albania diventa” e il movimento di sinistra “Insieme”, sperano di entrare in parlamento, con voti che ballano tra l’1 e il 3%.
Negativo il dato dell’affluenza, ferma al 42%, 4 punti in meno rispetto al 2021. Occorre pero tener conto che il dato e’ influenzato dal fatto che dei 3,7 milioni di elettori registrati, circa 1,8 milioni vivono all’estero, dunque la stragrande maggioranza dei cittadini residenti nel paese e’ andata a votare. Come annunciato dal capo della Commissione elettorale, i risultati ufficiali saranno annunciati martedì 12 maggio, ma lo scenario appare ampiamente definito.
Il confronto
I dati disponibili al momento danno al PS ben 9 seggi in più rispetto a quelli ottenuti nelle elezioni del 2021 e addirittura 8 in più rispetto ai 71 necessari per governare, avvicinandolo alla maggioranza qualificata (84 seggi) necessaria per approvare diverse riforme. I primi risultati evidenziano come il PS abbia vinto anche in città tradizionalmente democratiche, sancendo una vera debacle per l’opposizione.
Sarebbero difatti 50 i seggi assegnati alla coalizione guidata da Berisha, che ne aveva ottenuti 49 nella tornata precedente, dove pero’ aveva gareggiato da solo, e non in un’ampia coalizione come quella di quest’anno. La campagna elettorale di stampo populista ideata da Chris LaCivita, ex consigliere di Trump, non sembra saver ottenuto l’effetto sperato. Una sconfitta che potrebbe portare a nuovi sconvolgimenti nel campo democratico, segnato da anni travagliati di lotta per la leadership e dal clamoroso ritorno in sella di Berisha, ottant’anni, con un passato da primo ministro e presidente della Repubblica e con un’immagine scalfita da scandali e perfino un arresto per corruzione.
Il voto della diaspora
Questa tornata elettorale albanese resterà negli annali anche perché per la prima volta, gli albanesi della diaspora hanno potuto votare dall’estero. Stiamo parlando di circa 200.000 voti (un milione circa gli aventi diritto) che secondo i primi dati, ancora molto approssimativi, sarebbero andati in maggioranza a Berisha, senza però riuscire a colmare il gap con i voti ottenuti da Rama. Come spesso accade anche a questo giro elettorale non sono mancate le critiche durante la giornata di voto: il PD ha più volte denunciato brogli in vari seggi.
Una vittoria, quella di Rama, dunque ampiamente annunciata, arrivata con numeri anche maggiori del previsto. Resta da capire nei prossimi giorni quanto sul risultato abbia influito l’europeismo del PS e la promessa di Rama di portare l’Albania nell’Unione Europea entro il 2030, e quanto invece abbia pesato un’opposizione screditata e debole, che non ha offerto un’alternativa credibile all’elettorato.
Foto: Radio Slobodna Europa