di Tarik Moćević, diskriminacija.ba
Passando davanti all’edificio dell’ex centro comunitario e della scuola elementare di Trnopolje, vicino a Prijedor, non si direbbe mai che questo fosse il sito del campo che le autorità serbe istituirono per bosniaci e croati nel 1992. Proprio in quel luogo, all’interno del campo stesso, ricoperto da erbacce alte e fitte, si è tenuta il 5 agosto la 14esima edizione di “Notte a Trnopolje” (Noć u Trnopolju), una commemorazione alternativa organizzata dal Centro Giovanile Kvart.
Ogni anno dal 2012, il 5 agosto segna il giorno in cui l’opinione pubblica mondiale, grazie ai resoconti dei giornalisti britannici Ed Vulliamy, Penny Marhall e Ian Williams, venne a conoscenza del campo [di concentramento] di Trnopolje, dando il via ai processi che avrebbero portato alla sua chiusura.
“La domanda che ci ha spinto a partire allora era semplice, ma importante: se i campi funzionavano di notte, perché le commemorazioni non avrebbero dovuto svolgersi di notte? È così che è nata l’idea che continua ancora oggi”, ha spiegato Edin Ramulić, attivista e ricercatore di lunga data sui crimini di guerra contro bosniaci e croati a Prijedor, che ha tenuto una una lezione di storia sul campo di Trnopolje.
Anche la commemorazione alternativa ha lanciato messaggi simili: riumanizzare le vittime, raccontare le loro storie, anziché insistere sui numeri e sul coltivare una cultura “decimale” della memoria, come l’ha definita il regista Admir Rahmanović, autore del documentario “Ritorno a Jasenovac” (Povratak u Jasenovac), proiettato durante la serata. Il film sottolinea l’importanza di umanizzare le vittime confrontando diversi modi di commemorare. Il collegamento tra Jasenovac e Trnopolje nel programma di quest’anno, come evidenziato durante l’evento, ha ulteriormente aperto lo spazio alla riflessione sulla continuità della violenza, sulle ideologie che persistono nel tempo e sull’importanza di una cultura regionale della memoria.
“Notte a Trnopolje” si è concluso con una tavola rotonda con le ricercatrici Mersiha Jaskić e Jasmin Medić. Il tema principale era la commemorazione e il ricordo delle vittime. Degli oltre 40 memoriali per le vittime di Prijedor, tutti si trovano in comunità di rimpatriati o in complessi di moschee e altri spazi di proprietà della Comunità Islamica di Bosnia ed Erzegovina. Nella città di Prijedor, nemmeno uno.
Medić ha sottolineato di ritenere che l’ingresso in politica degli attivisti di Prijedor del dopoguerra e l’attesa del sostegno delle istituzioni della Federazione di Bosnia ed Erzegovina siano la ragione principale della stagnazione in quella che un tempo era la comunità di rimpatriati più organizzata della Bosnia ed Erzegovina. Rimane ancora senza risposta come si possa arrivare al momento in cui, tra gli altri, verrà eretto un monumento ai 102 bambini assassinati di Prijedor. In loro memoria, durante l’evento è stata esposta un’installazione artistica di Anita Karabašić intitolata “Nessuno a raccoglierlo” (Nema nikog da ga bere).
Alla commemorazione della 14esima “Notte a Trnopolje” hanno partecipato anche i partecipanti del Campo Antifascista, che ha riunito giovani provenienti da Bosnia Erzegovina, Serbia, Croazia, Slovenia e Polonia. L’obiettivo del campo è quello di formare e creare una rete di contatti tra giovani attivisti interessati alla lotta contro il fascismo e il revisionismo storico.
“Notte a Trnopolje” è organizzata dal Centro Giovanile Kvart di Prijedor, in collaborazione con la Fondazione Friedrich Ebert, la Fondazione per la costruzione di una cultura della memoria di Prijedor e l’organizzazione Pro Peace. L’evento si concentra sull’educazione, l’arte, il dialogo e l’elaborazione attiva del passato.
Il campo [di concentramento] di Trnopolje è stato operativo almeno dal 26 maggio 1992 fino alla fine di settembre 1992, sebbene alcuni detenuti vi siano rimasti più a lungo. A un certo punto, il campo contava circa 8.000 prigionieri. Secondo i rapporti della Croce Rossa, utilizzati all’Aja durante i processi per crimini di guerra commessi in Bosnia Erzegovina, al 30 settembre 1992 erano transitate per il campo di Trnopolje 23.000 persone. I campi di concentramento di Trnopolje, Omarska e Keraterm erano stati campi istituiti dalle autorità serbe a Prijedor nel 1992 all’avvio del progetto di creazione di un territorio etnicamente omogeneo [pulizia etnica], in cui oltre 3.000 civili furono uccisi in crimini di massa contro bosniaci e croati.
Foto: diskriminacija.ba