RUSSIA: Tensioni tra Mosca e Kadyrov?

I rapporti tra Mosca e Ramzan Kadyrov sono, per l’ennesima volta, attraversati da tensioni.

Questa volta la causa è da trovare in una serie di colloqui – non autorizzati dal centro federale – tra il capo di stato ceceno e rappresentanti di monarchie del Golfo. Colloqui che, a fronte di un possibile peggioramento delle sue condizioni di salute, avevano come scopo l’assicurare l’incolumità e sicurezza dei familiari di Kadyrov, nonchè il futuro del proprio patrimonio.

Le dimissioni e la malattia

Da anni ormai si specula sulle condizioni di salute del leader ceceno, presumibilmente malato da tempo, motivo per cui Ramzan starebbe facendo di tutto per assicurare alla sua famiglia, e al suo entourage, un prospero futuro potenzialmente al di fuori dei confini russi. Kadyrov ha per anni tessuto floride relazioni con vari capi di stato e principi in Medio Oriente. Per ultimo, ha partecipato al matrimonio del figlio dell’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti in Russia, Muhammad Ahmad Al Jaber, a Dubai.

A seguito di questi screzi e nuove segnalazioni riguardanti le sue condizioni di salute, il 6 maggio, Ramzan Kadyrov, leader della Repubblica Cecena dal 2007, ha dichiarato la volontà di essere rimosso dall’incarico. In un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa locale Chechnya Today, ha dichiarato di aver fatto richiesta di dimissioni, esprimendo la speranza che tale richiesta venga accolta, sottolineando: “un nuovo leader potrebbe portare idee e visioni fresche alla regione.”

Non è la prima volta che Kadyrov manifesta l’intenzione di dimettersi: in passato ha più volte annunciato l’intenzione di lasciare il potere, per poi ritrattare. Nel 2022, ad esempio, aveva parlato della necessità di prendersi una “vacanza lunga e indefinita”, salvo poi candidarsi nuovamente nel 2023, perché “i cittadini e i bambini della Cecenia me lo chiedono”.

Le voci sul peggioramento del suo stato di salute si sono intensificate negli ultimi mesi, anche per via della sua assenza dagli eventi pubblici e di presunti trattamenti medici presso una clinica privata a Grozny – ma sono state parzialmente smentite da Ramzan stesso attraverso il suo canale Telegram.

Secondo alcune fonti non ufficiali, da febbraio 2025 Kadyrov avrebbe delegato gran parte delle responsabilità quotidiane al capo del governo ceceno, Magomed Daudov. Parallelamente, è emersa una campagna pubblica volta a promuove il figlio 17enne, Adam Kadyrov, come possibile successore: i suoi ritratti sono comparsi in edifici pubblici e scuole in tutta la Cecenia.

Nonostante tutto, la decisione finale sulle sue dimissioni spetta al presidente russo Vladimir Putin, come lo stesso Kadyrov ha ammesso a seguito di un incontro a Mosca, il cui esito è stato l’impegno a continuare il proprio mandato, affermando di essere un “uomo di squadra” e di “voler seguire gli ordini del comandante supremo.”

Adam Kadyrov

Adam Kadyrov, figlio diciassettenne di Ramzan Kadyrov, ha recentemente assunto un ruolo di primo piano nella leadership cecena, alimentando speculazioni su una possibile successione. Nel 2025, è stato nominato segretario del Consiglio di Sicurezza della Cecenia, aggiungendo questo incarico a una serie di posizioni già ricoperte, tra cui capo della sicurezza personale del padre, fiduciario dell’Università delle Forze Speciali di Gudermes e osservatore in un battaglione dell’esercito russo.

La sua ascesa è stata accompagnata da numerose onorificenze, tra cui il titolo di “Eroe della Repubblica Cecena” e diverse medaglie conferite da repubbliche a maggioranza musulmana come il Tatarstan e la Karachaj-Circassia. Tuttavia, la sua figura è diventata controversa a seguito di un video del 2023 in cui veniva mostrato mentre aggrediva un detenuto accusato di aver bruciato il Corano. Nonostante le critiche, Ramzan Kadyrov ha difeso il gesto del figlio, lodandolo per aver “difeso l’Islam”.

L’accumulo di incarichi e riconoscimenti, nel contesto sopra descritto suggerisce una possibile strategia per consolidare il potere della famiglia Kadyrov e preparare una transizione dinastica. Tuttavia, la giovane età di Adam solleva interrogativi sulla reazione di Mosca a una possibile successione ereditaria – secondo la legge federale, sarebbe infatti illegale, poiché l’età minima per ricoprire tale posizione è 30 anni.

Soldi e rapporti privilegiati

Nonostante le tensioni, Ramzan Kadyrov continua a godere di un ampio margine di autonomia, garantito dal suo rapporto personale con Vladimir Putin. Grazie a questo legame privilegiato, il leader ceceno riesce spesso a muoversi al di fuori dei vincoli istituzionali che vincolano altri governatori regionali. È importante notare che questo grande potere negoziale si fonda sull’esito della seconda guerra cecena. Kadyrov mantiene stabilità nel territorio ceceno in cambio di ingenti somme di rubli volte a finanziare la famiglia stessa, nonché la (ri)costruzione di Grozny – per la quale il leader ceceno ha in mente un futuro come “Dubai del Caucaso”.

Vari esperti e giornalisti ritengono infatti che la richiesta da parte di Ramzan di essere sospeso dai suoi incarichi sia stata solo una mossa astuta – e spesso usata – al fine di ricevere maggiori finanziamenti.

Questo potere negoziale si fonda anche sul contributo militare della Cecenia alla guerra in Ucraina, dove il battaglione “Akhmat” ha rappresentato uno degli strumenti più visibili e propagandisticamente rilevanti dell’intervento russo.

Un segnale interessante di queste dinamiche è rappresentato dall’adozione, da parte del battaglione, di una nuova bandiera che unisce i colori della Repubblica Cecena alla tricolore russa e a una croce ortodossa stilizzata. Questo simbolo, apparentemente contraddittorio, può essere letto come un gesto di fedeltà rafforzata a Mosca, ma anche come un tentativo di “nazionalizzare” e rendere più compatibile con la narrativa ufficiale russa la presenza delle forze speciali cecene.

Chi è Denise Gislimberti

Studentessa magistrale al secondo anno del Master in East European and Eurasian Studies (MIREES). Appassionata di Caucaso e Russia, si interessa di conflitti etnici, geopolitica e l'uso della memoria collettiva come strumento di propaganda.

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