Kosovo

KOSOVO: Crisi politica, tra voto locale e istituzioni bloccate

Il Kosovo sta vivendo un momento delicato sul piano politico. Il 12 ottobre i cittadini sono tornati alle urne per eleggere i sindaci e consigli comunali di 38 comuni, in un clima segnato da forte instabilità politica a livello centrale.

Dalle elezioni legislative del 9 febbraio, difatti, il Paese è rimasto senza governo a causa del mancato accordo sull’elezione prima del Presidente del parlamento e poi di uno dei cinque vicepresidenti, quello riservato alla minoranza serba.

Una volta risolto questo stallo, solo due giorni prima del voto locale, è apparso chiaro che a mancare sono i numeri per formare un governo, aprendo la strada a elezioni anticipate.

Vittorie e ballottaggi: i risultati principali

In questo contesto, le elezioni locali non hanno prodotto vincitori di rilievo. Nonostante la crisi istituzionale, il partito di maggioranza Vetëvendosje del primo ministro uscente Albin Kurti non ne esce indebolito. Anzi, è già sicuro di aver ottenuto un risultato migliore rispetto alle ultime elezioni locali del 2021. Vetëvendosje ha difatti ottenuto tre comuni, mentre tra i partiti di opposizione, il Partito Democratico del Kosovo (PDK) ha vinto in tre comuni, la Lega Democratica del Kosovo (LDK) in due e l’Alleanza per il Futuro del Kosovo (AAK) in uno solo. L’affluenza alle urne è stata del 40,1%, in lieve calo rispetto al 41,7% del 2021.

Per un quadro completo occorrerà attendere il 9 novembre, data prevista per il ballottaggio in ben 18 comuni, tra cui alcune grandi città. Particolare attenzione va a Pristina, dove si affronteranno Perparim Rama (LDK), e Hajrulla Çeku (Vetëvendosje), entrambi fermi al 33% nel primo turno. Come spiega il sociologo Artan Muhaxhiri sentito da OBCT, il risultato della capitale ha un grande peso politico: “Per la LDK, mantenere il potere è vitale, visto il terzo posto alle elezioni parlamentari. Una sconfitta indebolirebbe ulteriormente le speranze di ripresa. Una vittoria di Vetëvendosje a Pristina darebbe ad Albin Kurti un impulso importante per consolidare il potere centrale, scosso dallo stallo istituzionale e da alleanze compromesse con i sostenitori internazionali del Kosovo.” Da seguire anche Mitrovica sud, dove i candidati di Vetëvendosje e PDK sono separati da soli 28 voti.

Trionfo della Lista Serba al nord

Particolarmente seguiti sono stati i risultati nel nord del Paese, a maggioranza serba, dove i cittadini di etnia serba hanno rotto il boicottaggio delle urne locali iniziato nel 2023. A novembre 2022, difatti, i leader della Lista Serba (Srpska Lista), il principale partito dei serbo-kosovari strettamente legato a Belgrado, avevano annunciato le dimissioni dei serbi dalle istituzioni politiche, giudiziarie e di polizia del Kosovo. Si erano dimessi i sindaci dei quattro comuni a maggioranza serba del nord, mentre i funzionari serbi della polizia e delle autorità giudiziarie kosovare hanno abbandonato gli incarichi che avevano nel nord.

La decisione fu presa come ultimo atto della “guerra delle targhe” e in protesta contro il rifiuto di Pristina di costituire l’Associazione dei comuni a maggioranza serba, organo previsto dagli accordi di Bruxelles del 2013. Le elezioni locali dell’aprile 2023 per i quattro comuni settentrionali, boicottate dai serbi e con un affluenza minore del 4%, avevano portato all’elezione di quattro sindaci albanesi. I residenti li rifiutarono fin dal loro giorno di insediamento, scatenando vari incidenti e scontri con la polizia kosovara e la forza NATO della KFOR.

In queste elezioni, la Lista Serba ha ottenuto una vittoria netta, conquistando al primo turno nove dei dieci comuni a maggioranza serba con percentuali molto alte. Il ritorno della Lista Serba era previsto, ma solleva interrogativi sul futuro del nord del Paese: in particolare, resta da capire se i nuovi sindaci tenteranno di annullare le decisioni prese dai loro predecessori, con rischi di tensioni con il governo centrale, e se si assisterà a un graduale ritorno dei rappresentait della comunità serba nella polizia e nel sistema giudiziario del Kosovo.

Mancata fiducia al governo Kurti

Intanto è arrivata anche la conferma che formare un governo appare un’impresa impossibile. Il 26 ottobre, il parlamento ha respinto la fiducia al nuovo esecutivo proposto da Kurti: solo 56 i voti favorevoli, cinque in meno del quorum richiesto.

Ora la costituzione prevede che la presidente Vjosa Osmani abbia dieci giorni di tempo per affidare l’incarico a un nuovo candidato premier, che avrà a sua volta dieci  giorni per tentare di formare un governo. Tuttavia, il leader del PDK, Memli Krasniqi, che come secondo partito appare la scelta più logica, ha dichiarato che chiederà di andare direttamente a elezioni anticipate, facendo capire che anche l’opposizione non ha i numeri per governare. Le elezioni sono dunque lo scenario più probabile per far uscire il paese dallo stallo politico, anche se il rischio di risultati simili, e dunque di una nuova impasse, appare dietro l’angolo. Un rischio che il Kosovo non può permettersi di correre.

Foto: European Western Balkans

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