Osipova

Irina Osipova e la doppiezza del governo italiano

Tutti i giornali hanno ormai ampiamente parlato del caso di Irina Osipova, cittadina italiana di nazionalità russa, che ha ottenuto un posto come coadiutrice presso il Senato della Repubblica italiana. Il caso è scoppiato in quanto Osipova è nota per il suo sostegno verso Vladimir Putin «un leader che non ha pari al mondo» che «non può essere tacciato di autoritarismo» in quanto «eletto da noi russi». Con buona pace dei dissidenti in carcere, dei giornali chiusi, degli oppositori perseguitati. Irina Osipova ha tutto il diritto di sostenere un regime autoritario, siamo ancora in un paese libero. Tuttavia ci si chiede se abbia il profilo adatto a ricoprire un incarico pubblico presso il Senato.

Figlia di Oleg Osipov, per anni direttore del Centro russo di scienza e cultura di Roma, Irina è un nome conosciuto soprattutto nella capitale, accesa sostenitrice putiniana e sovranista, vicina alla destra italiana: candidata da Fratelli d’Italia alle comunali di Roma nel 2016, ha poi collaborato con l’associazione Lombardia-Russia guidata dal leghista Gianluca Savoini. Alcune fotografie con Savoini e Salvini testimoniano la sua vicinanza alla leadership della Lega, tanto che Osipova ha accompagnato lo stesso Salvini nelle sue trasferte in Russia. In quegli anni Osipova si è battuta contro le sanzioni europee a Mosca, definendo “politici nazisti” i governanti di Kiev. Insomma, un personaggio che non ha mai nascosto le proprie opinioni e le proprie simpatie.

Nel 2019 partecipa al concorso pubblico per diventare coadiutrice parlamentare, ma arriva 78sima – assai oltre i sessanta posti messi al bando. Risulta tuttavia “idonea” e tanto basta per venire richiamata quattro anni dopo per «sopraggiunte esigenze di personale» per cui Palazzo Madama avrebbe deciso di assumere non solo i sessanta vincitori del concorso, ma anche i candidati risultati idonei fino alla 124esima posizione. Tutto legittimo, dunque. Tutto sacrosanto.

La sua nomina è però interessante perché toglie la maschera a un governo che si dice atlantista, che condanna l’aggressione russa all’Ucraina, ma che è composto da forze politiche che da anni coltivano simpatie, relazioni, scambi, con il Cremlino. Le dichiarazioni di solidarietà verso Kiev della premier Meloni, l’adesione atlantista del governo, sono solo una facciata. Un inevitabile ossequio. Ma sotto sotto resta l’anima autoritaria, reazionaria, clerofascista di forze politiche che vedono nel Cremlino un ideale interlocutore quando non un modello.

Non è interessante la nomina di Osipova, ma il contesto in cui matura. Il governo Meloni ha dovuto allinearsi – debole ipocrita, paraculo – alle posizioni atlantiste all’indomani dello scoppio della guerra, ma il caso Osipova ci ricorda quali sono sempre state le simpatie dei partiti che oggi compongono l’esecutivo. Questi partiti sono complici della diffusione della propaganda russa in Italia. Il caso Osipova è solo un esito minimo della decennale sintonia tra destra italiana e Cremlino che ha invece dato risultati più significativi nell’orientare la società italiana verso “le ragioni di Mosca”, anche grazie a giornalisti motivati, riviste di settore, finanziamenti di Gazprom. Un sonno pesante da cui difficilmente ci sveglieremo.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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