Slovenia e Croazia si preparano alle elezioni europee, nelle quali eleggeranno i loro eurodeputati della decima legislatura. La data ufficiale è fissata a domenica 9 giugno sia per i cittadini croati che per gli sloveni. In entrambi i Paesi le elezioni europee saranno un banco di prova molto importante per la maggioranza dei due esecutivi. Il risultato potrebbe avere degli effetti rilevanti sul governo di Robert Golob in Slovenia e su quello dell’appena riconfermato Andrej Plenković in Croazia.
Le elezioni europee viste da Lubiana
L’appuntamento elettorale in Slovenia rappresenta un test importante per la maggioranza che sostiene il primo ministro Robert Golob. Al suo interno troviamo il Movimento Libertà (GS) di Golob, il partito di sinistra Levica e i Socialdemocratici (SD).
Il dibattito politico in Slovenia è piuttosto acceso: una delle questioni che ha fatto discutere negli scorsi giorni l’opinione pubblica e i partiti è stata la decisione del governo di riconoscere lo Stato Palestinese. Lo scorso 30 maggio una bandiera palestinese era stata esposta assieme a quella slovena e quella europea fuori dal Palazzo del Governo a Lubiana Ciò è stato immediatamente osteggiato dal Partito Democratico (SDS) dell’ex primo ministro Janez Janša, che non è riuscito a bloccare in parlamento la proposta con una richiesta di referendum. Il voto è che invece passato nella serata del 4 giugno ufficializzando il riconoscimento sloveno dello Stato Palestinese. La polarizzazione tra Golob e Janša sul tema è massima e lascia intravedere la sfida tra i due.
Il voto di domenica è per Janša un’opportunità di erodere il consenso del Movimento Libertà nella speranza di spaccare la maggioranza di governo. Secondo l’ex-primo ministro, l’attuale governo avrebbe fallito nel dare risposte concrete sul tema della migrazione, della sanità e della crescita dei salari, soprattutto nel settore pubblico. Janša sta spingendo molto in questa campagna elettorale per cercare di mettere in crisi il partito di Golob, che secondo i sondaggi più recenti potrebbe ottenere soltanto due eurodeputati mentre l’SDS potrebbe ottenerne quattro.
La polarizzazione è elevata e a beneficiarne potrebbero essere i partiti minori come Levica e Vesna, il partito verde sloveno. Qualora l’elettorato di sinistra dovesse partecipare in una percentuale maggiore rispetto alle politiche, Levica e Vesna potrebbero vedere un aumento del loro consenso, eleggendo rispettivamente un eurodeputato ciascuno, qualora le proiezioni dovessero realizzarsi, e ciò potrebbe complicare gli equilibri di maggioranza.
Tuttavia, Golob, che recentemente è divenuto uno dei promotori dell’iniziativa dei cittadini europei per tutelare il diritto all’aborto all’interno dell’UE, punta molto sulla solidità dell’operato dell’esecutivo negli ultimi anni, e anche sul successo dei referendum in programma nella stessa giornata. Il 9 giugno, difatti, il voto riguarderà anche tre quesiti referendari: l’utilizzo medico della marijuana, l’introduzione di una legislatura sul fine vita e infine l’introduzione delle preferenze nelle elezioni parlamentari, mentre il referendum sull’ampliamento della centrale nucleare di Krško è stato fissato al prossimo novembre.
Elezioni europee come test per il nuovo governo dell’HDZ
La Croazia arriva all’appuntamento con le elezioni europee due mesi dopo le elezioni nazionali e la faticosa formazione dell’esecutivo presieduto dal conservatore Andrej Plenković dell’Unione Democratica Croata (HDZ). Lo scorso aprile l’HDZ ha ottenuto il 34% dei voti, conquistando 61 seggi, superando la coalizione di centrosinistra guidata dal Presidente della Repubblica Zoran Milanović e dal Partito Socialdemocratico (SDP). Non avendo ottenutola maggioranza assoluta,Plenković ha dovuto formare un governo di coalizione con il partito di estrema destra Movimento Patria (DP) guidato da Ivan Penava.
La scorsa campagna elettorale è stata particolarmente tesa e ha fatto discutere il coinvolgimento diretto del capo dello Stato Milanović che si è distinto per una retorica particolarmente populista con tratti malcelati di euroscetticismo e toni molto vicini alla propaganda filorussa. Un altro punto rilevante delle europee riguarda lo stesso Andrej Plenković, candidato al parlamento europeo nonostante l’incarico di primo ministro. Stando ad alcune indiscrezioni ci sarebbe una sua volontà di tornare a Strasburgo dove era stato precedentemente membro tra il 2013 e il 2016.
Lo scontro tra Plenković e Milanović è stato totale e il risultato emerso dalle parlamentari è di una generale perdita di terreno dei due partiti tradizionali: l’HDZ e l’SDP, a vantaggio dell’estrema destra del DP e dei conservatori di Most, che ha ottenuto due seggi in più rispetto alla scorsa tornata. Secondo molti osservatori, è probabile che questo successo possa amplificarsi alle elezioni di domenica. A sperare in un risultato migliore rispetto ad aprile è anche il partito verde di sinistra Možemo che aveva raggiunto circa il 10% ottenendo tre seggi in più e consolidando un trend di crescita molto positivo. Secondo alcune previsioni, l’HDZ dovrebbe ottenere 5 eurodeputati, l’SDP 4 mentre Možemo, Most e DP uno a testa.
Le prospettive
In entrambi i Paesi, l’ampia portata generale del rinnovo del Parlamento europeo sembra essere stata messa in secondo piano dalle vicende di politica interna. Con la conclusione della campagna elettorale, in Slovenia e Croazia, i partiti di maggioranza si preparano a ridisegnare i nuovi equilibri politici che usciranno in seguito allo spoglio dei voti, con possibili ricadute per gli esecutivi in carica a Lubiana e Zagabria.
Foto: European Parliament