Referendum Slovenia

SLOVENIA: Un referendum sul nuovo reattore nucleare a Krško

La Slovenia terrà un referendum sulla costruzione di un nuovo reattore nucleare a Krško. La decisione è arrivata dopo una riunione presieduta dal primo ministro Robert Golob a cui hanno partecipato tutti i partiti presenti nel Parlamento sloveno e il capo dello Stato Nataša Pirc Musar.

La centrale nucleare di Krško e il nuovo reattore

La centrale nucleare slovena è entrata in funzione nel 1983 e appartiene in parte anche alla Croazia. L’energia generata a Krško copre il 20% del fabbisogno energetico sloveno e il 16% di quello croato. Krško è prossima alla fine del suo ciclo produttivo, prevista per il 2043. Il reattore è stato anche spento a causa di un guasto ad ottobre 2023, per poi tornare attivo dopo poco.

Pertanto il Governo sloveno si sta mobilitando per trovare una soluzione di lungo periodo. L’ipotesi è di costruire un nuovo reattore che sostituisca quello attuale, contribuendo alla decarbonizzazione della Slovenia nel prossimo futuro.

Secondo la stampa, Krško 2 dovrebbe idealmente entrare in funzione nel 2038. Il valore di un investimento simile sarebbe di circa dieci miliardi di euro e la decisione finale sulla fattibilità del progetto è prevista tra il 2027 e il 2028. Per Golob, in quella data si dovrebbe tenere un secondo referendum dove i cittadini daranno il loro assenso finale alla costruzione.

Cosa dicono i partiti sloveni

L’idea di sottoporre un referendum ai cittadini è arrivata dal partito di opposizione dell’ex primo ministro Janez Janša, il Partito Democratico Sloveno (SDS). Il progetto però è condiviso anche dal Movimento Libertà (GS) dell’attuale primo ministro Robert Golob, che dopo l’incontro con i partiti, ha espresso soddisfazione per l’accordo e ha aggiunto che il passo successivo sarà ottenere il consenso dei cittadini.

Durante la riunione hanno partecipato anche i deputati della minoranza ungherese e italiana, i quali appoggiano la linea del governo. L’Italia non si è ancora espressa sui fatti, ma all’interno del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, l’assessore per la difesa dell’ambiente Fabio Scoccimarro ha espresso preoccupazione vista la vicinanza di Krško.

Tra l’opposizione, oltre all’SDS anche i cristiano-democratici di Nuova Slovenia (N.Si) si dicono d’accordo e appoggiano il referendum. Da Levica, il partito di sinistra in coalizione con GS, la decisione sul futuro di Krško è stata rimessa ai cittadini, sottolineando la necessità che si basi su informazioni sicure e affidabili.

Il partito verde Vesna, al di fuori del parlamento, si è dichiarato invece contrario al nucleare come fonte di energia per il futuro del Paese. Non c’è ancora una data per la consultazione, ma tutti i partiti rappresentati sono d’accordo sul referendum per lasciar esprimere i cittadini, che secondo un sondaggio sarebbero in larga parte favorevoli.

La questione delle scorie

Ciò che invece non è emerso nel dibattito pubblico sloveno è il problema dello stoccaggio delle scorie prodotte da Krško. Difatti, un progetto studiato dalla Croazia, co-proprietaria della centrale, prevede la realizzazione di un deposito sul confine bosniaco nei pressi di Trgovska Gora. La costruzione inizierà nel 2025 e l’arrivo del materiale di scarto da Krško è previsto per il 2027.

Secondo la Bosnia Erzegovina, la Croazia metterebbe a rischio l’ecosistema del fiume Una, uno dei più ricchi del Paese, nonché attrazione turistica di punta. Zagabria però è decisa a proseguire con la costruzione, investendo 220 milioni di euro, nonostante l’opposizione di Sarajevo.

La Slovenia e il nucleare

La Slovenia si trova alle prese con la necessità di conciliare sostenibilità e necessità di consumo. L’idea di investire in un nuovo reattore nucleare fa parte di una strategia di lungo termine per eliminare la dipendenza dalle fonti non rinnovabili, cercando di raggiungere la neutralità climatica il più presto possibile.

In linea con gli obiettivi europei, la Slovenia punta al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Le fonti rinnovabili però rappresentano solo il 25% delle risorse energetiche e il nucleare con il suo 20% copre una parte consistente del fabbisogno nazionale.

L’energia nucleare generata da Krško potrebbe aiutare il Paese ad abbandonare i combustibili fossili, ancora prevalenti nel mix energetico sloveno. Tuttavia, investire su un nuovo reattore porta con sè delle criticità da considerare.

Oltre al corretto trattemento dei rifiuti radioattivi, c’è da considerare l’alto rischio sismico dell’area di Krško. In passato, l’attività della centrale era stata interrotta durante il terremoto in Croazia nel 2020. Per questo motivo, da diversi anni ambientalisti  italiani e sloveni chiedono lo smantellamento della struttura.

Foto: gov.si

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