RUSSIA: Ucciso in Daghestan l’emiro dell’ISIS

Lo scorso 3 dicembre le forze speciali russe hanno ucciso nel corso di un’operazione anti-terroristica Rustam Asildarov, emiro del Wilāyat al-Qawqāz, autoproclamato governatorato dell’ISIS nel Caucaso, nonché uno dei principali jihadisti attivi nel paese.

Il blitz, organizzato congiuntamente dall’FSB e dal Ministero degli Interni, ha avuto luogo nella periferia di Makhachkala, capoluogo della repubblica del Daghestan, nel Caucaso settentrionale. Per eliminare Asildarov, che si era barricato all’interno di un edificio, le forze di sicurezza russe hanno fatto ricorso a un robot mitragliatrice, che è stato condotto nei pressi del complesso e ha poi aperto il fuoco sull’edificio. Nello scontro con gli uomini dell’FSB hanno perso la vita anche quattro sottoposti di Asildarov. Nell’edificio che ospitava l’emiro dell’ISIS le forze di sicurezza hanno successivamente rinvenuto diverse armi automatiche e una grande quantità di munizioni ed esplosivi.

Chi era l’emiro dell’ISIS

Rustam Asildarov, conosciuto anche come Emir Abu Muhammad Kadarsky, nacque nel distretto di Buynaksk, nel Daghestan. Fin da giovane Asildarov ebbe il modo di entrare in contatto con le idee salafite, diffusesi nel Daghestan a partire dai primi anni Novanta, che lo spinsero a prendere la via del radicalismo e ad unirsi alla guerriglia locale. In seguito alla proclamazione del gruppo jihadista dell’Emirato del Caucaso, nel 2010 Asildarov divenne uno dei leader del Wilāyat Dagestan, una delle province in cui sarebbe diviso l’autoproclamato Emirato.

Nel 2012, in seguito alla morte dell’emiro locale, Ibragimkhalil Daudov (Emir Salikh), Doku Umarov, leader dell’Emirato del Caucaso, nominò Asildarov nuovo emiro del Wilāyat Dagestan. Le forze di sicurezza russe ritengono che in questo periodo Asildarov sia stato la mente di diversi attacchi terroristici, tra cui gli attentati esplosivi di Volgograd del 2013, che provocarono la morte di 34 persone, e che nel 2010 abbia provato a organizzare un attentato nella Piazza Rossa di Mosca, poi sventato dall’FSB.

Nel dicembre 2014, attraverso un video diffuso in rete, Asildarov rinnegò il successore di Umarov, Aliaskhab Kebekov (Ali Abu Muhammad), giurando fedeltà allo Stato Islamico e ad Abu Bakr al-Baghdadi. Nel giugno 2015 il portavoce dell’ISIS, Abu Mohammad al-Adnani, proclamò la creazione di un nuovo governatorato dello Stato Islamico nel Caucaso settentrionale, il Wilāyat al-Qawqāz, nominando Rustam Asildarov emiro del Caucaso. Asildarov divenne presto uno dei principali ricercati del paese, al punto che lo scorso ottobre l’FSB promise una ricompensa di 5 milioni di rubli (circa 74.000 euro) a chiunque fosse stato in grado di fornire informazioni utili per poterlo rintracciare.

Il ruolo dell’ISIS nel Caucaso

L’influenza dello Stato Islamico nel Caucaso iniziò a crescere a partire dalla morte di Doku Umarov, leader e fondatore dell’Emirato del Caucaso, coincisa con l’intensificarsi della Guerra civile siriana e con l’ascesa dell’ISIS nel Medio Oriente. Grazie anche all’intensa ed efficace propaganda, negli ultimi anni un numero sempre maggiore di ribelli caucasici abbandonò le fila dell’Emirato, ormai in crisi, per unirsi allo Stato Islamico e andare a combattere come foreign fighters in Siria o Iraq. Una parte di essi decise invece di rimanere nel Caucaso, e proseguire le operazioni di guerriglia contro le forze di sicurezza russe.

In seguito alla proclamazione del Wilāyat al-Qawqāz, nel dicembre 2015 l’ISIS rivendicò il suo primo attentato nella regione, avvenuto presso la fortezza di Naryn-Kala, in Daghestan, dove i presunti seguaci di Asildarov uccisero un ufficiale dell’FSB e ferirono altre 10 persone. Nell’ultimo anno lo Stato Islamico ha rivendicato diversi altri attentati nel Caucaso russo, avvenuti principalmente tra il Territorio di Stavropol’ e il solito Daghestan, epicentro della resistenza anti-russa.

Ma più che al terrorismo internazionale, questi frequenti episodi di violenza vanno ricondotti alla precaria situazione socio-economica in cui da tempo versa la regione. Per quanto rivendicati da presunti guerriglieri affiliati all’ISIS, questi attacchi sono spesso pianificati da piccole bande criminali che hanno poco a che fare con organizzazioni terroristiche come lo Stato Islamico, e che non prendono di mira obiettivi civili, come è solito fare l’ISIS, ma che rivolgono spesso la loro attenzione verso obiettivi governativi, come posti di blocco e forze dell’ordine.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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