Venerdì scorso il Trieste Film Festival ha aperto i battenti con Do not expect too much from the end of the world (Non aspettarti troppo dalla fine del mondo) del rumeno Radu Jude, con una doppia proiezione sold out.

CINEMA: La fine del mondo secondo Radu Jude in apertura al Trieste Film Festival

Venerdì scorso il Trieste Film Festival ha aperto i battenti con Do not expect too much from the end of the world (Non aspettarti troppo dalla fine del mondo) del rumeno Radu Jude, con una doppia proiezione sold out.

Un titolo che è un doppio monito: immediatamente suggerisce la lunghezza dell’opera, oltre  i 160 minuti; al contempo, avverte lo spettatore di “non aspettarsi troppo”, in quanto, in fin dei conti, la visione apocalittica che Radu Jude propone non è altro che il mondo contemporaneo. Il cineasta, già vincitore dell’Orso d’Oro a berlino per Sesso sfortunato e follie porno, torna a rincarare la dose, seguendo stavolta Angelica (Ilinca Manolache), una casting director mentre vaga per le strade di Bucharest alla ricerca di infortunati sul lavoro che facciano da testimonial per un video di sicurezza commissionato da un’azienda austriaca.

Al viaggio di Angelica fanno da parallelo spezzoni del film Angela merge mai departe (Angela va avanti) di Lucian Bratu, un film di piena era Ceausescu su una tassista donna, film che forse già all’epoca voleva proclamare un’idea di femminismo ma che viene qui reinterpretata grazie alla visione contemporanea, attraverso la quale si notano problematicità nella rappresentazione dell’emancipazione femminile. I personaggi protagonisti del film del 1981 ricompaiono in scene contemporanee, ai giorni nostri, interpretati dagli stessi attori, integrando la loro storia in seguito agli eventi del lungometraggio classico, un’operazione metafinzionale notevole.

La trama del film permette a Jude di toccare tantissimi argomenti e lanciare innumerevoli critiche sotto forma di satira amara, come aveva fatto anche in film precedenti, ma in questo lungometraggio preferisce utilizzare mezzi sottili: stralci di dialogo, inquadrature in cui si nota nello sfondo un oggetto importante, allusioni. Tema centrale è lo sfruttamento occidentale della Romania e l’apatia rumena che lo permette, ma Jude si scaglia in generale contro la mercificazione di ogni aspetto della vita umana, il consumismo eccessivo, nei quali Jude suggerisce celarsi la “fine del mondo” tanto suggerita dal titolo. A questi, si aggiunge un’invettiva contro Andrew Tate. Era chiaro che a trattare di Tate, nel cinema rumeno fosse Jude il più adatto, ma resta geniale la sua scelta di caricaturizzare Tate attraverso un alter-ego della protagonista Angelica, che per sfogo si presenta sui social attraverso dei filtri che la fanno assomigliare a Tate con lo pseudonimo Bobita, influencer sessista che è anche al livello finzionale del film una parodia di Tate.

Nella conclusione del film, Jude opera una vera e propria “demonologia” del cinema in quanto mezzo pubblicitario. In una scena senza tagli ed inquadratura fissa dalla durata di almeno venti minuti (una tecnica simile ma dai risultati completamente diversi ha operato Mungiu in R.M.N. –  Animali Selvatici) vengono riproposte le riprese del video di sicurezza, con citazioni, riferimenti, ed un progressivo mascheramento di quella che doveva essere la testimonianza originale dell’infortunato, fino al punto in cui gli viene letteralmente tolta voce in capitolo. La scena ricorda molto il primo film di Jude, The Happiest girl in the World, incentrato sulla produzione di una pubblicità, e racchiude in sè molto del suo cinema: le tematiche, l’humor, le tecniche cinematografiche intenzionalmente “trash” (anche se, per la maggior parte questo film è presentato in un’elegante bianco e nero).

Do not expect too much from the end of the world ha vinto il premio speciale della giuria a Locarno ed è stato presentato come film di apertura al Trieste Film Festival, in corso attualmente.

Chi è Viktor Toth

Cinefilo focalizzato in particolare sul cinema dell'est, di cui scrive per East Journal, prima testata a cui collabora, aspirante regista. Recentemente laureato in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Trieste, ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

Leggi anche

The Garden Cadences, in concorso al Cinema Du Reel, è il nuovo documentario del regista serbo Dane Komljen.

CINEMA: Garden Cadences al Cinema du Réel

The Garden Cadences, in concorso al Cinema Du Reel, è il nuovo documentario del regista serbo Dane Komljen.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com