RUSSIA: Putin sta rovinando la Russia

Il bisogno di un mondo multipolare

Se non si è dei tifosi sfegatati delle stelle e strisce, si è sempre contenti quando il mondo unipolare sorto dalle rovine del Muro di Berlino viene messo in discussione. L’emergere di nuove potenze regionali e il (fin qui lieve) declino americano potrebbero portare a una situazione per la quale, nel mondo, a decidere i destini di popoli e dittatori, a disegnare i confini di nuovi stati, a scegliere dove stanno i buoni e i cattivi, non siano solo i signori di Washington. Chissà, magari anche l’Onu – ormai obsoleto strumento di ricomposizione dei conflitti – potrebbe venire ridisegnato in un’ottica più inclusiva. E soprattutto il suo Consiglio di Sicurezza, che comprende i paesi usciti vincitori dalla Seconda guerra mondiale, potrebbe essere reso più rispondente al mondo di oggi.

Ma per il momento dobbiamo accontentarci di quel che c’è. E in quel Consiglio di Sicurezza siedono anche due potenze “(ri)emergenti”, la Russia e la Cina. Esse hanno però il difetto di essere due potenze autoritarie. Ecco che allora – a meno di non essere tifosi sfegatati di qualunque cosa sia contro le stelle e strisce – la contentezza per un mondo multipolare viene messa in crisi dal multipericolo di multiguerre. E il caso russo insegna.

 Putin, i proci e gli idrocarburi

La guerra in Ucraina, combattuta per interposta persona da Mosca, e quelle in Georgia e Cecenia, mostrano il vero volto del putinismo. Un volto che molti, per convenienza o per inganno, non hanno voluto vedere per quel che è.

Attenzione. Putin ha dato molto alla Russia. L’ha presa nel 2000, dopo nove anni di governi corrotti, retti da ubriaconi incapaci di opporsi alla spoliazione dei suoi settori chiave. Tutto era stato privatizzato, svenduto a oligarchi dal torbido passato che, in virtù del loro potere economico, si permettevano di decidere le sorti del paese. La Russia era in mano ai proci. A molti Putin è sembrato Ulisse.  Putin ha salvato il paese dalla sudditanza cui gli Stati Uniti e alcuni paesi europei la volevano costringere. Una sudditanza economica e finanziaria volta a depotenziare il paese frustrandone l’anima. La Russia non potrà mai essere ancella di nessuno e la sua storia – bella o brutta, come le storie di tutti – lo dimostra. Putin, anche grazie agli idrocarburi, ha fatto della Russia un fondamentale partner economico del cosiddetto “occidente”, facendone un necessario interlocutore nelle scelte politiche mondiali.

Ma oggi rischia di togliere alla Russia tutto quello che le ha dato, facendola sprofondare nella sua paranoia di capo invecchiato e sempre più solo.

La crisi del putinisimo e l’accentramento del potere

In molti in Russia sono stanchi di Putin. I segni concreti di questa stanchezza si sono visti nel 2012 quando, alla vigilia del voto presidenziale, il ministro delle Finanze, Aleksei Kudrin, criticò apertamente Putin mettendosi alla testa di una colonna di “modernizzatori” favorevoli a Medvedev e obbligando Putin a fondare un nuovo partito, il “Fronte popolare”, con cui sfidare – e vincere – quanti dentro Russia Unita lo volevano fuori dai giochi del potere in nome di “un putinismo senza Putin”. Le elezioni del 2012 lo videro trionfare ma una reale stima del voto ha visto il suo gradimento scendere al 58%, molto in termini assoluti ma poco per l’uomo che concentra su di sé tutto il potere russo. Non a caso questa volta il risultato del voto è stato ritoccato più marcatamente che in precedenza.

Le cause di quella stanchezza erano da ricercarsi anzitutto nella crisi economica. Fino al 2008 il Pil russo cresceva del 9%, e con lui i consensi per Putin. Ma le attuali prospettive di crescita sono tutt’altro che rosee: la ripresa è stata finora timida, solo un 3% di crescita media del Pil negli ultimi tre anni con un outlook del Fmi che prevede il 3,2% medio annuo fino al 2020 (dati Banca Mondiale).

Putin ha reagito alla crisi di consensi in due modi. Da un lato ha fatto sempre più ricorso al nazionalismo, al tradizionalismo e alla repressione dell’opposizione. Il concetto di “democrazia sovrana” (coniato da Surkov nel 2006) nel quale lo stato è controllato da una élite oligarchica in grado di far corrispondere gli interessi nazionali e personali alle attese della popolazione, è stato messo in discussione nel 2009 con l’esplodere della crisi economica globale. Quella stessa crisi che ha fatto pensare a molti che Putin non fosse più l’uomo giusto per portare avanti il processo di modernizzazione del paese. Oggi, in luogo della “democrazia sovrana” esiste un “sovrano despotismo” che Putin ha realizzato verticalizzando il potere e concentrandolo tutto su di sé. La “staffetta” tra Putin e Medvedev del 2011 dimostrò a tutti quanto poco contassero, per Putin, le istituzioni. Quello che voleva era restare al potere. Ma un potere senza ricambio sclerotizza.

La politica estera per distrarre dalla crisi

In secondo luogo, Putin ha cominciato a usare la politica estera con finalità di politica interna. Una scelta non casuale. La politica estera è tradizionalmente l’argomento meno divisivo in Russia. Una politica estera muscolare avrebbe facilmente riacceso gli animi della popolazione in senso patriottico rafforzando il consenso intorno alla bandiera e al suo condottiero. E il risultato è stato ottenuto. Secondo recenti sondaggi citati dall’Economist il consenso verso Putin sarebbe salito fino all’80%, senza bisogno di brogli. Ma a che prezzo?

Il prezzo sono le menzogne. Il prezzo è la guerra in Ucraina.  Poiché non è vero che a Kiev governano i “fascisti”Non è vero che la legge che tutelava la lingua russa è stata abolita. Non è vero che i russofoni erano minacciati. La rete di menzogne del putinismo si stende grazie allo stretto controllo dei media e all’ossessivo ripetersi di mantra anti-occidentali al punto che oggi i russi credono davvero di essere minacciati.

Una profezia auto-verificantesi

E’ una profezia che si auto-avvera, purtroppo. Nel senso che la Russia oggi è davvero minacciata. Lo è nella sua economia, a causa delle sanzioni imposte da americani ed europei. Lo è militarmente, poiché si trova contro pressoché tutti i paesi del cosiddetto occidente: la Svezia probabilmente entrerà nella Nato; l’Unione Europea, sotto la spinta di baltici e polacchi, si sta facendo sempre più antagonista; gli Stati Uniti, con cui era iniziata una florida cooperazione commerciale, sono apertamente contro Mosca. La guerra in Ucraina verrà probabilmente persa e l’annessione della Crimea non verrà perdonata.

Spingendo verso il conflitto Putin ha portato la Russia sull’orlo del disastro. Poiché è lecito immaginare che l’Ucraina, una volta sconfitto il nemico, si senta libera e forte abbastanza da accettare le famigerate basi Nato sul proprio territorio. Niente di peggio per la Russia e per la sua sicurezza. Questa situazione è colpa di Putin.

La Russia non ha bisogno di Putin

La Russia ha bisogno di cambiare. E perché no, magari anche di un cambiamento democratico. Poiché sostenere che la Russia abbia bisogno del leader, dello zar, dell’uomo forte che la tenga insieme, equivale a dire che i russi sono dei deficienti incapaci di vivere in democrazia. Questo sì che sembra “anti-russismo”.

La Russia deve avere una leadership all’altezza del paese che è, in grado di tutelarne gli interessi senza calare le brache ai mercanti d’oltre oceano, ma anche senza mettere in pericolo la sicurezza altrui (con il risultato di mettere in pericolo la propria). Una leadership che sappia portare a termine il processo di modernizzazione economica e tecnologica iniziato con il putinismo. Una leadership capace di giocare un ruolo diplomatico che sia fondamentale per la risoluzione dei conflitti in corso.

Ecco perché servirebbe una Russia non isolata, forte e sovrana, ma collaborativa e un pochetto democratica magari. Una Russia concorrente, che faccia da stimolo e controbilanci le altre potenze, ma non nemica o antagonista. Una Russia che favorisca il superamento delle logiche di Yalta, che dia nuovo impulso all’Onu, che spinga verso una riforma delle istituzioni internazionali. Ma una Russia così non può esistere con Putin.

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Foto – John Berkeley / Getty Images

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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76 commenti

  1. non è vero che a Kiev governano i “fascisti”. Non è vero che la legge che tutelava la lingua russa è stata abolita. Non è vero che i russofoni erano minacciati.

    cos’e’ una barzelletta ?

  2. “Una Russia concorrente, che faccia da stimolo e controbilanci le altre potenze, ma non nemica o antagonista”

    Mica l’ha scelto la Russia di essere antagonista, sono gli USA che impongono all’Europa di considerarla tale.
    Comunque la tua è la classica vulgata “alla Zafesova”, completamente ideologica e fuorviata. La Russia è molto diversa dall’idea che ne hai (mutuata dai media, immagino). Tranquillizzati, la Russia non è affatto sull’orlo di alcun disastro e Putin sa bene quel che fa (anche troppo). Chi uscirà perdente sarà l’Europa, ancora una volta sacrificata all’avventurismo coloniale degli USA. Secondo la Banca Mondiale le sanzioni alla Russia danneggeranno molto di più l’economia UE che non quella di Mosca, che a mio avviso nel medio periodo ne trarrà lo stimolo per fare le necessarie riforme e diventare più efficente (sta già accadendo). Sono d’accordo che a Kiev non governano i fascisti, infatti governano i mafiosi (cambiare tutto perchè nulla cambi). Gli oligarchi se ne fregano dell’Ucraina, fanno solo i propri interessi e se gli tornerà conveniente sterzare di nuovo verso Mosca lo faranno senza nessuna remora. Anche la considerazione: “Poiché è lecito immaginare che l’Ucraina, una volta sconfitto il nemico, si senta libera e forte abbastanza da accettare le famigerate basi Nato sul proprio territorio” è completamente avulsa dalla realtà. L’Ucraina è un paese finito, tra un mese non avrà nemmeno i soldi per far funzionare gli ospedali, altro che guerra !

    • Condivido

    • Fully agree. E aggiungo che mettere nello stesso calderone Cecenia, Georgia e Crimea è una contraddizione in termini. Se ci schieramo dalla parte del principio di autodeterminazione dei popoli, allora dovremmo essere a favore degli interventi russi in Crimea e in Georgia (che, come ricordiamo, ha portato all’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud. E, inutile dirlo, gli Abcazi e gli Osseti non sono Georgiani). Se invece pensiamo che ogni Paese abbia il diritto alla propria integrità territoriale, allora Putin ha fatto bene a intervenire in Cecenia, mentre l’Occidente ha sbagliato a concedere l’indipendenza al Kosovo.

      Comunque mi piacerebbe avere il link della fonte della Banca Mondiale.

  3. L’articolo sarebbe condivisibile se non fosse scritta la frase «non è vero che a Kyiv governano anche i fascisti», Svoboda stava fino a un po’ di tempo fa insieme a Jobbik, l’italiana fn ed altri nella stessa confederazione di partiti. Vogliamo dire che non sono fascisti? La vogliamo smettere di sminuire l’impronta reazionaria del governo di Kyiv?

    Quanto a Putin: ha sostituito la spoliazione del Paese da parte del capitalismo estero, ma il il capitalismo russo rimane fortemente parassitario e basato tuttora sullo sfruttamento della proprietà statale sovietica da parte degli oligarchi. Benché alla popolazione rimanga qualche briciola siamo ben lungi da descrivere qualcosa di minimamente accettabile.
    La Russia avrebbe bisogno di qualcuno che distrugga il potere degli oligarchi e garantisca la tutela della democrazia.
    Forse l’arretratezza economica e la povertà di molte parti della Russia rendono per molti cittadini russi la democrazia ancora una questione secondaria, ma è un’intuizione della quale non ho prove.
    Il fatto che USA ed altri finanzino tutti i gruppi politici atti a ritornare alla spoliazione selvaggia del Paese non aiuta, ma non può nemmeno essere usata come scusa.

    • Non esageriamo, negli ultimi 15 anni la percentuale di popolazione considerata “classe media” in Russia è passata dal 16 al 48 per cento. Ci sono ancora sacche di povertà (16 per cento, poco più che in Italia) ma la descrizione che fai va bene per l’Ucraina, non per la Russia. Con le “briciole” milioni di russi riempiono le località turistiche di mezzo mondo, quella che hai in mente è la Russia di 10 anni fa, da allora molto è cambiato.

      • La situazione è indubbiamente migliorata, non lo nego affatto, però le carenze sono enormi, e l’economia è fortemente basata sull’esportazione di materie prime.
        Quanto alla povertà: la Russia ha un PIL pro capite che è la metà di quello italiano, la soglia di povertà relativa è fissata in conformità a questo.
        Insomma: Putin persegue una politica di sviluppo della ‘borghesia nazionale’ (una borghesia oligarchica e parassitaria che investe ben poco e perlopiú sfrutta rendite monopolistiche), ben lungi da una politica di sviluppo del benessere popolare. La tassazione è ridicola, gl’investimenti pubblici in ricerca e nell’istruzione scarsi, pure la sanità non se la passa benissimo. Certo meglio che sotto il ladro ubriacone El’cin, ma di lí ad essere soddisfatti ce ne passa.

        • Guarda che la Russia per pil a parita di potere d’acquisto (ppa) sta superando la Germania..

  4. Caro Matteo.
    Ero molto curioso di vedere quali reazioni avrebbe scatenato la sua analisi: se devo essere sincero pensavo peggio, almeno al momento non sono arrivati gli insulti che normalmente compaiono quando si parla male di Putin e del suo regime.
    Sentirsi dare del passatista o di uno che capisce poco perché non vive a Mosca, sono veramente dei “buffetti” quasi affettuosi (o forse increduli). Vedremo quando arriveranno i “duri e puri” stile vecchio sovietico.
    Personalmente avrei sottolineato maggiormente la stretta correlazione fra mancata diversificazione e ammodernamento dell’industria russa e la risorta politica imperiale.
    Semplificando Putin è arrivato al potere perché Eltsin non riusciva a garantire tranquilli e crescenti guadagni all’unica vera lobby economica russa: quella del gas e del petrolio.
    A questa lobby non interessava una vera modernizzazione dell’industria russa, interessava che il governo assecondasse e promuovesse all’estero e in casa i propri ristretti interessi. Putin con il tempo si è rivelato meno caninamente fedele e qualche exmagnate russo adesso vive tranquillamente a Londra, mentre qualcun altro è stato meno fortunato (anche se i fantasmi ritornano: è proprio di ieri la condanna di 50 miliardi di dollari da pagare all’ex amico Khodorkovsky).
    Da parte sua la Gazprom prometteva un apparentemente illimitato flusso di risorse economiche, quindi perché impegnarsi in un faticoso processo di modernizzazione dell’economia russa, quando bastava aprire un po’ di più i rubinetti?
    Quindi siamo arrivati al paradosso che una (aspirante) superpotenza deve ricorrere a cantieri esteri per costruire le navi di punta della sua flotta, perché evidentemente non ha in casa la tecnologia necessaria. E questo è solo il sintomo più recente e appariscente di una economia sempre più “affannata” e di una industria declinante se non obsoleta.
    La Russia (e Putin) ha goduto fino al 2009/2010 della favorevole congiuntura economica mondiale(come tutti, d’altronde)e poi è arrivata la crisi. Come sfuggire, come nascondere che le cose non vanno bene?
    Con il trucco più vecchio: una bella guerra! (Qualcuno si ricorda il film” Wag the Dog” di Levinson?).
    Cosa importa che i fondi pensione dei pensionati di tutte le Russia sono stati ingoiati dal buco nero della Crimea, che il prezzo domestico del gas aumenterà, che aumenteranno le tasse sul comparto industriale ecc., tanto sono tutti inchiodati a guadare alla televisione cosa succede nel Donbass! E a piangere calde lacrime sui perseguitati fratelli russofoni d’Ucraina, di cui fino a qualche mese fa, permettetemi, da S. Pietroburgo a Vladivostok non importava un fico secco a nessuno.

    • cosi’ a livello d’informazione sull’arretrata tecnologia russa, gli astronauti americani se vogliono raggiungere la stazione orbitante ISS devono ricorrere a vettori russi e per i loro stessi missili ATLAS gli USA utilizzano motori russi RD180 perche’ molto piu’ avanzati ed affidabii di quelli a stelle e strisce..

      • Ai tempi del primo gruppo di sanzioni, qualcuno nel governo russo motteggiava sul fatto che gli astronauti americani avrebbero dovuto raggiungere la stazione orbitante con il trampolino… chi sa perché non se ne parla più.
        Mentre rimane il fatto che l’industria cantieristica russa non è in grado di costruire le proprie navi militari. E non solo quelle.

        • Infatti gli USA nonostante le sanzioni si sono guardati bene dall’interrompere la collaborazione spaziale con la Russia… affermare che la cantieristica russa non è in grado di costriue le proprie navi militari è ridicola, la russia ha in servizio e sta costruendo classi di portaerei e sottomarini all’avanguardia per non parlare del settore aeronautico.

          • e allora perché ha fatto costruire le due Mistral in Francia? Per risparmiare?

          • La Russia è il secondo produttore mondiale di armi col 26% della produzione mondiale, dopo gli USA xon il 30%, non che me ne rallegri anzi mi fa alquanto schifo.
            Per quanto riguarda la cantieristica militare, La nuova strategia di sviluppo industriale decisa a livello Federale si propone due obiettivi. Il primo è consolidare il ruolo attuale della cantieristica militare russa, che copre circa il 10% del mercato mondiale, portandolo ad almeno il 15-20%, entro il 2015;
            Quindi come vede in Russia non vivono nelle caverne o sulle piante come pensa lei.

          • Sono colpito! Farsi costruire delle navi militari in Francia sicuramente aiuterà a “consolidare il ruolo attuale della cantieristica militare russa, che copre circa il 10% del mercato mondiale, portandolo ad almeno il 15-20%”.
            Non si preoccupi: dalle parti del Cremlino (e del Pentagono, naturalmente) il 15/20% del mercato mondiale non fa assolutamente schifo, anzi.
            La frase “in Russia non vivono nelle caverne o sulle piante come pensa lei” non la sentivo più dai tempi di Don Camillo e Peppone.

          • perchè la Mistral è la nave più tecnologicamente avanzata del mondo, neppure gli americani hanno unità di quel livello (pare Israele abbia qualcosa del genere). Semplicemente le navi da guerra normali se le fanno in casa, quelle super se le comprano

          • E allora è d’accordo con me: per la tecnologia corrente (magari un po’ superata, ma collaudata) ci si può arrangiare in casa, per quella SUPER=innovativa ci si deve rivolgere all’estero.

          • Ma non vale solo per la Russia, gli stessi USA comprano tecnologia militare all’estero (tra cui elicotteri russi). Si cerca di dotarsi del meglio in ogni settore, e lo si compra da chi lo produce.

          • Sarà, ma non è pericoloso dipendere per i pezzi di ricambio, per esempio, da un produttore estero, che magari può diventare un mio nemico?

          • Ma qualcuno si sta accorgendo di cosa sta succedendo in Palestiana?
            Qualcuno vede cosa succede in Libia?
            Qualcuno sa cosa sta accadendo in Afganistan e Iraq Sudan Ucraina etc possibile che nessuno si accorga che ovunque dove gli USA&Nato si sono mossi hanno creato problemi, morti distruzione?

    • Stia tranquillo, ne sarebbero arrivati molti di più se avesse parlato BENE di Putin! (vedi Stephen Cohen, Kissinger). Riguardo la guerra, non deve mai dimenticarsi di tre cose:
      1) l’orgoglio patriottico russo;
      2) l’importanza spirituale, e non solo materiale, dell’Ucraina per la Russia e le divisioni del Paese;
      3) l’ingerenza dei politici occidentali nelle proteste dell’Euromaidan. Che, giusto per dire quanto amano la democrazia quando non è la loro, Le ricordo che, quando i militanti del Donbass hanno occupato i primi edifici pubblici, hanno chiesto alla Russia di sgomberare gli edifici, e non di “fare pressioni sui militanti locali affinché sgomberassero gli edifici”. Se questi non sono doppi standards…
      Più condivisibili sono invece le parole sulla leadership russa. Come disse Dmitri Trenin, direttore di Carnegie Moscow, “They may want to be Peter but are afraid to end up like Gorbachev. So for the time being, they act like Brezhnev”. C’è da sperare che il conflitto in corso la motivi a diventare veramente Pietro il Grande…

  5. GianAngelo pensava peggio e invece si è sbagliato come spesso le capita nelle Sue analisi, gli insulti per ora non sono arrivati, badi bene non mi fraintenda ho detto spesso non sempre, quindi non se la prenda troppo a male.

    • Non me la prendo per niente male! Sono della vecchia scuola: meglio sbagliare “spesso” con la propria testa che essere sempre “allineati” le veline del Sovinformburo.
      Circa gli insulti, stanno arrivando i duri…

      • Mha allineati mi sembrano i nostri media europei non le poche e inascoltate voci fuori dal coro.

  6. Due elementi su cui rifletterei sono 1) la sottovalutazione del contenuto reazionario del gruppo di potere ucraino, già evidenziato da altri lettori. Se il materiale che filtra sulle violenze sui civili è quello che sembra, ci troveremo a discutere di come abbiamo potuto assistere (e contribuire, anche con la pochezza della nostra informazione) a una barbarie del genere. 2) La “crisi” del sistema economico russo, che va inquadrata nell’ordine di dimensione delle riserve di idrocarburi, rispetto a quelle degli altri fornitori globali e rispetto alla curva di emancipazione permessa dalle nuove tecnologie energetiche. Per quel che vedo (ma il discorso meriterebbe un complesso approfondimento) la Russia godrà – comunque e a prescindere, di un vantaggio competitivo praticamente incolmabile per almeno altri 20 anni. Lo shale gas americano è un’enorme bolla che sta per esplodere, questa ormai non è una novità. La Russia ha i suoi problemi, ma tutti gli altri fornitori globali (soprattutto di metano) sono messi peggio, a parte la Norvegia. Quanto alla crisi/impotenza tecnologica, faccio presente che l’industria areonautica militare americana (e sappiamo che peso ha questo settore nella psicologia occidentale) con l’F22 e l’F35 ha fatto due enormi buchi – uno per i costi insostenibili, l’altro per magagne tecniche terrificanti. Mentre il PAK-FA rischia di affermarsi come il più forte player stealth multiruolo su piazza. Senza i vettori russi sulla stazione internazionale non ci si va. Credo che la situazione meriti qualche riflessione in più, conti alla mano. Se vogliamo parlare dei costi della Crimea, io darei un’occhiata al tracciato alternativo del South Stream. Dieci miliardi di costi, di cui sette per la tratta profonda nel Mar Nero. Già, che adesso può essere evitata passando dalla Crimea. Fanno sei miliardi di risparmio, siamo sicuri che sia stato un cattivo “affare”? Francamente non ho alcuna simpatia per il regime di Putin, ma in questo momento l’uomo mi pare dotato di una lucidità parecchio superiore a quella dei colleghi occidentali, americani o europei che siano. Il problema secondo me si pone soprattutto per il dopo-Putin, quando gli idrocarburi non saranno più richiesti e quando – non essendo state create le basi per un potere diverso da quello autoritario – l’orso russo si potrebbe trovare a vacillare pesantemente. Ma oggi come oggi lo vedo con i suoi bei problemi, ma ben saldo sulle zampe.

    • Vorrei solo tornare sul discorso del South Stream: non mi è chiaro come una volta che il gasdotto arrivasse in Crimea, come farebbe a proseguire fino alle coste bulgare senza passare, più o meno profondamente, dal Mar Nero?
      Circa i costi/risparmi della “brillante operazione “dell’Anschluss” della Crimea, mi consenta di avere parecchi dubbi e molti di più cominciano ad averne i consumatori russi.
      Personalmente ritengo il South Stream un ulteriore passo verso una maggiore dipendenza dell’Europa dalla Russia: tranne che Lei non siede nel CdA della Gazprom non sarei così contento.

      • Il south Stream dovrebbe passare sul fondo del mar nero fino a profondità di 2200 metri, per 900km se però adesso la Russia si è RIappropiate della Crimea si risparmia un bel po’ di fatica e di costi facendo passare una bella parte di gasdotto su terra invece che sotto il mare, infatti il sout Stream come concezione deve evitare paesi non comunitari per portare gas dalla Russia direttamente in EU.? Ne più e ne meno come il suo gemello North Stream che passa nel baltico baipassando le repubbliche baltiche, Polonia, per 1200km portando il gas da Russia alla Germania
        Cosa che però all’America non fa comodo.

        • Continuo a non capire: ma tra la “rappropriata” Crimea e le coste bulgare non c’è il Mar Nero? Senza contare che per arrivare in Crimea può solo attraversare lo Stretto di Kerč, un punto piuttosto delicato. Dove sia questo lampante e sostanzioso risparmio di tratto marino, non mi è così evidente.
          Come concezione RUSSA il South Stream doveva evitare l’Ucraina (e la Romania): la Gazprom tratta solo con piccoli e ricattabili controparti (Bulgaria, Serbia, Ungheria, Slovenia e Austria) ed una alla volta. Stendiamo un velo pietoso sulla penosa figuraccia dell’Italia. Mi consenta che più che agli interessi dei consumatori europei, il South Stream serve per impinguare le tasche del solito oligarca, amico di Putin, che si è visto assegnare quasi tutti le commesse.
          Non mi risulta poi che le Repubbliche baltiche o la Polonia siano paesi non comunitari.
          Non farà comodo all’America e fin qui sono d’accordo con Lei, e farà comodissimo alla Russia, e credo che questo me lo concederà, ma siamo così sicuri che faccia così comodo a noi europei?

          • Mai detto che rep Baltiche e Polonia non siano comunitarie, ma ne alla Russia ne tantomeno alla Germania faceva comodo far passare i gasdotti sul loro terreno…chissà come mai??
            Tanto per aggiungere, mi spiega come mai proprio le rep Baltiche e la Polonia sono contro la Mogherini ministro degli esteri europeo?
            Forse perché gli interessi italiani vedi ENI sono legati alla Russia? E ne ai baltici ne alla Polonia fa comodo.
            Per quanto riguarda il trattare con i piccoli ,
            mi sembra molto poco chiaro come si considerino grandi invece Romania e Ucraina, mentre Bulgaria, Serbia etc sono piccoli Mha ?
            Per quanto riguarda lo stratto di Kerc bhe proprio comodo invece far scendere per un così breve tratto di mare dei gasdotti senza contare che i Russi stanno già studiando un ponte per unire la Crimea al resto della Russia evitando l’Ucraina .
            Una volta attaversata la Crimea il gasdotto entrerebbe finalmente nel mar nero per proseguire verso le coste bulgare se poi per lei risparmiarsi centinaia di km sotto mare a profondità di 2000metri è poco vabbhe si vede che ha tecnologia geo petrolifera da vendere a mezzo mondo!!!!

          • Se vogliamo fare dello spirito, va beh.
            Circa gli studi…anche noi studiamo il ponte sullo stretto di Messina e allora?
            Il gasdotto può “facilmente” entrare nel Mar Nero dove vuole… quanti e dove esattamente siano le “centinaia” di kilometri risparmiabili sotto mare a profondità di 2000metri è lei il tecnico che me lo deve indicare, mai mi sono permesso di fare il “geopetroliere”.
            Perché i Russi vogliano bypassare l’Ucraina e non attraversare la Romania, che mi sembra un paese comunitario, (sicuramente un percorso terreste più corto e più comodo) lo si dovrebbe chiedere a loro.
            L’ENI è stata tagliata fuori dalle commesse South Stream e il suo terminal inizialmente previsto in Italia, è finito in Austria, nonostante il pellegrinaggio moscovita della nostra ministro. Bel biglietto da visita!
            Senza contare che qualche giorno fa la SAIPEM ha minacciato l’interruzione della realizzazione del rigassificatore di Swinoujscie, in Polonia, se il Governo polacco non accetta un contratto supplementare, che prevede l’erogazione di un ulteriore pagamento, un tempismo da brivido ma probabilmente non hanno nemmeno avvertito il Governo italiano.
            Il gassificatore non solo è di fondamentale importanza per la Polonia, ma è considerato dalla UE uno dei progetti di punta nella strategia di diversificazione della politica di approvvigionamento energetico europeo e uno dei pochi “coinvolgimenti” industriali italiani in Europa. Altro notevole autogol.
            Se si può costruire un South Stream, perché, in un’ottica di diversificazione, non si riesce a costruire un gasdotto norvegese?

      • Il South Stream non aumenta la dipendenza europea, perchè non è un gasdotto in aggiunta, ma in sostituzione di quelli che passano per l’Ucraina. Certo per Kiev sarebbe un colpo mortale, non avrebbe più alcun poter negoziale (di ricatto?) con Gazprom.

        • Se il South Stream non aumenta la dipendenza dal gas russo (e non ho ancora capito se dipendere così tanto dal gas russo sia, secondo lei, un bene o un male) allora è solo una prova di forza tra Kyiv e Mosca. Visto che come dice lei, si tratta di “potere negoziale (di ricatto?)” tra Gazprom e Kyiv, l’interesse dei consumatori europei sarebbe di valutare se come “ricattatore” è più forte Kyiv (?) o la Gazprom.
          Io non avrei dubbi sulla risposta: sicuramente sarebbe più facile trattare con Kyiv che con la Gazprom, o no?
          Gira che rigira il punto è sempre lo stesso: gli “interessi” dei consumatori europei NON coincidono con quelli degli oligarchi della Gazprom.
          A questo punto o si è a libro paga della Gazprom o se no, non capisco.

          • La storia fin ora ci dice che i problemi li ha sempre creati l’Ucraina, in quanto cronicamente senza soldi e quindi costretta a rubare il gas russo dalle condotte. Gazprom non ha mai ricattato l’Europa, tra venditore e compratore il rapporto è di dipendenza reciproca, mentre il paese di transito è solo una fonte di problemi.

          • Allora si tratta proprio del libro paga della Gazprom! Dire che tra un oligopolista e i suoi clienti “il rapporto è di dipendenza reciproca”, mah. Evidentemente ci sono molti adulti che credono ancora a Ded Moroz.
            Chi sa perché sono stati fissati circa 20 prezzi diversi con clienti europei da parte della Gazprom (da, credo 240 $ a 565$),questo è possibile solo se le parti hanno potere contrattuale differente e sbilanciato, senza contare l’uso politico/ricattatorio del prezzo da parte del Cremlino. E chi sa perché la Russia non ha mai voluto trattare con l’Europa nel suo complesso ma ha sempre tenuto ben distinta la coda dei singoli questuanti?

          • GianAngelo ma che trattativa con Kiev?
            Kiev non produce e non vende gas, si trova solo interposto tra Russia ed Eu cosa deve trattare?
            Prende i soldi solo per diritto di transito e basta!e grazie ancora che li prende a breve non prenderà neanche più quelli, come già ora ne prende meno di prima in quanto il gas per il nord europa passa dal North Stream !

          • L’esperto di ricatti è vlad62, non io. Comunque se è solo un problema di royalties di transito, cosa interessa ai consumatori europei spendere un montagna di soldi solo per punire l’Ucraina per conto della Russia?
            Se in sistema di distribuzione via terra (Ucraina) c’è e funzione, allora andare a costruirne un altro nel profondo Mar Nero è solo un dispetto agli ucraini. Se russi e ucraini si vogliono mettere le dita negli occhi, si accomodino. O siamo costretti a fare i reggicoda del Cremlino o le badanti di Kyiv?

          • L’Ucraina è un paese instabile e fonte di problemi, questa che verrà sarà la terza “guerra del gas”. L’Europa non può lasciare la propria sicurezza energetica in ostaggio di un paese fallito. South Stream si farà, perchè è nell’interesse di tutti

          • Nell’interesse degli oligarchi della Gazprom, di sicuro, per gli altri è almeno discutibile…L’Europa non può lasciare la propria sicurezza energetica in ostaggio ad un paese con “manie di grandezza”.

          • Punti di vista. I governi europei non la pensano cosi, i tedeschi hanno voluto North Stream e gli altri vogliono il Sud. L’Italia in particolar modo sta per perdere il gasdotto libico che finirà nelle mani dei terroristi islamici, quindi se ci giochiamo la Russia ci resta solo da sperare nel riscaldamento globale.

          • Deve aver perso la notizia, ma l’Italia con il South Stream non ci avrà niente a che fare. E l’ENI è esclusa dalle relative commesse. I Russi ci hanno sbattuto la porta in faccia, anche se per carità di patria a Roma fanno finta di niente.
            Forse è per questo che adesso il duetto Renzi/Mogherini si è lanciato nel TAP.TAP con grande fervore…
            Converrà aggiornarsi sul nuovo filo-cosa della Mogherini…
            comunque auguri per il riscaldamento globale!

          • Non so dove abbia trovato la notizia che ENI non è più nell’affare south Stream e che i Russi ci han sbattuto la porta in faccia a me non risulta, ne alla stampa di 4 gg fa poi se per ogni cosa deve screditare i Russi va bhe allora ditelo che mi adeguo.
            25/07/2014 08.59 Commenti – Piazza Affari
            Eni: via libera turco alla tratta offshore del South Stream

            FTA Online News
            Il ministro turco dell’Ambiente ?dris Güllüce ha approvato la valutazione di impatto ambientale (EIA) per la sezione offshore di South Stream in Turchia. Il documento conclude che la costruzione della condotta di gas non impatterà significativamente sull’ambiente del Mar Nero o sull’industria locale della pesca.

            La tratta in questione correrà a una distanza di 110 chilometri a largo della Turchia a una profondità di 2.200 metri e si avvieranno i lavori per la prima parte a partire dalla fine del 2014. Il South Stream punta a essere un’infrastruttura globale di fornitura del gas russo all’Europa, la sua porzione sotto il Mar Nero sarà di 930 chilometri.

            La realizzazione della sezione offshore in questione è affidata a South Stream Transport, società di progetto con Gazprom al 50%, l’italiana Eni al 20%, la tedesca Wintershall e la francese EDF al 15% ciascuna.

            (GD)

          • Mi pare che la confusione regni sovrana…
            In primo luogo la parte succosa del South Stream per l’Italia (e per l’ENI) era il previsto terminal, che invece si farà in Austria, con una decisione a sorpresa a cui il governo italiana ha risposto con vani richiami agli accordi precedenti … e con una resurrezione del progetto TAP che coinvolge l’Azerbaigian (anche se poi ci siamo intopicati, da veri sprovveduti, con la questione Armenia/Nagorno Karabakh, pazienza: a noi le ciambelle non vengono mai col buco…).
            Che la Turchia “abbia approvato la valutazione di impatto ambientale (EIA) per la sezione offshore di South Stream” mi commuove, peccato che l’articolista si dimentica che al momento tutta la situazione è rinviata sine die e visti i chiari di luna penso che per fine 2014 non si inizi proprio nulla.
            E poi non si deve ridisegnare tutto visto che avendo “riconquistato” la Crimea si potevano risparmiare “centinaia” di Km sotto il Mar Nero? (e quindi con un percorso ben lontano dalle coste turche?)
            Praticamente siamo a livello di oziose chiacchere da bar.

          • Cara Direzione
            vista la Joint declaration on strategic partnership firmata lo scorso 14 luglio a Roma da Renzi e dal presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, e la resurrezione del TAP, non sarebbe il caso di focalizzare maggiormente questo progetto, importante per una vera diversificazione delle fonti energetiche soprattutto per l’Italia?
            Naturalmente a fronte dello specchietto per le allodole del South Stream.

    • Il gas norvegese esiste ma ha un grosso problema non ha i gasdotti per portarlo in europa, e lo shale gas americano e canadese devono essere liquefatti é rigassificati sulle coste europee con costi enormi, questa purtroppo è la verità .
      Perché non è pensabile far gasdotti sotto l’oceano.tutto questo a prescindere dalla bolla dello shale gas legato ai problemi di estrazione
      Ma gli americani ci proveranno in tutti i modi a screditare la Russia ai clienti europei per far capire che l’unico partner serio sono loro facendo poi pagare costi altissimi.

  7. Per quanto riguarda l’articolo di Matteo Zola personalmente non lo condivido, ma me ne guardo bene dall’insultare ma di dissento re SI.
    Ritengo sia tranquillamente schierato come tutte le notizie che sentiamo su tutte le 3/4 testate giornalistiche italiane e i 7 telegiornali che normalmente ci propinano, diciamo pure che potrebbe essere un articolo scritto col beneplacito della casa bianca,.
    Personalmente ritengo che quando l’Ucraina sarà ridotta come tutti gli altri paesi dalla Siria all’Afganistan dalla Libia al Sud Sudan, Iraq etc etc grazie ai comodacci di USA&Nato poi saremo tutti contenti, ovviamente senza che si gridi il mea culpa.
    La libertà del dissenso, contro l’informazione uniformata.

  8. Allora, se lo scudo anti-missile non è una minaccia diretta contro Mosca, si accetterà senz’altro la proposta fatta a suo tempo da Medvedev di una gestione comune. Se il proliferare di basi NATO intorno a Mosca non è una aggressione, allora domani il Segretario Generale della NATO annuncerà la rinascita dello “spirito di Pratica di Mare”, e proporrà misure per potenziare il consiglio NATO-Russia. Se non si farà questo, vuol dire che la Russia è assediata da una coalizione ostile, e le discussioni sull’argomento sono pertanto “flatulenze nello spazio”.

  9. Estense, lasci stare ha molta gente fa probabilmente piacere che i missili Nato si trovino a 350km da mosca, forse perché per loro è una rivincita per i missili di Cuba.
    Ma la cosa che non si riesce a capire, che questa è la più grave crisi mondiale dopo i missili di Cuba e spero solo che ci si fermi in tempo come successe allora.
    Non so se la Russia accetterà una cosa del genere, come non la accettarono gli americani allora, l’unica speranza è nel buon senso di entrambe le parti, e che ci si fermi in tempo.
    Ma la partita la giocano sulle nostre teste.

  10. Giancarlo Rinaldo

    Concordo pienamente, e la presenza dei fascisti non condiziona il governo.
    Quella dei fascisti è propaganda della “Voce della Rusia”, che trasmette in 33 lingve! Se non è propaganda quella!

  11. In breve la colpa di putin è di aver anteposto gli interessi del proprio paese a quelli delle multinazionali anglosassoni che volevano appropriarsi delle immense risorse naturali russe cosa che aveva invece aveva acconsentito eltsin pupillo infatti dell’occidente ma che aveva ridotto in miseria ed in bancarotta la russia..
    Storicamente putin si puo paragonare a figure come mossadeq in iran e allende in argentina che osarono contrapporsi al potere capital – finanziario di wall street.

  12. francesco uccellini

    Articoli faziosi, è tutto molto semplice : il NWO controlla il mondo in un progetto Sionista, Obama fa il cagnolino, le Banche Centrali quindi e i poteri forti Ammazzano gli Stati, hanno promesso le claze di nilon Europa agli Ucraini e ci sono cascati. I russi hanno perso i fratelli e rischiano i missili nati sul sedere, Nel fratttempo CIA finanzia gli armamenti Ceceni

    dividi et impera……Putin fa gli Interessi della Russia almeno e non del Nuovo Ordine Mondiale Sionista

    molto semplice il disegno per chi ha occhi per vedre

  13. Invece gli USA si possono tranquillamente farsi gli affari degli altri e i propri interessi in tutto il mondo!
    Sempre il solito discorso due pesi e due misure, continuiamo con la solita favola tra i russi brutti e cattivi aggressori dei poveri ucraini e i buoni americani che li vanno a salvare…con i 5 milioni di dollari n’che già a dicembre dello scorso hanno l’amministrazione Obama aveva stanziato perché ” l’Ucraina abbia il futuro che merita”, chissà come mai ben prima di Maidan gli USA avevano foraggiato con 5 milioni di dollari l’Ucraina ?…Mha ?

    • Basta tirare in ballo il solito discorso due pesi e due misure !!! Alla fine delle fini, si riduce tutto a cambiare “buoni russi e cattivi americani” in “buoni americani e cattivi russi” e poi nell’intervento successivo ribaltare tutto e cosi via.
      In politica non ci sono buoni o cattivi, ci sono transitori compagni di strada utili o dannosi. L’appiattirsi aprioristicamente su una parte o sull’altra mi sembra poco produttivo. Che poi ognuno di noi ritenga che una parte sia più vicina alle sue convinzioni, è umano, ma il volersi condannare necessariamente allo strabismo, mi sembra diabolico.
      Circa le alte strategie dell’industria degli armamenti russa e internazionale, mi arrendo a così tanti esperti tuttologhi: come ho già detto, a me piace fare i conti della serva, che però devono sempre tornare.

      • Guardi Gian Angelo, sicuramente abbiamo due visoni diverse delle cosema concordo su ciò che dice i buoni e i cattivi non esistono, anche se qui i cattivi son sempre inRussia, ma riguardo lo strabismo le faccio in grosso appunto, infatti io non accetto il discorso che i russi hanno cominciato,i russi hann attaccato,la politica imperialista russa, i Russi si fanno gli affaracci anche loro, ma per ora il partner economico ideale e complementare per la EU sono loro e non certo gli USA.
        I russi hanno il gas c’è lo vogliono vendere, a noi serve,noi abbiamo tecnologia e beni da esportare a loro e viceversa ma c’è un ma…. Questo non piace e non fa comodo all’economia USA quindi prima che sia troppo tardi e chi leghiamo troppo han dovuto intervenire e quale miglior pretesto screditare e rendere inaffidabile agli occhi EU la russia.
        Tutti qui ovviamente nei media europei questo non può passare come messaggio poi lei è libero di crederci o meno, è libero di credere che gli USA fanno interventi umanitari in Ucraina come in Siria o in Libia Afganistan o Iraq per salvare i popoli dalla tirannia di uomini spregiudicati e assassini, ma io non ci credo, per questo non credo di essere ne strabico ne miope.

        • Giustamente Lei afferma che abbiamo visioni diverse.
          Io ritengo che chi in questo momento sta rompendo le uova in maniera stratosferica è Putin, che ha deciso di rinverdire una missione imperiale, per sua intrinseca natura, aggressiva e sciovinista. Ovviamente lei non sarà d’accordo, ma la lettura che personalmente do degli avvenimenti degli ultimi mesi è questa. Arrivo a dire, anche se questo scatenerà le ire funeste, che Maidan è accidentale: se non ci fosse stata si sarebbe trovato un altro spunto. D’altronde, sempre nella successione degli eventi, a scatenare Maidan è stato il “voltafaccia” di Janukovyč, che a sua volta aveva ribaltato gli effetti della Rivoluzione Arancione che… ecc.. Allora è stata l’indipendenza dell’Ucraina nel ’90, causata dalla dissoluzione dell’URSS, creata ecc. Va bene i dati storici, ma poi quello che, crocianamente, conta è il presente: e il presente è la “nuova” politica di Putin.
          Circa il partner economico ideale ho qualche dubbio che il matrimonio perfetto sia UE/Russia. So che a lei non piacerà ma ritengo che il vero futuro sia il trattato transatlantico sul libero scambio. Li giochiamo con l’unica vera grande economia. La Russia è un paese il cui unico vero atout sono le esportazioni energetiche, in compagnia di Arabia Saudita, Iran, Iraq, Venezuela, ecc. , tutti paesi con cui “bisogna” fare affari, ma che ci si guarda bene dall’invitare in famiglia.

          • Guardi io la famiglia c’è l’ho fatta con la Russia e va e sta benissimo nonostante le sue funeste previsioni !!

          • Le auguro sinceramente ogni bene e lunga pace coniugale!

          • Ma lo spero anch’io…comunque visto che non ci sono di mezzo americani lo ritengo un po più probabile .

          • Con il patto transatlantico qualora uno Stato europeo decida di tornare alla gestione pubblica per un qualche servizio privatizzato acquistato da un’azienda americana, questa potrà fare causa negli USA e richiedere risarcimenti miliardari. Sicché i governi avranno nuove scuse per dire che un ritorno alla gestione pubblica ‘non è possibile’ e pure un governo ben intenzionato avrebbe molte difficoltà a mettere in atto le sue politiche.
            Il pattro transatlantico non è un accordo commerciale, bensí un’espoliazione della democrazia.

            Anche l’idea che si debba commerciare solo con alcuni Stati è poi priva di qualsivoglia fondamento economico.

          • Il giorno in cui gli americani comprassero un ex “servizio pubblico” italiano ci sarebbe da prosciugare un paio di cantine di spumante… Ma che cosa vuole che si comprino? La rete idrica che ha più buchi che tubature? L’Alitalia? La rete del pubblico trasporto di qualche comune? La centrale del latte? Le pompe funebri a tariffe comunali? La vecchia Enel? I traghetti per le isole minori?

          • Purtroppo sti fenomeni di americani si sono comprati l’azienda in cui lavoravamo io è altre 400 persone e in 200 ci han mandato a casa!!! L’azienda faceva profitto guadagnava ma ci han buttato fuori quindi vede che comprano si fanno i caccola ci loro è mettono 200 persone a carico della collettività italiana per i loro comodi!!!

          • Mi spiace per la sua personale vicenda, ma l’intervento verteva su “qualche servizio privatizzato acquistato da un’azienda americana,”.
            Ovviamente non conoscendo il caso specifico, non posso affermare o negare alcunché.

          • Ma no si figuri e di che, per gli americani è normale a casa degli altri si fanno bellammente i cavolacci loro, è un loro modus operandi in generale , fregandosene di tutto e di tutti, se poi a pagar dazio son altri , vedi stato italiano e INPS , meglio ancora , ma quando il sig Marchionne si prese la chrysler, gli Stati Uniti gli misero delle regole, comprava e non licenziava ne metteva a carico dello stato la gente.
            Questo solo per fare un esempio dei Signori Americani, in OGNI ambito si comportano da padroni, speculatori, e profittari… Anche se ci sono vite umane di mezzo.
            Forse per questo il loro successo, non lo nego ma a me non piace comunque.

          • Ad esempio potrebbero comprare l’acquedotto che fornisce casa Sua, quintuplicare il prezzo, senza che sia piú possibile tornare ad una gestione pubblica, perché chiederebbero miliardi di i compensazioni. Sul suolo europeo varrebbero le leggi americane e non piú quelle europee.
            Poi certo se a Lei va bene si accomodi.

          • Guardi a quintuplicare il prezzo ci ha già pensato il mio sindaco tutta sinistra e centri sociali. Quindi avrei ben pochi rimpianti ….
            Dove poi ha raccattato su i miliardi di compensazione e le leggi americane, mi è proprio sfuggito.

          • Eviti di sviare il discorso con aneddoti alla Don Camillo la cui veridicità non è controllabile e che comunque sono irrilevanti.
            Si sta parlando del TTIP, e col TTIP il popolo viene esautorato da parte di trattati internazionali che sono modificabili solo dallo Stato centrale. Nel migliore dei casi vi sarà una lieve riduzione di dazi già molto bassi, quindi non si capisce quali benefici debbano arrivare.

          • Bah, la problematica della ex privatizza da “ripubblicare” l’aveva sollevata lei, se ora è irrilevante, obbedisco.
            Circa le considerazioni sul TTIP mi sono praticamente incomprensibili.

          • È irrilevante il caso singolo, non in generale. Ma visto che il Suo obiettivo è provocare e non discutere evito di insistere.

  14. Poi, uno legge che la Russia ha commissionato due portaelicotteri classe “Mistral” alla Francia, e capisce che i russi non sanno più fare le navi. In pratica, Agusta Westland nel 2005 si era aggiudicata la commessa per il rinnovo della flotta di elicotteri della Casa Bianca, perchè gli americani non sanno più fare elicotteri. Beretta rifornisce lo US Army perchè oltre-atlantico non sanno più fare pistole. Come funzioni il procurement militare, per alcuni è un mistero insondabile. Il vertice militare, in base a degli scenari definiti a seconda della minaccia definisce le specifiche tecniche di cui ha bisogno. Poi, si può decidere se affidare il compito di sviluppo del sistema d’arma all’industria militare, aspettando i tempi naturali di progettazioe e sviluppo, o prendere qualcosa di già pronto sul mercato. La decisione è politica, e non sono estranee implicazioni strategiche. Acquistare armi, specie di quel tipo, significa creare un “link” politico con la nazione fornitrice. La vicenda degli F35 ricalca esarttamente questo schema.

  15. Gli Stati Unita d’America avranno tanti difetti ma come sanno propinare le favolette e come sanno vendere le proprie ragioni nessuno li batte. Ci ricondiamo in occasione dell’aggressione all’IRAK l’esposizione fatta alle nazioni Unite dal ministro Colin Powell sulla presenza delle armi di distruzione di massa, molto dettagliata e che si protrasse per un’ora e mezza? Tutte fandonie costruite ad arte. Le varie Rivoluzione colorate e Primavere arabe da essi sponsorizzate e guidate dove hanno portato? I risultati sono l’Egitto e la Libia e la confunsioni che si è determinato. Le denunce fatte da Snowden sulle intercettazioni effettuate i tutti i Paesi del mondo, col pretesto della lotta al terrorismo? Per prima cosa se terminassero da parte degli USA le ingerenze, il finanziamento dei gruppi terroristici, con la complicita dell’Arabia Saudita, saremmo a metà dell’opera. L’espulsione recente del responsabile della CIA in Germania ha cosa è dovuta? Facile da immaginare! Il difetto di Putin che gode della massima popolarità in Russia ed altrove è quello di non dire al cospetto di Barak Osama “Si badrone” come fanno i ns. rappresentanti in Italia – Mogherini in testa- ed europei.

  16. indubbiamente è vero che putin ha risollevato la russia dalla crisi in cui la avevano precipitata gli oligarchi. senza di lui a quest’ora la russia sarebbe una grande ucraina . tuttavia i limiti del nuovo regime creato da putin sono evidenti. è vero che riesce a contenere gli oligarchi (anche se le perdite in rubli subite da questi con la guerra ucraina sembra condizionare i sogni reustaratori di putin). è vero che l’arma del nazionalismo imperiale gli garantisce comunque un sostegno popolare significativo. tuttavia la società russa è pesantemente condizionata dalla forte emigrazione (compensata in parte da russi kazaki sulla via del ritorno) . si tratta di persone disposte a lavorare a rischiare in proprio senza bisogno di ricorrere alla corruzione o alla protezione mafiosa o politica, persone qualificate dal punto di vista culturale o dalla propensione all’imprenditorialità . insomma gente che nella russia di putin non trova spazio e la cui perdita è dal punto qualitativo ancor più significativa di quello quantitativo. Putin , che nonostante quanto pensino i nostalgici, non dorme con sotto il cuscino le opere di marx e lenin , ma tiene i santini di pietro caterina ivan e stalin , sperando di abbinare il suo sogno di recuperare il terreno perduto con quello dei boiardi del gas di monopolizzare la rete di fornitura del gas all’europa ha inventato un nuovo regime che ha evitato di trasformarsi in colonia di materie prime ( ma in realtà ne sono rimaste molto poche in giro per il mondo) ma molto simile a quello che è stata l’europa orientale nel medioevo e nell’età moderna : società esportatrici di materie prime verso l’ovest, autoritarie : quindi antiliberali e anti imprenditoriali ( a meno che si tratti di stranieri) , dove i percettori dei profitti sono politici e proprietari delle risorse naturali, come una volta lo furono gli aristocratici-latifondisti.

  17. Zola forever. Se anche lui riesce a far scatenare I fanatici filoputler e’ ottimo segno

  18. Sinceri complimenti sig.Zola.
    Una domanda però: che alternative aveva Putin per impedire l’ingresso dell’Ucraina nell’ Ue e nella Nato??

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