Sulla lista delle vittime della crisi economica in corso, la Romania sembra la prossima. “Ogni giorno si sente dire che una fabbrica ha chiuso o si è spostata all’estero -dice Luca Niculescu, dirigente nel settore comunicazioni a Bucarest (fonte The Observer)- e il governo non ha finora dato prova di grande efficienza. Il Paese si è abituato a tassi di crescita molto elevati. Si vedranno un bel po’ di pesone scendere in piazza”. Anche la Dacia, azienda automobilistica del gruppo Renault, che produce auto a basso costo, ha annunciato tagli per quattromila dipendenti.
La classe media è nel mirino e anche il numero di dipendenti pubblici sarà ridimensionato a causa delle riduzioni di entrate fiscali che inciderà sul bilancio statale. C’è poi il problema dei mutui per acquistare immobili: la maggior parte è in euro e il deprezzamento del Leu rende difficilissimo ripagarli. La Romania, come buona parte dei paesi dell’est, non era pronta ad affrontare l’impatto della recessione.
Dopo quasi un decennio di crescita a due cifre sarà dura assorbire il contraccolpo della crisi e a rischiare sarà il governo: disordini si sono già verificati nella vicina Bulgaria. La già indebolita democrazia romena potrebbe reagire violentemente alle proteste, spingendo il Paese verso pericolose derive autoritarie.
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