LINGUAE: Gli albanesi derivano dagli antichi Illiri? Probabilmente no

L’antica popolazione degli Illiri è comunemente ritenuta la progenitrice dei moderni albanesi. La lingua illirica è l’elemento su cui si fonda questa convinzione. Tuttavia la parentela linguistica tra antico illirico e moderno albanese è tutt’altro che assodata e i moderni studi di linguistica storica, associati alle ricerche in campo genetico, mostrano come la derivazione illirica degli albanesi sia assai poco probabile.

Chi erano gli Illiri?

Le prime menzioni storiche degli Illiri risalgono al V sec. a.C. e si trovano nelle fonti greche. Erodoto, Aristofane e Strabone menzionano gli Illiri anche se non ci forniscono i confini precisi dei loro insediamenti che è possibile fossero piuttosto variabili ma comunque concentrati nell’area balcanica. Il nome “Illiri” è quindi greco. Non conosciamo il nome con cui quelle popolazioni chiamavano se stesse. L’Illiria storica, che divenne regione romana intorno al 230 a.C., ha confini che vanno dal golfo di Venezia fino all’odierna Macedonia e all’Epiro.

Non sappiamo quando gli Illiri giunsero nella regione balcanica, forse intorno al 1000 a.C., forse prima. Come tutti i popoli indoeuropei erano divisi in tribù, tra loro opposte, a cui i romani diedero il nome di dalmati, dardani, ardei, albani e molossi. Ciascuna tribù era indipendente, a volte una prevaleva sulle altre riuscendo ad unirle in un regno. E’ quanto fece Agrone che pose come capitale Scodra, l’attuale Scutari in Albania.

Illirici furono probabilmente i Messapi, popolo stanziato nell’attuale Salento e Murgia, la cui lingua si presenta come una variante dello stesso illirico parlato nei Balcani. Il messapico, a causa dei molti toponimi pervenutici, è stato fondamentale nell’individuare la “indoeuropeicità” della lingua illirica. Tuttavia la vicenda storica dei Messapi rende impossibile qualsiasi relazione diretta con i moderni albanesi. Se una relazione tra Illiri e albanesi esiste essa non può che essere cercata nei Balcani.

Le iscrizioni illiriche nei Balcani

Sappiamo ben poco della lingua parlata in Illiria. Ci sono solo due iscrizioni. La prima, rinvenuta in Bosnia nel 1960, databile al V secolo a.C., è sconcertante poiché presenta alcune parole che potrebbero avere un rapporto con l’etrusco. La seconda, rinvenuta a Scutari, si è rivelata un errore marchiano poiché le parole – incise su un anello – erano state lette al contrario. L’archeologo tedesco H. Krahe ne diede una convincente interpretazione illirica ma, lette nel verso opposto, le parole componevano una frase di senso compiuto in perfetto greco medievale. Così le attestazioni balcaniche dell’illirico non offrono elementi utili ad affermare una parentela con il moderno albanese.

La bevanda di San Girolamo

La romanizzazione dell’Illiria fu intensa, al punto che imperatori come Diocleziano, Aureliano e Costantino il Grande erano illirici. Non sappiamo esattamente quando si smise di parlare la lingua illirica. Di questa lingua ci restano pochissime attestazioni, sufficienti appena a individuarne il carattere indoeuropeo.

Tra queste abbiamo una parola che ci tramanda San Girolamo (347-420 d.C.): “quod genus ex frugibus aquaque confectum ei vulgo in Dalmatia Pannoniaque provinciis gentili barbaroque sermone appellatur sabaium” ovvero “si tratta di una bevanda fatta con cereali e acqua che nelle province della Dalmazia e della Pannonia la gente del volgo chiama sabaium nella lingua gentile e barbara”. Le parole di San Girolamo sembrano indicare che, nel V secolo, l’illirico fosse ancora parlato benché solo da gente incolta e “gentile”, ovvero non cristianizzata. “Sabaium” è un termine illirico, uno dei pochi a nostra disposizione, attestato anche in Ammiano Marcellino, la cui etimologia però è dubbia poiché la radice “sab-” contiene i fonemi più incerti dell’inventario indoeuropeo, ovvero /a/ e /b/.

Perché l’albanese possa essere l’erede dell’illirico è necessario che questa lingua di cui ci parla San Girolamo, parlata da gente incolta e non cristianizzata, sia sopravvissuta alla romanizzazione e alla successiva slavizzazione. Purtroppo non abbiamo attestazioni che possano dimostrarlo.

Le glosse di Esichio

Esistono anche alcune glosse, tramandate da Esichio, grammatico greco operante ad Alessandria d’Egitto nel V secolo d.C., autore di un glossario delle parole oscure, utili a fare luce sulla lingua illirica. Esichio dice che gli Illiri chiamavano i satiri “deudai“. Questa parola è la base più solida per stabilire l’appartenenza indoeuropea dell’illirico. “Deudai” deriverebbe infatti dalla radice indoeuropea “dhumos” che in sanscrito produce “dhumas” e in latino “fumus” con il significato di “fumo”.

Il fatto che l’appartenenza indoeuropea dell’illirico si basi prevalentemente su una sola parola spiega perché è difficile dimostrare che l’albanese moderno derivi dall’illirico: mancano cioè parole che siano chiaramente illiriche e mostrino una parentela con l’albanese. Molte delle glosse di Esichio sono infatti dubbie e i linguisti ritengono possano essere prestiti dall’eleo o da altri dialetti greci parlati nell’Epiro, l’area corrispondente con l’odierna Albania, come nel caso del termine “brendan” con il significato di “testa di cervo”, assai simile all’albanese “bri“, ovvero “corno”.

Chi sono gli albanesi? La teoria genetica

I pochi elementi linguistici a disposizione consentono appena di individuare l’appartenenza indoeuropea dell’illirico ma non permettono di individuare relazioni con altre lingue della famiglia indoeuropea né di ricostruire eventuali filiazioni. La relazione tra illirico e albanese è accettata per convenzione ma manca di concretezza scientifica e di dati incontrovertibili. Essa serve soprattutto alla causa nazionale albanese poiché attesterebbe una antichissima presenza di questo popolo nella regione offrendo all’identità albanese la nobiltà di una grande passato. Come sempre in questi casi, il passato diventa uno strumento politico che serve ad agire sul presente. La relazione tra Illiri e albanesi è infatti oggetto di numerose pubblicazioni a carattere divulgativo e para-storico prodotte in ambienti istituzionali e (più raramente) accademici albanesi, ma non riscontra analogo successo nella produzione scientifica internazionale.

Ma se gli albanesi non sono illirici, chi sono? Il genetista Cavalli-Sforza ha compiuto uno studio sui dati genetici delle popolazioni europee ricavati utilizzando le classificazioni dei gruppi sanguigni e i marcatori del DNA relativi al cromosoma Y. Le sue conclusioni, oggi universalmente accettate, hanno contribuito in modo decisivo a ricostruire l’evoluzione storica e geografica del genere umano. Ebbene, secondo Cavalli-Sforza gli albanesi sarebbero il più antico popolo d’Europa.

La lingua albanese sarebbe quella dei primi coltivatori anatolici giunti nel continente europeo i quali portarono con sé le tecniche agricole proprie degli indoeuropei. Proprio in virtù del suo più antico distacco dalla comune origine indoeuropea, la lingua albanese si è andata differenziando autonomamente accumulando maggiore distanza rispetto a quelle successive (pre-celtiche, pre-germaniche, pre-italiche, pre-baltiche) presenti in Europa.

L’albanese moderno infatti è una lingua isolata all’interno della famiglia indoeuropea. Essa cioè non appartiene ad alcun gruppo (germanico, slavo, baltico, celtico, italico…) ma fa gruppo a sé. La solitudine dell’albanese si spiegherebbe dunque con una migrazione remotissima (circa 6000 anni fa) di una gruppo indoeuropeo dall’Anatolia ai Balcani. Una migrazione precedente rispetto a quella di altre popolazioni indoeuropee. A complicare la questione, però, c’è il fatto che la provenienza anatolica dei primi agricoltori è oggetto di dibattito tra gli studiosi.

La lingua albanese di oggi sarebbe dunque più remota dell’illirico. E gli albanesi di oggi, pur essendo il frutto dei molteplici elementi culturali della regione e dei numerosi mescolamenti etnici occorsi nei millenni, sarebbero gli eredi di quei primi indoeuropei che portarono in Europa nuovi metodi di coltivazione. E sappiamo bene che senza l’agricoltura gli indoeuropei non avrebbero potuto costruire la civiltà di cui noi tutti oggi siamo il risultato.

Per approfondimenti si leggano: “Gli indoeuropei“, di Francisco Villar, Il Mulino 1997; “Geni, popoli e lingue“, Milano, di Luigi Luca Cavalli Sforza, Adelphi 1996; “Le radici prime dell’Europa: gli intrecci genetici, linguistici, storici” di Luigi Luca Cavalli-Sforza, Bruno Mondadori 2001.

Nell’immagine un manufatto illirico

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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3 commenti

  1. A dire il vero gli studi sul DNA dimostrano che gli occupatori uccidevano gli uomini e violentavano le donne lasciando eredi con cromosoma materno invariabile, cioé albanese, e lingua madre, cioé albanese. Volutamente non si trovano scritture illiriche.Specifico volutamente poiché durante le guerre illiriche sicuramente ci sono stati scambi di messaggi e minacce rimaste a Roma. Non può in nessun modo scomparire la lingua, se non lo si vogliafar scomparire. Per trovare la lingua illirica dovreste cercare in Umbria, dove fu esiliato l’ultimo redegli illiri, GENT. Egli fu affidato al regno di Gubbio insieme alla sua famiglia quando Perugia non esisteva, dando loro una terra collinare dove passava un ruscello, detto in albanese “perruja”. Un altro nome, Spello, pare che provenga proprio dal albanese “shpella ” ovvero grotta. Per non parlare poi del nome di un altro re illirico chiamato BARDUS, esclusivamente albanese BARDH aggiungendo un US latino. Roma e tutta Europa vogliono dare ai helenici la gloria illirica poiché essi si allearono con i romani già durante il regno di Teuta, ma lo stesso “Yllir” nome sta fedele al legame linguistico col albanese. Gli illirici infatti pare credessero avere provenienza dalla “Stella Sirius” detto in albanese “Ylli IR”. Queste ed altre prove viventi, non scritte ma viventi, bisognerebbe prendere in considerazione se intenti a dire la verità. Peró la storia insegna che spesso non si fa la cosa giusta ma la cosa necessaria.

  2. Markeljan, nato nella regione di shkoder.

    Carissimo dr. Zola, non e mia intenzione alcuna sminuire il suo lavoro, anzi io la ringrazio di cuore visto che il suo interesse aiuta a intraprendere una strada che potrebbe portare ad una seria ricerca in merito a questa controversa e ombrosa parte storica.

    DETTO CIO.

    La sua spiegazione è avvincente, ma educatamente è per amore della storia le dico che e incompleta, semplicemente perché le mancano delle informazioni.
    Una su tutte, la parola ILLIRI, quale significato ha nella lingua greca? (io stesso lo ignoro) al infuori del utilizzo che ne si fa anche in italiano?

    TRADUCO DAL ALBANESE AL ITALIANO.

    1) ILIRT = Gli illiri
    2) ILIR = nome comune di persona
    3) I LIR = libero (grammaticamente si tradurrebbe IL LIBERO)
    4) LIRI = libertà
    5) LIR = LIBERO
    ((( mi fermo qui con la grammatica dato che per fine febbraio mi auguro di poter presentare il vocabolario in antico albanese che sto finendo di scrivere))
    La necessità del termine è concetto ILIRI, nasce nel momento in cui i nuovi popoli che migravano nelle coste del mediterraneo, iniziarono da nuovi arrivati a diventare delle potenze che naturalmente cercavano di espandersi.
    Gli autoctoni che non si sono fusi con questi nuovi arrivi, rifiutavano il nuovo stile di vita che gli si proponeva, perché contrario al loro di stile di vita.
    Cioè, le nuove civiltà tendevano ad avere un ordine gestito da un gruppo ristretto sopra tutti gli altri.(la democrazia nasce millenni dopo ciò)
    Concetto il quale va contro alla mentalità degli stessi odierni albanesi, che non riconoscono la sacralità di nessun RE o potere politico se non la collaborazione per un comune fine.
    Nessuno è superiore a nessuno.
    A questo fatto e dovuta la stessa pace religiosa che c’è sempre stata in Albania è che ci sarà ancora per molto spero.
    Nel senso che ognuno preghi chi vuole e come vuole, ma non cercare di importi perché nessun dio ti protegge se cerchi di schiacciarmi.

    Spero in qualche modo di averla aiutata, in quanto lei mi e stato di grande aiuto con questo articolo che avvalorano le mie di teorie, le quali intendo pubblicare successivamente al vocabolario.

    Grazie ancora, buon natale e buon anno nuovo.
    MARKELJAN

  3. salve!
    quello che lei scrive non e’del tutto esatto!
    ci sono molte parore che derivano dall´ ilirico all´ albanese. tali parole si possono trovare anche nella lingua Mesapica che pero e´ ,molto differente. recenti scoperte archeologiche in Salento hanno evidenziato cio´. vi faccio un esempio: il nome della citta´ di Brindisi deriva dall´ ilirico/mesapico che a sua volta dal albanese che vuole dire Corna, per la conformazione geografica di Brindisi.
    oltre alla lingua, gli studi di apparteneza di un popolo derivano anche dalla cultura tramandata. Cio lo si puo trovare in varie aree archeologiche dell´ albania. Infatti la ” teoria”della derivazione dei popoli viene in base alla cultura tramandata e in base alla lingua.
    il problema della lingua ilirica e´ molto semplice: non e’stata mai scritta/trovata perche non era lingua imperiale o di conquista.
    per quanto riguarda la derivazione degli albanesi da popoli dell´anadolia e’la prima volta che lo sento e’leggo nonstante io sia nipote di archeologo e figlio di storico. pero la capisco in quanto, ormai, molta gente scrive e pubblica solo per vendere libri, non dico a lei ma alla biblografia che lei ha scelto.
    A risentirla!

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