L’elezione del liberale Ciucu a sindaco di Bucarest frena la rapida avanzata dell’estrema destra: sconfitta l’Alleanza per l’Unione dei Rumeni
L’elezione del liberale Nicușor Dan come Presidente della Repubblica lo scorso maggio aveva lasciato vacante il posto di sindaco della capitale romena. Con una percentuale oltre le aspettative (36%) ma con una partecipazione disastrosa (poco più del 30% degli aventi diritto si è recato alle urne), Ciprian Ciucu del Partito Nazional Liberale (PNL), già sindaco di uno dei settori della capitale, ha vinto le elezioni locali tenutesi il 7 dicembre. Sconfitta l’estrema destra dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR) che, dopo la crescita esponenziale alle scorse presidenziali e parlamentari, sperava di rafforzare la sua presenza locale – ancora molto debole – sostenendo l’indipendente Anca Alexandrescu, arrivata al secondo posto con il 22% delle preferenze. Comunque un buon risultato rispetto allo storico di AUR nella città.
La scelta degli europeisti
Il forte risultato di Ciucu è frutto di una chiara scelta razionale dell’elettorato europeista che questa volta ha deciso di non sostenere Cătălin Drulă (al quarto posto con il 14%), candidato del partito liberale e anticorruzione USR, ritenuto più debole rispetto a Ciucu nel confronto con l’estrema destra. La parte più progressista e giovane di questo elettorato, invece, ha optato per SENS che ottiene il 6%: l’esperimento di coniugare posizioni liberali su diritti e società e un’agenda economica di sinistra, unicum in Romania, si sta dimostrando vincente tra l’elettorato giovane e urbano.
Il Partito Social Democratico (PSD), tradizionalmente debole nelle città, arriva al terzo posto (diversi sondaggi lo davano tuttavia come vincitore). Per i socialisti le elezioni di ieri non sono state una disfatta completa: oltre a Bucarest si è infatti votato in altre località, dove il PSD conferma il suo potente ancoraggio locale, allontanando in parte i gravi timori nati dai risultati delle presidenziali, quando i fedelissimi elettori delle zone rurali non si erano mobilitati in massa a favore del PSD. I socialisti vincono tutti gli scrutini fuori dalla capitale: l’ex premier Marcel Ciolacu torna nel suo bastione Buzău, dove guiderà il consiglio della contea.
Le conseguenze del voto
Il risultato cambierà probabilmente i fragili equilibri della maggioranza di governo a favore dei liberali. All’indomani delle ultime elezioni presidenziali che avevano causato la caduta della coalizione tra i partiti mainstream, le principali forze europeiste del paese – PSD, PNL, USR e il partito della minoranza ungherese UDMR – si erano messe d’accordo per formare un governo di orientamento atlantico sotto la guida di Ilje Bolojan (PNL) per tenere l’estrema destra fuori dal potere.
La mossa ha tuttavia creato non pochi malumori tra le fila del primo partito del paese, il PSD: i socialisti si trovano infatti in una fase di riorientamento politico dagli esiti poco chiari. Spaventata dagli scarsi risultati elettorali alle presidenziali e da sondaggi ancora più pessimisti, una fazione all’interno del PSD ha cominciato a chiedersi se la scelta della “responsabilità” e dell’europeismo sia la via più fruttuosa per il partito. L’alternativa sarebbe quella di riportare in auge il nazional populismo in cui il partito si è spesso trincerato, e ritenuto da molti più adatto per mobilitare lo storico elettorato socialista, rurale e povero.
È poco chiaro, tuttavia, se tale mossa debba avere l’obiettivo di frenare l’avanzata dell’estrema destra o se, invece, abbia come naturale conclusione una coalizione tra i due. Per ora il PSD si accontenta di distanziarsi dalle istanze più liberali (cancellando, ad esempio, la definizione di “progressista” dal suo statuto, precedentemente inserita per adattarsi alla famiglia europea dei socialisti) e, soprattutto, opponendosi alle derive neoliberali dell’attuale governo, spinto dall’obbligo di ridurre l’enorme deficit pubblico del paese. L’insistenza sull’agenda sociale non è scelta insensata, considerato che l’estrema destra romena – a differenza di quanto avviene altrove in Europa orientale – ha completamente adottato il diktat economico di Trump, Musk, Milei e Meloni, lasciando lo spazio progressista a monopolio del PSD. La vittoria dei liberali, però, rafforza la linea del PNL all’interno del governo, anche perché il premier Bolojan è molto vicino al nuovo sindaco di Bucarest.
Foto: dal profilo Facebook di Alianța pentru Unirea Românilor – AUR
East Journal Quotidiano di politica internazionale