CINEMA Kerekes, dalla realtà alla finzione

Dei film est europei presentati alla Mostra del Cinema di Venezia l’anno scorso, uno dei più attesi è stato 107 Mothers (Cenzorka) di Peter Kerekes, presentato nella sezione Orizzonti e poi qui premiato per la migliore sceneggiatura, scritta insieme ad Ivan Ostrochovský (il regista di un altro notevole film slovacco recente, Servants). Più recentemente, nell’ambito del Trieste Film Festival 2022, Kerekes ha tenuto una masterclass in cui ha ripercorso la propria carriera.

Documentario, più che finzione

Nei suoi ventinove anni di carriera, Kerekes si è quasi esclusivamente occupato di cinema documentario. Il suo debutto nel lungometraggio avvenne con 66 Sezón, che cerca di narrare appunto 66 anni di storia attraverso aneddoti e interviste raccolte ed incentrate esclusivamente attorno ad una piscina pubblica di Košice. Città natale di Kerekes, a lungo è stata parte del regno d’Ungheria e dell’Impero Austro-Ungarico, fatto che le conferisce oggigiorno una constistente multinazionalità che si riflette nell’opera prima di Kerekes. Già in questo film emergerà lo stile documentaristico dei suoi successivi film: spesso Kerekes costruisce delle situazioni ad hoc con gli intervistati, in riferimento agli aneddoti. Per esempio in Cooking History, secondo documentario del regista che si incentra sulla figura dei cuochi militari, in un segmento il regista ha chiesto ad un gruppo di pensionati, ex soldati tedeschi, di sollevare la barra di un confine, scena che viene messa a confronto con i filmati originali del 1939 dei soldati tedeschi che sollevano le sbarre per invadere la Polonia, o nel già citato 66 sezón, in riferimento alla storia di un’anziana signora che ha conosciuto il compagno in piscina quand’era giovane, le è stato chiesto di cercare in quel momento un ragazzo che possa assomigliare a lui. Si tratta di documentari strutturati, dietro ai quali c’è spesso una ricerca che dura anni, ma che mantengono un ampio spazio per l’improvvisazione.

107 Mothers

Il titolo originale, Cenzorka, si avvicina maggiormente al soggetto centrale del film, ovvero il controllo della posta nelle carceri. L’ambientazione è un carcere femminile di Odessa, e ad eccezione di alcuni attori professionisti, la maggior parte dei personaggi è interpretata da vere detenute e vere guardie carcerarie. La scelta dell’opera di finzione è dettata principalmente dalla delicatezza dell’argomento, e a detta di Kerekes si è rivelata una scelta decisiva: si è riscontrata una maggiore collaborazione da parte dei carcerati e delle guardie, che addirittura si sono offerte a fornire suggerimenti per un maggiore realismo, in casi in cui probabilmente sarebbero state meno collaborative, se si fosse trattato invece di un documentario. Ne consegue un racconto talmente realistico che difficilmente pare opera di finzione, complice ne è la presenza di scene in cui le carcerate raccontano la propria storia (vera). Pur essendo un’opera fittizia, dunque, si riscontrano necessariamente elementi persistenti di metafinzione.

Curiosamente, per stessa ammissione di Kerekes, il film, premiato come migliore sceneggiatura nella sezione Orizzonti, non aveva una sceneggiatura. La pre-produzione del film è avvenuta in modo simile ai documentari, e più che una sceneggiatura scritta vi erano approssimate descrizioni di scene. Nonostante ciò, il premio è più che giustificato: i dialoghi del film costruiscono un nucleo tematico coerente, costruito attorno al tema della maternità, con una contrapposizione tra la guardia Iryna, adulta dalla vita monotona, che vive con una madre che vorrebbe dei nipoti, e le sue prigioniere, giovanissime e spesso già madri, protagoniste di vicende colorite che sanno di vita vissuta. La censura, che si esprime nella lettura da parte di Iryna delle lettere ricevute dalle carcerate, diventa più un mezzo che un tema, uno strumento che permette ad Iryna di entrare in contatto con l’intimità delle sue detenute.

Vedere 107 Mothers oggi necessariamente ha una dimensione diversa, dati i fatti di cronaca che coinvolgono la città dove essa è ambientata, Odessa. Si tratta di un luogo con un legame particolare al mondo del cinema: qui si trovano le famose scalinate de La Corrazzata Potëmkin di Sergej Eisenstein, che tra l’altro vengono sfruttate in una scena importante del film. Chiaramente, conoscendo la natura docu-finzionale del film, è impossibile non pensare a cosa sia successo, nel frattempo, a molte delle protagoniste, pur essendo un film che non fa alcun riferimento alla situazione geopolitica che comunque è sempre stata centrale anche in altri film Ucraini usciti prima del Febbraio 2022 (si pensi ai film di Valentyn Vasyanovich, che hanno quasi profetizzato la guerra attuale).

107 Mothers è stato presentato in anteprima mondiale alla 78. Mostra del Cinema di Venezia e Fuori Concorso al 33. Trieste Film Festival, ma alla data di pubblicazione di questo articolo non è ancora stata confermata una data d’uscita nelle sale italiane.

Chi è Viktor Toth

Cinefilo focalizzato in particolare sul cinema dell'est, di cui scrive per East Journal, prima testata a cui collabora, aspirante regista. Recentemente laureato in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Trieste, ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

Leggi anche

Dane Komljen, regista serbo trapiantato a Berlino, ha presentato The Garden Cadences in concorso al Cinema du Réel. Lo abbiamo intervistato direttamente al festival.

CINEMA: intervista a Dane Komljen, regista di The Garden Cadences

Dane Komljen, regista serbo trapiantato a Berlino, ha presentato The Garden Cadences in concorso al Cinema du Réel. Lo abbiamo intervistato direttamente al festival.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com