Siamo un paese antisemita?

Siamo un paese antisemita? La domanda è di quelle che non lasciano indifferenti, a cui non si può rispondere sulla scorta dell’emotività. Eppure è una domanda pressante, fortemente attuale.

Un’indagine, realizzata da Ipsos nel 2017 ci offre qualche risposta. L’indagine era volta ad indagare quali siano oggi i sentimenti degli italiani nei confronti degli immigrati, degli ebrei, e quali le opinioni sul conflitto israelo-palestinese e sulla Shoah. Il dato che emerge è desolante, abbastanza da poter dire che l’Italia è un paese che sta vivendo un rigurgito antisemita sul quale, accecati dallo stereotipo “italiani brava gente”, non vogliamo aprire gli occhi.

A stupire non è la presenza di perduranti stereotipi sugli ebrei – i quali sono, ahimè, presenti in ogni società e in ogni tempo – ma la qualità e la quantità di pregiudizi che ancora ottenebrano la mente degli italiani. Il sondaggio presentava infatti alcune affermazioni su cui gli intervistati potevano esprimere il loro grado di accordo o disaccordo. Ed ecco che all’affermazioneGli ebrei hanno un grande potere economico il 22% degli italiani si è detto ‘completamente d’accordo‘ e il 29% ‘abbastanza d’accordo‘. A conti fatti, il 51% degli italiani crede ancora a quella sciocchezza colossale che gli ebrei siano “i ricchi”, i manovratori dell’economia, gli occulti padroni della finanza e del denaro. Gira e rigira i soldi sono sempre in mano agli ebrei conferma il 26% degli italiani. Mentre il 34% è convinto che gli ebrei muovono la finanza mondiale a proprio vantaggio. Siamo di fronte al vecchio stereotipo dell’ebreo usuraio, maneggiatore d’oro, egoista, che da secoli attraversa la mentalità europea, al punto che appare assurdo – se non avessimo i dati a suffragio – che ancora oggi qualcuno possa credere a simili scempiaggini.

Una larga parte degli intervistati, tuttavia, si ritiene ‘neutrale‘ rispetto alle affermazioni di cui sopra. Non prende posizione, non giudica e non si interessa. Una sorta di zona grigia che, dati alla mano, assume proporzioni spaventose: di fronte all’affermazione “Gira e rigira i soldi sono sempre in mano agli ebrei” il 43% si dice neutrale. E neutrale si dice anche il 44% di fronte all’idea che gli ebrei “muovano la finanza mondiale a proprio vantaggio“. Solo un misero 15% riconosce l’insensatezza di queste asserzioni.

Come si fa a essere neutrali di fronte a simili affermazioni? Ebbene, si può. Le leggi razziali, e il fascismo persino, sono stati possibili non tanto grazie al sostegno degli ambienti antisemiti italici quanto grazie ai ‘neutrali’, alla loro indifferenza, al loro disinteresse. Oggi non è cambiato niente.

E non è un caso che il sondaggio indaghi anche le opinioni in merito all’immigrazione poiché si evidenzia una correlazione tra l’anti-giudaismo classico e l’anti-islamismo moderno. Per il 65% degli intervistati, l’Islam non è una religione in grado di adeguarsi al presente. Per il 61% del campione, i musulmani in Italia non fanno abbastanza per combattere il fondamentalismo. Per il 50% l’Islam è una minaccia per la civiltà occidentale.

In un articolo intelligente e originale – e quindi da tutti vituperato – Gad Lerner ha parlato di antisemitismo come sentimento di rifiuto verso le due culture semitiche, quella ebraica e quella musulmana, estendendo così il concetto anche all’Islam. Se volessimo accogliere la provocazione di Lerner, allora non ci sarebbero dubbi sull’antisemitismo italico. Ma anche senza associare ebrei e musulmani sotto la comune dicitura di culture semitiche, i dati riportati parlano chiaro. Anche la Shoah ne esce derubricata, quasi a volerla relativizzare: per il 53% degli italiani sarebbe “un evento tragico, ma ce ne sono stati tanti altri di cui si parla meno”.

E poi c’è addirittura un 25% secondo cui gli ebrei “non sono italiani fino in fondo, a cui va sommato il 31% dei ‘neutrali’. Ancora una volta, la maggioranza degli italiani è tiepida, quando non apertamente ostile, a riconoscere gli ebrei cittadini come tutti gli altri. E pensare che gli ebrei furono ferventi patrioti durante il Risorgimento, fedeli soldati sul Piave, attivi nella Resistenza, ma non basta mai, non basta mai. E dopo averli condannati allo sterminio con le leggi razziali, gli italiani continuano a rifiutarli perchénon ci si può mai fidare del tutto degli ebrei (9% d’accordo, 38% neutrali).

Alla luce di questi dati, appare ancor più preoccupante quanto accaduto nel Senato italiano allorché, dovendo votare per l’istituzione di una Commissione monocamerale che si occupasse di antisemitismo, razzismo e istigazione all’odio, promossa dalla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, tutti i parlamentari dei tre partiti di destra rappresentati in Parlamento si siano astenuti criticando l’iniziativa. Un caso? I dati Ipsos ci mostrano come, in larga parte, l’antisemitismo italico si concentri proprio nell’elettorato di destra benché non manchi, anche a sinistra, la perdurante confusione tra anti-sionismo e antisemitismo ad alimentare visioni distorte della realtà.

E allora di che stupirsi se un parlamentare della Repubblica ha citato il fantomatico Protocollo dei Savi di Sion per pubblicizzare un libro sulle banche. Per chi non lo sapesse, il Protocollo dei Savi di Sion è un documento falso, redatto dalla polizia segreta zarista per giustificare i pogrom anti-ebraici, molto in voga ancora oggi nell’ultradestra e, ovviamente, tra i giallognoli che attualmente guidano il governo.

L’antisemitismo nel nostro paese è una realtà. I dati aggregati del sondaggio mostrano come il 44% degli italiani (tra antisemiti “puri” e ambivalenti) esprima opinioni antisemite.

Non sorprende leggere, nello stesso sondaggio, come il 61% degli italiani esprima sentimenti contrari all’immigrazione e alla presenza di stranieri in Italia. In fondo è lo stesso male. E ora che, un passetto alla volta, si cominciano a stabilire leggi speciali per gli stranieri, con speciali obblighi e speciali attenzioni, la “brava gente” applaude.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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