Il regista Stefan Djordjevic vince il premio 'Heart of Sarajevo' al miglior film con Wind, talk to me.

CINEMA: Wind, talk to me miglior film a Sarajevo, intervista a Stefan Djordjevic

Il regista Stefan Djordjevic vince il premio ‘Heart of Sarajevo’ al miglior film con Wind, talk to me.

Ne avevamo già parlato a proposito dell’anteprima assoluta al festival di Rotterdam. In conclusione del Sarajevo Film Festival, Wind talk to me ha ottenuto ancora un premio al Miglior Film. Condivide il palmarés, tra le varie, con Ivana Mladenovic, vincitrice del premio alla regia per Sorella di Clausura, e il cast di Fantasy di Kukla, che vince come ensemble il premio alla migliore performance femminile.

Abbiamo avuto l’occasione di incontrare Stefan Djordjevic (ed il suo cane Lilja) al Sarajevo Film Festival.

Wind, talk to me viene spesso descritto come docu-fiction in quanto assistiamo alla presenza della tua famiglia ma chiaramente ci troviamo in un contesto costruito. Come lo descriverebbe lei?

Non era mia intenzione fare un documentario. Prima di tutto, volevo documentare mia madre mentre combatteva la propria malattia. Non avevo quindi alcuna intenzione precisa sul cosa sarebbe diventato il risultato. Mi negavo dal fotografarla – avevo una carriera da fotografo – perché sapevo che avrebbe reso tutto più complicato e sapevo che non era forte fisicamente, ma ad un certo punto è stata lei a voler essere filmata da me, quindi ho iniziato a filmarla. Abbiamo girato tutto il materiale con lei nel corso di una settimana.

Come ha sviluppato la struttura narrativa, il contenuto del film? Ha scritto una sceneggiatura?

Passavo molto tempo con la mia famiglia, dopo che mia madre è spirata. Era anche il periodo del COVID, avevo appena adottato il mio cane Lija, quindi mi sono trasferito al villaggio dove abitavano i parenti ed ho passato molto tempo ad ascoltarli, tutti i ricordi che ho sentito su mia madre. Ho iniziato a registrare le conversazioni, ed in seguito ho cercato di estrapolare alcuni punti cardine, direzioni in cui volevo andare con il film. Ascoltando queste conversazioni sentivo la presenza di mia madre, e volevo che il pubblico potesse avere questa stessa sensazione. Volevo cercare di connettere il passaggio del tempo alla sensazione che lei sia con noi.

Complessivamente quanto sono durate le riprese?

Abbiamo ripreso le scene con mia madre nel 2018, e le parti finzionali nel 2023. Perciò sono passati cinque anni, più abbiamo dedicato un anno alla post produzione.

Il film si apre con una scena che a me è parsa molto poetica, legata ad un cinema contemplativo. Era intenzionale questo avvicinamento?

Semplicemente è qualcosa che è parte di me. Il tempo ha un ruolo importante nel film. Leggevo molto Tarkovsky, il suo libro riguardo al tempo (Scolpire il Tempo). Mi ha ispirato molto. Come dicevo, volevo che il pubblico possa percepire la vita stessa, quindi pensavo che non ci sarebbero dovuti essere molti tagli, affinché il pubblico possa percepire il tempo, percepire il momento. Come cineasta, cerco di guidare questo momento con la mia famiglia, non dico dirigere perchè volevo che siano sé stessi e volevo che sperimentassero l’esperienza di ricordare mia madre in modo naturale. In particolare nel caso dei miei nonni, dato che nulla è più tragico di perdere la propria figlia. Perciò volevo che vivessimo insieme il momento, senza affrettare nulla.

Qual è stata la reazione dei suoi parenti, come hanno affrontato le difficoltà di essere in scena?

Io e mio fratello scattavamo foto di loro da dieci-quindici anni. Sono molto abituati ad essere inquadrati da una fotocamera, a seguire direzioni. Da quel punto di vista non è stato difficile. La parte più difficile era aprirsi e parlare di mia madre di fronte ad una troupe. Ho parlato molto con ciascuno di loro prima delle riprese, gli ho spiegato il nostro approccio e che avevo bisogno di un certo tipo di conversazioni. Lo stesso, spesso le emozioni colpiscono sul momento, mentre parlano, hanno trovato il proprio coraggio attraverso questo film. Ed io non potrei essere più lieti di averlo documentato.

Wind, talk to me è stato presentato in Italia al Bolzano Film Festival Bozen, ma sono attese ulteriori anteprime ad altri festival italiani.

Chi è Viktor Toth

Critico cinematografico specializzato in cinema dell'Europa centro-orientale, collabora con East Journal dal 2022. Ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

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