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KOSOVO: Il riconoscimento da parte della Siria e il ruolo di Arabia Saudita e Turchia

Il 29 ottobre la Siria ha annunciato di riconoscere ufficialmente lo Stato del Kosovo come indipendente e sovrano, diventando così il 120esimo stato a riconoscere l’indipendenza kosovara.  Il comunicato del Ministero degli Esteri siriano dichiara che si tratta di una decisione “basata sulla convinzione nel diritto dei popoli all’autodeterminazione e sull’impegno a promuovere la pace e la stabilità nei Balcani e nel mondo”.

Il riconoscimento è stato formalizzato in seguito ad un incontro trilaterale che si è tenuto ai margini della nona edizione della Future Investment Initiative che ha riunito a Riyadh centinaia di leader mondiali, tra cui il Presidente siriano Ahmed al‑Sharaa, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman Al Saud e la Presidente kosovara Vjosa Osmani.

L’entusiasmo kosovaro e la rabbia serba

Le autorità kosovare hanno accolto con grande entusiasmo la decisione siriana, sottolineando come l’accordo apra un nuovo capitolo nelle relazioni tra i due paesi fondato sul rispetto reciproco della sovranità ed integrità territoriale e sottolineando come il popolo del Kosovo e quello della Siria siano accomunati da una lunga lotta per ottenere la propria libertà. Ed è proprio in riconoscimento di tali sofferenze e sacrifici e con il massimo impegno a sostenersi reciprocamente a livello internazionale che questo accordo è stato raggiunto.

La reazione della Serbia è stata ovviamente durissima. Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha dichiarato che la decisione siriana era assolutamente prevedibile e che “ora è chiaro quanto fosse importante l’approccio liberale di Bashar al-Assad mentre era alla guida della Siria, ed è anche chiaro cosa succede quando qualcuno subisce una forte influenza da uno dei principali paesi della regione, come la Turchia.”

La nuova politica estera siriana e il ruolo di Turchia e Arabia Saudita

Il riconoscimento del Kosovo è uno dei cambiamenti della politica estera siriana dopo la caduta del regime di Assad nel dicembre 2024. Nell’ultimo anno la Siria ha provato a ridimensionare l’immagine di Paese incardinato solo nell’asse Mosca-Teheran, cercando aperture verso gli Stati arabi, la Turchia e l’Occidente, tramite una strategia di re-inserimento intrapresa fin da subito dal presidente al-Sharaa. Grazie ad una diversificazione dei partner, questi mira ad uscire dall’isolamento internazionale che ha segnato gli anni della guerra in Siria ed a rafforzare la propria legittimità internazionale.

L’Arabia Saudita è emersa come elemento facilitante di questa vicenda. Riyadh, che da anni cerca di giocare un ruolo di primo piano nella politica regionale e internazionale, ha offerto alla Siria lo spazio politico e diplomatico necessario per compiere questo passo, organizzando e ospitando l’incontro trilaterale. L’Arabia Saudita ha da sempre sostenuto l’indipendenza del Kosovo e oggi, grazie al ruolo che ha avuto nell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Siria e Kosovo, il paese si conferma come un attore diplomatico proattivo che mira a rafforzare la propria immagine internazionale e a presentarsi come un attore capace di generare cambiamenti in questioni regionali a lungo stagnanti, proprio come il vicino Qatar.

D’altro canto la Turchia, sebbene non citata nelle dichiarazioni ufficiali siriane o kosovare, appare come attore influente dietro le quinte. La presenza turca nei Balcani è una componente strutturale degli equilibri regionali, e in Kosovo si traduce in un rapporto politico privilegiato, basi economiche solide e una narrativa che insiste sulla fratellanza tra popoli un tempo parte dello stesso spazio ottomano. Il risultato è che il Kosovo vede nella Turchia un alleato affidabile, la quale a sua volta considera il Kosovo un tassello cruciale della propria strategia geopolitica ed una pietra miliare verso l’Europa sudorientale. Recentemente infatti, il Kosovo ha ricevuto una consegna di droni kamikaze militari di fabbricazione turca, scatenando la dura reazione del presidente serbo Vučić che aveva accusato la Turchia di violare il diritto internazionale e di dimostrare di non voler contribuire alla stabilità nei Balcani occidentali ma di sognare di ristabilire l’Impero ottomano nella regione.

Un segnale positivo per Pristina

Il riconoscimento da parte di Damasco è un segnale positivo per il Kosovo, dopo i recenti riconoscimenti da parte di Kenya e Sudan e potrebbe essere seguito da altri riconoscimenti importanti. Inoltre, per come è avvenuto, segna un momento importante nel panorama diplomatico, racchiudendo in sé equilibri e trasformazioni geopolitiche: la Siria rompe con la tradizione, l’Arabia Saudita e la Turchia ne escono ancora una volta come importanti attori geopolitici non solo in Medio Oriente, e la Serbia si trova nuovamente a gestire una crescente influenza turca nella regione e a dover fare i conti con un nuovo riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo.

Fonte immagine: Vjosa Osmani, profilo X

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