di Guglielmo Sano
I dati definitivi delle elezioni politiche slovene – comprensivi delle preferenze espresse dai residenti all’estero e naturalmente di quelle raccolte nella totalità dei seggi sul territorio nazionale – rispecchiano quasi interamente quelli non ufficiali diffusi immediatamente dopo la chiusura delle urne: il vincitore di questa tornata è senza dubbio il “volto nuovo” Miro Cerar. Il 50enne giurista e docente universitario, figlio di un atleta pluricampione olimpico e della prima donna che ha ricoperto la carica di procuratore generale di Slovenia (oltre a quelle di ministro della Giustizia e vicepresidente del partito Liberaldemocratico), ha raccolto un ottimo 34,49% dei voti (ha votato poco più del 50% degli aventi diritto, il 15% in meno rispetto alle elezioni del 2011).
Il fondatore di Stranka Mira Cerarja (Partito di Miro Cerar) – formazione nata giusto 40 giorni prima delle elezioni – stava per eguagliare il record detenuto dal partito Liberaldemocrazia per la Slovenia che, nel 2000, sotto la guida di Janez Drnovsek aveva raggiunto il 36,26% dei consensi.
Cerar tra l’altro ricorda per molti versi proprio il secondo Capo dallo Stato di Slovenia. Con l’ex Presidente della Repubblica, condivide la mancanza di carisma da apparatchik e l’attenzione ai valori morali (leggi “lotta alla corruzione”), la pacatezza e una certa disponibilità al compromesso che potrebbe persino suscitare ilarità. Gli sloveni sembrano apprezzare le qualità del brillante costituzionalista. È ritenuto l’uomo giusto per dare la tanto agognata “stabilità” alla politica slovena – più di mezza dozzina di partiti in Parlamento e una tradizionale incapacità di formare un governo poco più che debole l’hanno finora contraddistinta. Sembra proprio che Cerar verrà scelto per ricoprire la carica di Primo Ministro. Il problema sta nel capire chi lo appoggerà.
Antefatto: il ritorno di Jankovic e la caduta della coalizione di governo di Alenka Bratusek
Le elezioni per il Parlamento sono state anticipate al 13 Luglio a causa della crisi attraversata dal precedente esecutivo con a capo Alenka Bratusek (Pozitivna Slovenija, PS). Il 25 Aprile Slovenia Positiva ha affrontato un congresso per l’elezione del proprio presidente. In quell’occasione la corrente della Bratusek ha perso contro quella dell’attuale sindaco di Lubiana Jankovic.
Gli alleati di governo della Bratusek (Lista civica Gregor Virant, Social-democratici, Partito dei Pensionati – DeSUS) avevano reso noto che un ritorno alla testa del partito della corrente di Jankovic avrebbe determinato la fine del consenso all’esecutivo. La Bratusek dunque, venute meno le condizioni necessarie per governare, per prima cosa ha rimesso il proprio incarico nelle mani del Presidente della Repubblica Pahor e in seguito ha fondato una propria formazione politica. L’”Alleanza” della ex premier ha preso 4 seggi, mentre PS è sparita dal Parlamento in virtù di un misero 2,97%.
I futuri alleati di Cerar: pensionati, socialdemocratici, Bratusek. Verso un nuovo centrosinistra
Il sorprendente risultato di Cerar ha consentito al suo partito di conquistare 36 seggi. Per divenire premier e quindi per avere la “maggioranza” di governo gliene servono altri 10. Esattamente il numero di seggi del Partito dei Pensionati del ministro degli esteri Karl Erjavec – vero e proprio ago della bilancia della politica slovena degli ultimi anni – che in cambio dell’appoggio al nuovo governo chiederà “pesanti” condizioni.
Sarebbe poi quasi naturale l’intesa con la Bratusek, anche se la sua compagine dovrebbe smorzare alcune posizioni sull’economia (il tutto sembra essere legato all’eventuale nomina della stessa Bratusek a Commissario UE per la Slovenia). Sta di fatto che Cerar, anche se non ha escluso un’ampia collaborazione con forze trasversali, sembra orientato verso la formazione di un governo di centrosinistra. Oltre al DeSUS quindi probabilmente verranno coinvolti i Social-democratici (6 seggi).
Perde invece di consistenza l’ipotesi di unirsi con Nuova Slovenia (partito ex-clericale adesso sostanzialmente neo-liberista). Esclusi dai giochi, a dirlo è stato lo stesso Cerar, la Coalizione della Sinistra Unita (vicina alle posizioni di Tsipras) e i Democratici (centrodestra) dell’ex premier Janša – al momento in carcere per corruzione dopo la condanna a due anni – che a questo punto sarebbero il maggior partito di opposizione e che Cerar considera “ai limiti dello stato di diritto”.
La Commissione UE preme per le riforme: il primo scoglio per il futuro governo Cerar?
Il prossimo esecutivo a prescindere dalla sua composizione dovrà innanzitutto risolvere la procedura di infrazione per deficit eccessivo da parte della Commissione europea alla quale la Slovenia è soggetta sin dal 2009. Bruxelles nel 2013 ha derogato di altri 2 anni la correzione del disavanzo: l’obiettivo è raggiungere un disavanzo nominale del 2,5% del PIL nel 2015.
Lubiana, il 2 Giugno, ha ricevuto la seconda raccomandazione della Commissione al fine di varare adeguate riforme strutturali nel biennio 2014-15 affinché la correzione abbia effetti duraturi e rispetti i tempi prestabiliti. Tradotto: si prepara una lunga campagna di privatizzazioni (già cominciata ma lontana dall’essersi conclusa) e altri provvedimenti impopolari riguardanti pensioni e welfare in generale. Le capacità diplomatiche di Cerar saranno presto messe a dura prova.