Il tanto atteso incontro fra Hashim Thaçi e Aleksandar Vučić, programmato per il 27 giugno alla Casa Bianca, non si è tenuto. I presidenti di Kosovo e Serbia si sarebbero dovuti incontrare negli Stati Uniti per un importante appuntamento sulla strada della normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi, prima che l’ufficio del procuratore della Corte Speciale per il Kosovo pubblicasse le proprie accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei confronti di Thaçi.
Il leader kosovaro ha appreso il comunicato dell’Aja mentre era in volo verso Washington e ha deciso di tornare in patria per affrontare la situazione. In un primo momento, era stata ventilata l’idea che Thaçi potesse essere sostituito dal premier kosovaro, Avdullah Hoti, ma anche lui ha deciso di non presenziare all’incontro.
Il dualismo Stati Uniti-UE
La normalizzazione delle relazioni politiche fra Kosovo e Serbia è un tassello importante per la stabilizzazione dei Balcani occidentali. Negli anni passati, il dialogo fra i due Paesi è stato condotto con alterne fortune dall’Unione Europea, che nel 2013 era riuscita ad aprire un periodo positivo nei rapporti, che si è, però, lentamente arrestato negli ultimi anni. Una scossa alle trattative è arrivata nell’ottobre del 2019, quando Donald Trump ha nominato un suo nuovo inviato speciale per i negoziati fra le due parti, Richard Grenell. Il diplomatico americano si è subito messo in azione, supportando, nel marzo 2020, la mozione di sfiducia contro il primo ministro Albin Kurti, che ha portato alla seguente formazione di un nuovo governo, guidato da Avdullah Hoti, più gradito al presidente Thaçi. Nel frattempo, a Belgrado, le recenti elezioni parlamentari avevano dato una maggioranza bulgara al Partito Progressista Serbo di Vučić. Le condizioni per un accordo erano state poste.
L’incontro fra Thaçi e Vučić del 27 giugno, nella cornice della Casa Bianca, avrebbe dovuto sancire un punto focale di questo percorso, che avrebbe permesso a Trump di aggiungere una “pax balcanica” al suo curriculum in vista delle prossime elezioni. Secondo le parole di Grenell, l’accordo sul tavolo si concentrava sul lato economico dei rapporti fra i due Paesi, che avrebbe rafforzato la loro interdipendenza attraverso più stretti legami commerciali. La parte politica della questione, quella più complessa, sarebbe stata demandata, invece, all’Unione Europea. Negli ultimi mesi, Bruxelles è stata soppiantata nella guida dei negoziati dagli Stati Uniti e ha nominato un proprio inviato speciale in netto ritardo rispetto a Washington. La scelta, infine, è ricaduta sullo slovacco Miroslav Lajčák (personaggio sgradito a Thaçi), che ha cominciato la propria azione solo nelle ultime settimane, quando Grenell era già nel pieno dell’opera.
L’intervento della Corte
Il comunicato della Corte Speciale per il Kosovo è arrivato in un momento quantomeno sospetto, come sottolineato dallo stesso Thaçi. La richiesta di rinvio a giudizio dell’Aja risale al 24 aprile, ma è stata resa pubblica soltanto il 25 giugno, bloccando così l’incontro alla Casa Bianca. Le accuse contro Thaçi riguardano i crimini commessi contro serbi, rom e albanesi kosovari, prevalentemente oppositori politici, durante e dopo la guerra del Kosovo.
Nelle settimane scorse erano serpeggiati alcuni timori relativi all’incontro di Washington, in particolare riguardo la possibilità di uno scambio di territori fra Belgrado e Pristina, opzione sgradita a Bruxelles ma sul tavolo ormai da due anni, che avrebbe dato vita a un pericoloso precedente, in grado di rinfocolare anche altre questioni irrisolte nell’area. Altre fonti, mai confermate, ventilavano l’ipotesi di un accordo che prevedesse una sorta di amnistia per i crimini commessi dalle due parti durante la guerra: secondo tale versione, il comunicato della Corte sarebbe da leggere come un tentativo di fermare un possibile colpo di spugna.
Un percorso ancora lungo
L’annullamento dell’incontro alla Casa Bianca potrebbe favorire proprio l’Unione Europea, che ha l’occasione di recuperare terreno nei confronti degli Stati Uniti e di riprendere da protagonista la gestione delle trattative. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha intanto incontrato sia Vučić sia Hoti, mentre diverse fonti parlano di un particolare impegno di Francia e Germania per organizzare un summit con le due parti da tenere a Parigi a metà luglio.
Al momento, però, le accuse a Thaçi mettono in difficoltà nei negoziati il Kosovo, la cui immagine a livello internazionale risulterà condizionata dalle stesse. Il presidente serbo Vučić, invece, potrà trattare da una posizione privilegiata, all’interno di un dialogo che si preannuncia ancora lungo e complesso, a dispetto del semplicistico tentativo di forzare i tempi attuato dall’amministrazione americana. Dopo il ritorno in Kosovo, Thaçi ha trascorso alcuni giorni insieme al primo ministro albanese Edi Rama, che lo ha subito sostenuto, approfittando dell’occasione anche per accreditarsi come leader di tutto il popolo albanese.
Nella serata di lunedì Thaçi ha parlato per la prima volta, respingendo tutte le accuse, ma promettendo di dimettersi nel caso il rinvio a giudizio fosse confermato. Se ciò succedesse, si aprirebbero nuovi e imprevedibili scenari nella situazione interna del Kosovo, con evidenti riflessi nel complesso dialogo tra Pristina e Belgrado.
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