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RUSSIA: Il portale “Meduza” ora è “agente straniero”, un ennesimo colpo alla libertà

“Questo messaggio (materiale) è creato e (o) diffuso da un mezzo d’informazione di massa straniero, che svolge la funzione di agente straniero, e (o) da una persona giuridica, che svolge la funzione di agente straniero”. Questo il messaggio che viene posto per legge all’inizio di ogni materiale pubblicato dal sito giornalistico Meduza, da quando questo è stato dichiarato ufficialmente “agente straniero” in Russia lo scorso 23 aprile.

In breve, la legge sugli “agenti stranieri” crea una serie di restrizioni a persone o organizzazioni riceventi finanziamenti dall’estero e coinvolte nella vita politica o nella diffusione di materiale informativo in Russia. Creata nel 2012, inizialmente la legge riguardava solo le ONG riceventi finanziamenti dall’estero. Dal 2017 coinvolge i mezzi d’informazione e dal 2021 anche le singole persone (finora principalmente giornalisti e attivisti).

Perché questa volta è diverso

L’inclusione di Meduza nella lista degli “agenti stranieri” è un duro colpo alla libertà di stampa russa e un precedente inquietante per i pochi mezzi d’informazione indipendenti del paese. Meduza, insieme a Novaya Gazeta, Ekho Moskvy e Dozhd, è uno dei mezzi d’informazione indipendenti più popolari e di qualità del paese: ha più di 13 milioni di visitatori unici al mese e conta tra i suoi giornalisti molte personalità di primo piano, come Ivan Golunov, il giornalista arrestato sotto falso pretesto nel 2019, e Daniil Turovsky, autore dei pezzi “rubati” dal New York Times, grazie ai quali il giornale americano ha vinto il premio Pulitzer.

Meduza stessa nasce dalle ceneri di un altro mezzo d’informazione online, Lenta.ru, fino al 2014 il sito d’informazione più visitato in Russia. A causa delle pressioni del governo, nel 2014 la direttrice Galina Timchenko, insieme a 39 colleghi, si lincenziò da Lenta.ru e, in collaborazione con altri giornalisti, decise appunto di creare un nuovo progetto, Meduza. Per evitare problemi con la giustizia russa, come sede venne scelta Riga, in Lettonia.

Da qui le basi legali per l’accusa di “agente straniero”: Meduza ha sede al di fuori della Federazione Russa, è finanziata da una holding lettone (formata dagli stessi fondatori) e diffonde materiali in lingua russa.

Meduza non è la prima testata giornalistica a venire accusata di essere un “agente straniero”. Un altro importante mezzo d’informazione, Radio Svoboda (la “Radio Liberty” dei tempi della Guerra Fredda) è stato infatti dichiarata “agente straniero” nel 2017. L’accusa contro Meduza, mezzo d’informazione formato da giornalisti indipendenti e da essi stessi finanziato, è però un caso ben diverso da Radio Svoboda, finanziata invece direttamente dal governo degli Stati Uniti. Se Meduza può essere dichiarata “agente straniero”, qualsiasi testata giornalistica indipendente può essere la prossima.

Una risposta alle sanzioni?

Il ministero della giustizia russo ha promesso di spiegare a breve a Meduza le ragioni di questa sua inclusione nella lista degli “agenti stranieri”. Secondo la stessa Meduza, le accuse ricevute potrebbero essere la risposta del governo russo alle recenti azioni del governo lettone nei confronti dei media russi Baltnews e Sputnik. A metà aprile sono infatti iniziate le indagini nei confronti di alcuni giornalisti di queste due testate per violazione delle sanzioni europee contro la Russia. Sia Baltnews che Sputnik appartengono infatti al conglomerato RT Russa Today, diretto da Dmitry Kiselyev, il quale rientra nella lista delle sanzioni europee.

Qualsiasi siano le ragioni dietro le azioni del governo russo, di certo iniziano giorni difficili per Meduza: il nuovo status renderà innanzitutto pericolosa la collaborazione con i suoi giornalisti in Russia e, soprattutto, scoraggerà le sponsorizzazioni pubblicitarie, che avevano permesso a Meduza di restare gratuita.

Meduza ha lanciato una raccolta fondi tra i suoi lettori (si può donare qui, in inglese). Nel frattempo, ha lasciato i suoi uffici a Riga e a Mosca, interrotto i rapporti con i suoi giornalisti freelance e tagliato gli stipendi dal 30 al 50%. Un’altra vittoria del governo di Putin nella soppressione della libertà di stampa e un’altra sconfitta per il già sofferente, e sempre più impotente, giornalismo libero russo.

Foto: WikiCommons

Chi è Martina Bergamaschi

Laureata in Interdiscilplinary Research and Studies on Eastern Europe all'Università di Bologna, lavora nel campo della cooperazione internazionale, al momento nell'est dell'Ucraina. Per East Journal scrive soprattutto di Russia, dove ha vissuto per due anni tra Mosca, San Pietroburgo e Kirov.

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