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POLONIA: Aborto, il governo prende tempo ma sale la tensione

A una mese dalla decisione della Corte costituzionale, il governo polacco continua a ritardare la pubblicazione della controversa sentenza che vieterebbe quasi totalmente l’aborto. Il governo prende tempo, probabilmente in attesa di capire l’evoluzione delle proteste. “È in corso una discussione. Sarebbe meglio dedicare un po’ di tempo al dialogo e alla ricerca di una decisione, che è difficile e suscita forti emozioni”, ha detto qualche settimana fa Michał Dworczyk, capo dell’ufficio del primo ministro.

Le proteste e gli scontri

Nel frattempo, continuano le manifestazioni in tutta la Polonia, le più grandi dalla caduta del comunismo. Dopo due settimane abbastanza tranquille, mercoledì ci sono stati scontri e arresti nel centro di Varsavia. L’impressione è che la situazione sia cambiata radicalmente.

L’Ogólnopolski Strajk Kobiet (lo sciopero nazionale delle donne) aveva organizzato un manifestazione per bloccare il Sejm, la camera bassa della Polonia. L’imponente spiegamento di forze dell’ordine ha però impedito ogni tentativo di avvicinarsi alle sedi istituzionali. A quel punto, i dimostranti hanno raggiunto le vie del centro dove la polizia ha costantemente bloccato ogni strada ed eseguito i primi arresti. A farne le spese anche l’ormai celebre ‘nonna Kasia’ del collettivo Polskie Babcie (nonne polacche), già fermata in altre occasioni. Qualche centinaio di persone si è poi ritrovata sotto la sede della tv pubblica TVP per protestare contro quella che viene ritenuta la voce del governo.

Le forze dell’ordine hanno bloccato tutte le vie limitrofe e costretto i manifestanti a rimanere in piazza Powstańców Warszawy fino a tarda sera. Non sono mancati i momenti di paura quando una trentina di agenti sotto copertura del gruppo antiterrorismo “BOA”, scambiati per nazionalisti, hanno cercato di portare via alcuni giovani. La polizia è intervenuta con gas lacrimogeni e spray urticante, e il bilancio finale è di 20 arresti e un centinaio di persone multate per aver violato le norme anti-covid. “Avevamo a che fare con persone molto aggressive, la polizia ha dovuto usare la forza”, ha detto a TVN24 Sylwester Marczak, portavoce delle forze dell’ordine. “Queste manifestazioni sono illegali” e questa “non era pacifica”. Secondo il rapporto finale, i manifestanti avrebbero messo in pericolo l’integrità fisica degli agenti.

L’opposizione denuncia la violenza della polizia

I manifestanti hanno segnalato la mano pesante della polizia che, secondo loro, sarebbe stata troppo aggressiva e avrebbe avuto un atteggiamento provocatorio. Anche alcuni parlamentari dell’opposizione erano presenti e denunciano gli abusi delle forze di sicurezza. Magdalena Biejat (Lewica – Sinistra) è rimasta lievemente ferita dallo spray urticante, mentre un agente ha spezzato il tesserino della parlamentare Monika Wielichowska (Koalicja obywatelska – Coalizione civica) mentre questa cercava di identificarsi. “Ho avuto uno scontro con un poliziotto, mi ha detto che non gli importava della mia immunità” ha invece denunciato la deputata Barbara Nowacka (Ko). Secondo Mikołaj Małecki dell’Università Jagellonica di Cracovia, “quando un agente sotto copertura vuole intervenire, deve rivelare la sua identità in modo che possa agire secondo le sue competenze”.

Chiarimenti in merito alle azioni della polizia sono stati chiesti anche da Adam Bodnar, difensore civico e attivista per i diritti umani. “La mia preoccupazione riguarda l’uso di mezzi di coercizione diretta da parte di ufficiali non identificabili”, sostiene Bodnar.

Le rappresentanti dello Sciopero nazionale delle donne (Osk) descrivono quanto successo mercoledì come una serata in ‘stile bielorusso‘, per la violenza e le modalità d’azione: in molti video si vedono donne e giovani letteralmente trascinati via o presi a manganellate. Anche il sindaco di Varsavia, Rafał Trzaskowski, ha condannato il comportamento della polizia. Tra gli arrestati, c’è chi lamenta di essere stato rilasciato nel corso della notte, lontano da Varsavia. Un liceale ha ricevuto pressioni dalla polizia di Krapkowice per aver condiviso su Facebook l’evento delle proteste. Secondo fonti del quotidiano liberale Gazeta Wyborcza, una parte delle forze dell’ordine premerebbe per adottare un approccio più duro nei confronti delle manifestazioni.

La lettera degli ex generali e i sondaggi

Ben diversa è invece la posizione di circa duecento ex generali delle forze armate e di polizia. Due settimane fa, gli alti ufficiali hanno firmato una lettera in cui mettono in guardia il governo da una possibile escalation di violenza e spargimento di sangue: “Chiediamo all’unanimità ai governanti di agire con cautela”. L’appello all’esecutivo è un invito  a “tenere conto della volontà della maggioranza della società”, riguardo all’aborto. La lettera è indirizzata anche agli ufficiali e agli stessi manifestanti, nel tentativo di far capire a questi ultimi che i poliziotti “non sono i loro nemici”.

Il governo è in difficoltà. Un recente sondaggio di United Surveys per la radio RMF FM e Dziennik Gazeta Prawna, mostra che, rispetto a settembre, il PiS (Diritto e Giustizia) ha perso ben 10 punti percentuali. Sono in forte calo gli intervistati che dichiarano di sostenere il partito al governo, pari al 30,9%. A completare un quadro alquanto problematico per l’esecutivo, c’è il fatto che circa il 70% dei polacchi è contraria alla sentenza della Corte costituzionale e sostiene le proteste. Diversi sondaggi hanno anche rilevato che il 67% degli intervistati è favorevole al mantenimento della legge esistente.

Oltre al calo nei sondaggi, l’esecutivo è messo alle strette su altri fronti. Dopo lo scontro tra il premier Morawiecki e il ministro della giustizia Ziobro, il governo deve ora affrontare la questione del giudice Igor Tuleya e le conseguenze del veto polacco su fondi strutturali e recovery fund. La sentenza della Corte costituzionale e le manifestazioni iniziano a preoccupare seriamente la maggioranza, perché finora le proteste erano state abbastanza ordinate e pacifiche. Considerando gli arresti di mercoledì scorso, i sit-in davanti ai tribunali e le parole di Kaczyński, non si possono però escludere nuove tensioni. Così come non è da scartare l’ipotesi di una risposta più dura del governo, ormai messo in difficoltà da un mese di contestazioni.

Foto: Oleg Marusic

Chi è Tommaso Di Felice

Nato a Roma nel 1987, si è laureato in Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Appassionato di storia e politica, dopo un Erasmus a Varsavia è rimasto in Polonia per diversi anni. Ora è tornato a Roma, ma lo sguardo rimane sempre rivolto a Est.

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