Nella notte tra lunedì e martedì 17 e 18 novembre, il Parlamento sloveno ha adottato la “Legge Šutar“, volta ad aumentare i poteri della polizia nelle cosiddette “aree ad alto rischio“. Una risposta all’omicidio di Novo Mesto, che tuttavia rischia di discriminare e peggiorare le condizioni sociali dell’intera comunità rom della Slovenia.
Tale provvedimento introduce maggiori poteri di polizia nelle aree ad alto rischio, pene più severe per gli atti di violenza, sequestri temporanei delle proprietà, nonché misure riguardanti i genitori minorenni. La polizia dovrebbe ricevere risorse aggiuntive per reprimere la criminalità nelle aree “ad alto rischio”. In queste aree, la polizia potrà perquisire le abitazioni alla ricerca di armi da fuoco senza mandato giudiziario, e i recidivi potrebbero vedere ridotte le loro indennità sociali o di disoccupazione. La legge dovrebbe entrare in vigore entro la fine dell’anno.
L’omicidio Šutar e le proteste a Novo Mesto
Il 48enne Aleš Šutar era stato aggredito davanti a un bar nelle prime ore del 25 ottobre a Novo Mesto. I media e le autorità locali hanno attribuito l’aggressione a un gruppo di rom. La polizia ha riferito di aver arrestato un uomo di 21 anni con precedenti penali, senza formire altri dettagli. Nei giorni successivi, migliaia di persone hanno manifestato nella cittadina per chiedere misure radicali di sicurezza pubblica. L’omicidio ha messo a nudo le tensioni in Slovenia verso la piccola comunità rom.
L’Assemblea Nazionale di Lubiana ho approvato la “Legge Šutar” con 59 voti favorevoli e quattro contrari su 90, e con il sostegno delle coalizioni Svoboda (GS) e Socialdemocratici (S&D) e dai partiti di opposizione NSi e da una parte di SDS (entrambi PPE). “Questa legge rappresenta un passo importante verso una vita più sicura per tutti in Slovenia”, ha dichiarato il Primo Ministro Robert Golob.
Il rischio di discriminazione dei rom
La Commissione europea ha invitato la Slovenia a garantire che l’attuazione della legge “non colpisca in modo sproporzionato alcuna comunità” ed eviti di “creare vulnerabilità per le comunità già a rischio”. “Siamo contrari a qualsiasi forma di discriminazione, incluso l’antiziganismo“, ha dichiarato la portavoce dell’UE Eva Hrncirova.
L’organizzazione per i diritti umani Amnesty International aveva esortato venerdì scorso il Parlamento sloveno a non approvare il “disegno di legge draconiano”. La legge amplia “significativamente” i poteri di polizia e giudiziari – il che, uniti a restrizioni punitive sulle prestazioni sociali, potrebbero penalizzare ulteriormente le famiglie più emarginate, ha affermato il gruppo. “La retorica al vetriolo usata dal governo per giustificare queste misure solleva seri timori che vengano applicate in modo arbitrario e discriminatorio contro la popolazione rom”, ha affermato.
Diversi professori della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Lubiana hanno denunciato in una nota che alcune parti del disegno di legge sono incostituzionali e che il provvedimento è stato approvato in fretta e furia senza un adeguato dibattito.
Secondo il Consiglio dei Rom, sono 15.000 i rom tra i due milioni di cittadini sloveni – meno dell’1% della popolazione. Il Consiglio d’Europa ne stima solo 8.500. E solo 3.246 persone si sono dichiarate come rom al censimento del 2002, per evitare lo stigma sociale. Molti di loro vivono in circa 100 insediamenti, di cui solo un terzo dispone di servizi di base come acqua ed elettricità.
Foto: REUTERS/Borut Zivulovic
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