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POLONIA ELEZIONI: Opposizione in testa secondo gli exit poll, Tusk dichiara la vittoria

POLONIA ELEZIONI: Opposizione in testa secondo gli exit poll, Tusk dichiara la vittoria dopo un’aspra campagna elettorale, ma occorre attendere di aver completato lo spoglio per essere certi del risultato. Il partito ultraconservatore al governo è ancora primo, ma non ha abbastanza voti per una maggioranza…

Nella giornata di domenica 15 ottobre la Polonia è andata a votare per il rinnovo del parlamento. Secondo un exit poll diffuso subito dopo la fine delle votazioni, alle ore 21, e condotto da IPSOS, l’opposizione sarebbe in vantaggio. Il partito ultra-conservatore al governo, il PiS (Diritto e Giustizia), avrebbe raccolto il 36,8% dei consensi confermandosi primo partito. Tuttavia il buon risultato di Coalizione civica – partito centrista guidato da Donald Tusk – con il 31,6%, insieme al 13% dei cristiano-sociali di Terza Via e all’8,6% della lista di sinistra, Lewica, consentirebbe alle opposizioni di raggiungere la maggioranza dei seggi. Sotto le aspettative Konfederacja, partito di estrema destra che, fino a qualche mese fa, sembrava dovesse essere l’ago della bilancia in queste elezioni mentre ora si attesterebbe a un timido 6,2%. Un risultato che i sondaggi più recenti davano per possibile ma che comunque non era affatto scontato.

Nel 2019 il PiS ha ottenuto il 43,6% dei voti. L’attuale 36,8% – pur essendo un risultato di tutto rispetto – non gli consente di governare da solo e, trovandosi isolato, non può contare su possibili alleati a eccezione – forse – dell’estrema destra con cui, in ogni caso, non otterrebbe la maggioranza. Il margine di errore dell’exit poll di IPSOS è del 2%, tuttavia sappiamo quanto certe rilevazioni a caldo possano essere poco attendibili e sia quindi necessario aspettare il termine dello spoglio delle schede per poter stabilire con certezza il vincitore delle elezioni.

Non dello stesso avviso è però Donald Tusk, leader di Coalizione civica, ex premier polacco e presidente del Consiglio europeo, che togliendosi la giacca in un plateale gesto di liberazione, è salito sul palco del quartier generale elettorale del partito, allestito presso il Museo Etnografico di Varsavia, per dichiarare la vittoria: “È finito il tempo cattivo, è finito il governo del PiS, ce l’abbiamo fatta”, ha dichiarato Tusk, tra gli applausi dei sostenitori. “Ha vinto la democrazia, la libertà, abbiamo vinto la nostra amata Polonia libera. Questo giorno sarà ricordato nella storia come un giorno luminoso, la rinascita della Polonia”.

Occorre ricordare però il precedente della Slovacchia, quando – alle recenti elezioni parlamentari – un exit poll assegnò la vittoria all’opposizione per poi scoprire, durante la notte e le prime ore del lunedì mattina, che era vero il contrario.

Durante un’aspra campagna elettorale, entrambe le parti hanno dipinto l’avversario come un male di cui liberarsi, assegnando al voto un’importanza decisiva per il futuro della Polonia. Tusk aveva descritto le elezioni come “l’ultima possibilità” per impedire al PiS di arrecare danni irreparabili alla democrazia polacca. Il PiS aveva prima tentato di fermare Tusk con una legge contro la propaganda russa, accusandolo di aver favorito il Cremlino durante il suo precedente mandato; poi ha cavalcato l’onda securitaria affermando di essere l’unica forza in grado di fermare “l’invasione” degli immigrati. Ma gli accenti populisti non hanno fatto dimenticare la stretta sull’aborto e sulle libertà individuali, quella sulla libertà di stampa e il controllo dei media nazionali, la demonizzazione delle persone LGBT, lo scontro con la magistratura, la procedura d’infrazione avviata da Bruxelles.

I polacchi hanno risposto presente all’appello dei partiti, segnando un’affluenza del 73% – il massimo di sempre – mentre sono seicentomila i polacchi che hanno votato all’estero. Non è l’unica novità. Una volta contati i voti, il risultato dovrà essere ratificato da uno speciale organismo, la Camera straordinaria per il controllo degli affari pubblici, che il PiS ha creato e affiancato alla Corte Suprema, fino ad oggi l’organo deputato a ufficializzare i risultati elettorali. Questa “camera straordinaria” è fin qui servita ad annullare le decisioni della Corte Suprema che non piacevano al governo. Per questo c’è chi teme che il diavolo stia nella coda. Ma prima occorre finire di contare le schede.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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