L’annuncio è venuto come un fulmine a ciel sereno: Al Jazeera Balkans chiude. Nei giorni concitati del trentennale del genocidio di Srebrenica, la comunità dei giornalisti bosniaci e balcanici si è trovata orfana di uno dei media più affidabili della regione, dopo 14 anni di trasmissioni.
Lanciata l’11 novembre 2011 a Sarajevo, Al Jazeera Balkans è la filiale regionale del gigante mediatico del Qatar, che negli ultimi 25 anni ha assurto una dimensione globale. Trasmessa in serbocroato in tutta la regione ex-jugoslava e tra la diaspora, AJB offriva notiziari locali, documentari, dibattiti, economia, tecnologia e sport, integrati dai feed di Al Jazeera English. Nel 2018, Al Jazeera Balkans aveva fondato AJB DOC, festival di documentari che ogni settembre riuniva a Sarajevo documentaristi da tutto il mondo.
Giornalisti lasciati all’oscuro e motivazioni poco chiare
La sede centrale di Al Jazeera non ha ancora chiarito la motivazione della chiusura. E i giornalisti che rischiano di perdere il lavoro l’hano appreso solo tramite passaparola. Una lettera da Doha è arrivata solo dopo la fine delle trasmissioni: Al Jazeera Balkans “cessa di esistere a causa di mutate condizioni economiche, tecniche e organizzative“.
Secondo il direttore-generale uscente, Tarik Đođić, “il motivo non è un gran mistero. Al Jazeera è finanziata dallo Stato del Qatar. Il budget è rimasto lo stesso per circa 10 anni e i costi operativi sono cresciuti in modo sproporzionato, soprattutto dal 2021. Siamo finiti per essere l’unico dipartimento della rete Al Jazeera a non avere sede a Doha. Inoltre Al Jazeera si sta concentrando sul digitale e sta riducendo la sua presenza televisiva.” La filiale riceveva da Doha finanziamenti per 20 milioni di dollari l’anno.
Ma non mancano le speculazioni. Secondo il portale istraga.ba, dietro alla chiusura ci sarebbe uno scandalo di fatture false rilasciate dalla direzione di AJB alle società di Gordan Memija, padrino del ministro degli esteri Dino Konaković, la cui terza moglie Dalija Hasanbegović conduceva il telegiornale di Al Jazeera Balkans. A causa di tali fatture fasulle sarebbe anche saltato il vertice UE-Balcani previsto per novembre 2024. Konaković avrebbe cercato un accordo con Al Jazeera durante un viaggio di stato a Doha nel dicembre 2024 ma, vista l’impossibilità di rimpiazzare i dirigenti, i qatarini avrebbero deciso per la chiusura dell’intera filiale. Una ricostruzione riportata anche da Avaz, giornale concorrente di proprietà dell’ex ministro della sicurezza Fahrudin Radončić.
Cosa ha rappresentato Al Jazeera Balkans
I dipendenti di Al Jazeera Balkans hanno salutato gli spettatori sul portale online, affermando che l’intero team è orgoglioso di ognuno dei 4.970 giorni trascorsi al servizio di spettatori e lettori. “Abbiamo sempre cercato di essere la voce di coloro le cui voci non vengono ascoltate, un’isola di verità, una cultura di dialogo e giornalismo etico. Non avremmo potuto fare nulla di tutto questo senza la vostra fiducia e il vostro supporto. Grazie per essere stati con noi”, si leggeva sul portale.
“E ora? A chi mandiamo un articolo, una rubrica, un appello alla verità? Al Jazeera Balkans non c’è più. Incomprensibile, ma è così. È come se se ne fosse andato qualcuno a te vicino. Quello più vicino”, scrive l’editorialista e giornalista Dragan Bursac per AJB nella sua valutazione della chiusura dell’emittente. Secondo Bursac, AJB era più di un organo di stampa: era – scrive – “una scuola, una casa e un asilo per la verità”. Bursac sottolinea la professionalità della redazione: “Sapevamo che non avrebbero detto ‘incidente’ invece di ‘massacro’, ‘crimine’ invece di ‘genocidio’. Sapevamo che stavamo scrivendo la verità e che la verità ci avrebbe protetti“. Una professionalità universalmente riconosciuta.
Un duro colpo al pluralismo dei media
L’Associazione dei giornalisti bosniaci BH Novinari ha dichiarato che la chiusura di AJB rappresenta “un attacco al pluralismo dei media e all’interesse pubblico“. Il sindacato indipendente dei giornalisti pubblici bosniaci ha portato la sua solidarietà e sostegno. Per i 200 dipendenti di AJB, non sarà facile trovare un’altra occupazione allo stesso livello professionale.
Anche secondo gli esperti, si tratta di “una significativa riduzione del pluralismo e della diversità di fonti e prospettive a disposizione dei cittadini per comprendere gli eventi locali e globali”, come indica la professor Lejla Turčilo dell’università di Sarajevo, sentita da Deutsche Welle.
Destabilizzato il sistema dei media nei Balcani
La chiusura di AJB arriva mentre anche altri organi di stampa internazionali sono sotto pressione. Il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo per chiudere Voice of America (VOA), inclusa la storica Radio Free Europe/Radio Liberty, i cui dipendenti sono stati messi in congedo amministrativo dal 15 marzo.
Per Boro Kontić, direttore del Media Centar di Sarajevo, la chiusura di AJB e di Voice of America è un segno di grave destabilizzazione del panorama mediatico in tutta la regione dei Balcani: “Sono media che rappresentavano la spina dorsale della professionalità e dell’indipendenza editoriale. Onestamente, sono preoccupato”, ha affermato per DW.
Turčilo avverte che la cessazione dell’attività di influenti organi di stampa, come Voice of America e AJB, ridurrà anche lo scrutinio pubblico da parte degli attori sociali, “il che apre la strada a una diminuzione della trasparenza del lavoro delle istituzioni politiche”.
Per la presidente della Federazione Europea dei Giornalisti, Maja Sever, la chiusura di AJB “non è solo un altro attacco al giornalismo, è anche un attacco alla democrazia. Ecco perché dobbiamo tutti chiederci: chi sarà il prossimo a essere attaccato dal populismo, dall’austerità e dall’ignoranza.”
Sever ricorda il licenziamento di 26 dipendenti dell’emittente N1 (filiale regionale della CNN), giustificato come “ristrutturazione”, sottolineando che i giornalisti di entrambe le redazioni hanno lavorato coraggiosamente nell’interesse pubblico. “Immaginate quanti affari, corruzione e furti sarebbero passati inosservati se non ci fossero stati i giornalisti”, ha concluso Sever.
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