CAUCASO: Quale futuro per l’insurrezione caucasica?

L’insurrezione caucasica ha una lunga storia, ma quale è la situazione attuale e quale futuro le spetta?

È importante, innanzitutto, chiarire che, nonostante l’insurrezione cecena sia la più nota e violenta, si parla di “insurrezione caucasica” in quanto le autorità cecene, con il supporto federale, hanno cercato di eliminare i movimenti separatisti e jihadisti nel territorio, come nel caso dell’uccisione di Dokku Umarov e Rustam Asildarov.

Tuttavia, queste azioni non hanno fermato l’espansione di tali movimenti nelle altre repubbliche del Caucaso settentrionale, né l’adesione di ceceni a gruppi jihadisti internazionali. Inoltre, molti veterani delle due guerre cecene si sono uniti a battaglioni come quelli di Dzhokhar Dudaev e Sheikh Mansur, attivi dal 2014 anche in Ucraina.

La realtà odierna

Nonostante la lotta al terrorismo, questo genere di violenza persiste nel panorama politico del Caucaso settentrionale. Nel 2024, sono stati riportati ben 93 incidenti legati al terrorismo, sottolineando la continua instabilità dell’area. Va notato che questi incidenti sono appunto ‘legati al terrorismo’, ossia includono anche quelli derivanti da eventi come il tentativo di arresto di individui potenzialmente legati a organizzazioni terroristiche. Nello scorso anno, in Inguscezia e Daghestan sono stati riportati rispettivamente 42 e 38 casi di detenzioni legate al terrorismo – i numeri più alti nella regione.

Sebbene la Cecenia sia sempre stata considerata la principale “culla” del terrorismo, nell’ultimo decennio il primato è passato alle due repubbliche sopracitate. Questo è dovuto principalmente al crescente controllo esercitato sulla società cecena da Ramzan Kadyrov e i suoi kadyrovtsy.

Daghestan

Il 23 giugno, il Daghestan è stato teatro degli attacchi terroristici più sanguinosi registrati recentemente nella regione, con azioni coordinate che hanno colpito simultaneamente Derbent e Makhachkala. Gli attentatori armati hanno preso di mira luoghi di culto – non musulmani – e postazioni di polizia, provocando tra i 46 e i 74 tra morti e feriti. Almeno 15 membri delle forze di sicurezza, oltre ai sei attentatori uccisi durante l’assalto, figurano parte delle vittime accertate.

Benché nessun gruppo abbia rivendicato ufficialmente l’attacco, media affiliati allo Stato Islamico ne hanno esaltato l’esecuzione, alimentando timori circa una possibile rinnovata influenza del gruppo nella regione. L’attacco ha avuto conseguenze importanti, ovvero l’immediata intensificazione delle operazioni antiterrorismo.

Non è la prima volta che la regione viene colpita da attentati di matrice jihadista: nel febbraio 2018, l’ISIS aveva rivendicato un attacco contro una chiesa ortodossa a Kizlyar.

Nel frattempo, le ripercussioni dell’attentato del 22 marzo 2024 alla Crocus City Hall di Mosca si sono fatte sentire anche in Daghestan. Alla fine del mese, il 31 marzo, le autorità hanno imposto un regime speciale antiterrorismo (KTO) nella città di Kaspiysk e in due distretti di Makhachkala, segnando un ulteriore inasprimento delle misure di sicurezza.

Lo scorso 5 marzo, le forze di sicurezza russe hanno neutralizzato quattro militanti a Semender, Makhachkala, accusati di star pianificando un attacco contro il dipartimento regionale del Ministero degli Affari Interni a Kaspiysk. Secondo il Comitato Nazionale Antiterrorismo, il gruppo era coordinato da membri dello Stato Islamico.

Inguscezia

Nel 2024, l’Inguscezia ha assistito alla ricomparsa dei Batalkhadzhintsy, una confraternita sufi nota per il suo carattere isolato, che è tornata a essere uno degli epicentri delle preoccupazioni legate alla sicurezza e alla lotta al terrorismo nella repubblica.

Ad ottobre, un agguato nei pressi di Magas ha causato la morte di tre dipendenti del Centro per il Contrasto all’Estremismo. L’attacco è stato ampiamente attribuito alla confraternita, e successivamente le forze dell’ordine hanno arrestato un presunto complice con legami al gruppo.

Un mese prima, a settembre, un uomo armato di cacciavite ha ferito un agente di polizia a un posto di blocco nella capitale, prima di essere abbattuto.

A peggiorare ulteriormente il quadro, un ex ufficiale di polizia è stato assassinato nel febbraio 2025 da ignoti, episodio che conferma l’instabilità crescente del contesto securitario nella regione.

Cecenia

Nel corso dell’ultimo anno, i posti di blocco in Cecenia sono diventati sempre più dei focolai di violenza, con numerosi incidenti mortali riportati. A febbraio, le forze di sicurezza hanno annunciato di aver intercettato un gruppo di uomini armati che hanno aperto il fuoco al momento del controllo. Tre di loro sono stati uccisi sul posto, mentre due presunti complici sono stati arrestati il giorno successivo.

A ottobre, la situazione è peggiorata ulteriormente con due attacchi: uno contro un posto di polizia stradale a Gudermes e l’altro contro un veicolo della Guardia Nazionale a Petropavlovskaya, nel distretto di Groznenskiy. Nel primo attacco sono stati uccisi due agenti, mentre nel secondo un membro della Rosgvardia è morto e un altro è rimasto ferito. Entrambi gli episodi hanno scatenato raid di sicurezza su larga scala e hanno portato a numerosi arresti arbitrari.

Il 7 aprile 2025, un altro attacco a un posto di blocco ad Akhchoj-Martan ha causato la morte di un agente di polizia e il ferimento di un altro, confermando il deterioramento della situazione nella regione.

Ramzan Kadyrov ha affermato l’espulsione non solo dei familiari del ragazzo colpevole dell’attacco, ma anche di “tutti coloro che ne sono collegati”.

Cosa ci aspetta?

Molti esperti ritengono che l’emergere di una guerriglia trans-repubblicana ben organizzata sia improbabile, almeno nel prossimo futuro. L’assenza di una leadership chiara, una struttura e un’infrastruttura frammentate, anche all’interno di una singola Repubblica, ne è una prova. Inoltre, insieme all’aumento costante della presenza dei servizi di sicurezza nella regione, questi fattori impediscono l’emergere di una guerriglia unificata.

Tuttavia, gli attacchi (terroristici) recenti, sia su larga che su piccola scala, hanno dimostrato la potenziale interconnessione e organizzazione delle cellule terroristiche in tutte e tre le Repubbliche.

Ciò è significativo, perché indica che, nonostante i forti controlli, i separatisti o i terroristi sono ancora in grado, in qualche modo, di organizzare tali attacchi.

Pertanto, è importante monitorare quest’area, soprattutto quando la guerra in Ucraina della Russia giungerà al termine e molti foreign fighters ceceni e non, torneranno nella loro terra d’origine con maggiore esperienza, abilità nel combattimento e forse una organizzazione più forte e sentimenti verso la Russia più accentuati.

Chi è Denise Gislimberti

Studentessa magistrale al secondo anno del Master in East European and Eurasian Studies (MIREES). Appassionata di Caucaso e Russia, si interessa di conflitti etnici, geopolitica e l'uso della memoria collettiva come strumento di propaganda.

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